Prestazioni Professionali – Coltiv@ la Professione //www.agronomoforestale.eu agronomi e forestali Wed, 22 May 2024 10:11:11 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 Le produzioni vegetali e il ruolo dei dottori agronomi e dei dottori forestali //www.agronomoforestale.eu/index.php/le-produzioni-vegetali-e-il-ruolo-dei-dottori-agronomi-e-dei-dottori-forestali/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=le-produzioni-vegetali-e-il-ruolo-dei-dottori-agronomi-e-dei-dottori-forestali //www.agronomoforestale.eu/index.php/le-produzioni-vegetali-e-il-ruolo-dei-dottori-agronomi-e-dei-dottori-forestali/#respond Sat, 01 Jun 2024 07:41:25 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=68524 Le produzioni vegetali rappresentano un settore fondamentale dell’agricoltura, che comprende la coltivazione di piante per il consumo umano, animale e per altri usi industriali. Queste produzioni includono colture come cereali, legumi, frutta, verdura, piante da olio, piante da fibra e colture speciali come quelle officinali e aromatiche.

Esse influenzano:

  • sicurezza alimentare: forniscono cibo, garantendo l’accesso a una dieta equilibrata e nutriente
  • economia rurale: creano opportunità di lavoro e reddito nelle aree rurali, contribuendo allo sviluppo economico e sociale delle comunità agricole
  • ambiente: le pratiche agricole sostenibili, promosse dai dottori agronomi e dai dottori forestali, aiutano a conservare le risorse naturali, ridurre l’impatto ambientale e combattere il cambiamento climatico.

7 aree di competenza dei dottori agronomi e dottori forestali
Agronomi e forestali svolgono un ruolo cruciale nelle produzioni vegetali, promuovendo pratiche agricole che sono sostenibili, efficienti e sicure. La loro competenza contribuisce a migliorare la produttività agricola, la qualità dei prodotti e la sostenibilità ambientale, garantendo benefici a lungo termine per l’economia e la società.

1. analisi del suolo e del territorio:

  • valutazione della fertilità: eseguono analisi del suolo per determinare i nutrienti disponibili e raccomandano interventi per migliorare la fertilità del terreno.
  • gestione del suolo: consigliano pratiche per prevenire l’erosione, migliorare la struttura del suolo e aumentare la capacità di ritenzione idrica.

2. pianificazione delle colture:

  • scelta delle colture: aiutano nella selezione delle colture più adatte alle condizioni climatiche e pedologiche del territorio.
  • rotazione delle colture: pianificano rotazioni colturali per migliorare la salute del suolo e ridurre l’incidenza di parassiti e malattie.

3. gestione delle risorse idriche:

  • irrigazione efficiente: progettano e implementano sistemi di irrigazione che ottimizzano l’uso dell’acqua, come l’irrigazione a goccia.
  • conservazione dell’acqua: promuovono tecniche di agricoltura conservativa per mantenere l’umidità del suolo e ridurre il fabbisogno idrico.

4. controllo delle malattie e dei parassiti:

  • gestione integrata dei parassiti (IPM): implementano strategie per il controllo dei parassiti che combinano metodi biologici, fisici e chimici in modo sostenibile.
  • uso di prodotti fitofarmaci: raccomandano l’uso responsabile e mirato di fitofarmaci per ridurre l’impatto ambientale e garantire la sicurezza alimentare.

5. miglioramento genetico e selezione delle varietà:

  • sviluppo di nuove varietà: collaborano con istituti di ricerca per sviluppare e introdurre varietà di piante più resistenti alle malattie, con maggiore resa e adattabilità a diverse condizioni climatiche.
  • conservazione delle risorse genetiche: promuovono la conservazione delle varietà locali e delle specie tradizionali per mantenere la biodiversità agricola.

6. sostenibilità e innovazione:

  • agricoltura di precisione: utilizzano tecnologie avanzate come i droni, i sensori e i sistemi GIS per monitorare e gestire le colture in modo preciso e sostenibile.
  • pratiche sostenibili: promuovono pratiche agricole sostenibili come l’agricoltura biologica e la conservazione delle risorse naturali.

7. formazione e consulenza:

  • supporto agli agricoltori: forniscono consulenza tecnica agli impresari agricoli su pratiche di coltivazione, gestione delle risorse e strategie di mercato.
  • educazione e sensibilizzazione: organizzano corsi di formazione e campagne di sensibilizzazione per diffondere conoscenze e innovazioni nel settore agricolo.

 

Il peso dell’agricoltura nell’economia italiana
Il settore agricolo e agroalimentare in Italia ha un ruolo significativo nell’economia nazionale. Nel 2023, il comparto agroalimentare rappresentava circa il 15% del PIL italiano, con il settore agricolo da solo che contribuiva per circa il 2%.

1,1 milioni di aziende agricole
L’Italia conta circa 1,1 milioni di aziende agricole, che coprono indicativamente 12,6 milioni di ettari della superficie agricola del paese.

50% di terreni agricoli
Oltre il 50% della superficie totale adibita a uso agricolo è montuosa o soggetta a vincoli naturali.

53% di popolazione rurale
Il 53% della popolazione italiana vive in zone rurali o intermedie e il settore agricolo e forestale costituiscono fattori economici importanti.

Il valore aggiunto complessivo della filiera agroalimentare nel 2022 ha raggiunto i 64 miliardi di euro, di cui 37,4 miliardi derivanti dalla produzione agricola e 26,7 miliardi dall’industria alimentare. Se si considera anche la distribuzione e la ristorazione, il peso del settore agroalimentare sul PIL sale al 7,7%, e includendo i servizi di trasporto, logistica e intermediazione necessari per portare i prodotti dal campo alla tavola, la stima supera il 15,2%.
L’Italia è un leader nella produzione di vari prodotti agricoli in Europa. Ad esempio, detiene una quota del 37% nella produzione di vino e del 33% nella produzione di olio d’oliva nell’UE. È anche un importante produttore di frutta, coprendo il 18% della produzione dell’UE.

 

Nonostante la rilevanza del settore, l’agricoltura italiana affronta diverse sfide strutturali, tra cui la frammentazione delle aziende agricole, la scarsa presenza di giovani imprenditori e problemi di accesso alla terra, con valori fondiari molto elevati rispetto ad altri Paesi europei.
Inoltre, il settore deve affrontare le incertezze climatiche e la volatilità dei prezzi, che influenzano negativamente la produzione e il valore aggiunto.

Produzione agricola per settore
Quando si parla di valore della produzione agricola si sommano i valori dei prodotti agricoli e quelli zootecnici, escludendo la produzione di servizi in agricoltura.
Circa la metà del valore della produzione complessiva in UE proviene dalle colture, tra le quali gli ortaggi, le piante orticole e i cereali erano le colture più pregiate, circa due quinti da animali e da prodotti di origine animale. Di questi ultimi, la maggior parte del valore è frutto dal solo da latte e dall’allevamento suinicolo.
I contributi e la quota di prodotti animali e vegetali differiscono notevolmente da uno Stato membro all’altro e tra di essi, riflettendo le differenze nei volumi prodotti, nei prezzi percepiti, nonché nel mix di colture coltivate, animali allevati e prodotti animali raccolti.

Produzione agricola per settore in Italia.
Valore della produzione ai prezzi base nel 2023 (milioni di euro)

La suddivisione della produzione agricola

 

La suddivisione della produzione vegetale

 

Le percentuali della produzione zootecnica nazionale

Fonte: EUROSTAT

In conclusione
I dottori agronomi e i dottori forestali hanno una visione olistica e competenze multidisciplinari essenziali per affrontare sfide ambientali ed agricole del nostro tempo.
Attraverso l’integrazione di diverse competenze e la collaborazione con altri professionisti, essi sono dei team leader in grado di sviluppare e promuovere pratiche agricole e forestali sostenibili, contribuendo alla tutela dell’ambiente e alla produzione efficiente e sicura alimentare.

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Professionisti sostenibili 4.0 //www.agronomoforestale.eu/index.php/professionisti-sostenibili-4-0/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=professionisti-sostenibili-4-0 //www.agronomoforestale.eu/index.php/professionisti-sostenibili-4-0/#comments Wed, 17 Feb 2021 16:15:07 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=68020 di Valentina Marconi, Dipartimento Università e politiche di ingresso alla professione

Il piano nazionale di ripresa e resilienza, che attualmente è in fase di discussione nelle commissioni parlamentari, affronta in maniera marginale la formazione e l’ingresso nel mondo del lavoro dei professionisti.
Eppure un piano di rilancio e resilienza con i fondi appositamente pensati per la “next generation EU” dovrebbe determinare le condizioni perché i giovani abbiano lo stimolo ad investire sulle proprie capacità e puntino all’autoimprenditorialità.

Con oltre 30.000 posti «andati in fumo», in Italia, nei primi sei mesi del 2020, le professioni italiane rischiano il collasso a causa della «mancanza di un ricambio generazionale» (fonte Italia Oggi da uno studio di Confprofessioni 27 gennaio 2021)

Non esula da questo triste scenario la professione di dottore agronomo e dottore forestale, agronomo e forestale junior e biotecnologo: i dati sulla popolazione ordinistica mostrano una tendenza all’invecchiamento con l’incremento dei professionisti in fascia di età 51/64 e over 64 e con la diminuzione quella dai 31 a 40 anni

agronomi forestali
Evoluzione dell’età anagrafica degli iscritti all’ordine degli agronomi e forestali

L’agronomo centro di Agenda 2030
Questa tendenza all’invecchiamento sta avvenendo in un momento cruciale per la nostra professione, infatti nel contesto attuale definito dai principi delineati dall’Agenda 2030 dell’ONU, dal Green New Deal, dalla Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, il dottore agronomo è il cardine del processo di implementazione, valorizzazione e gestione del patrimonio agricolo ambientale e paesaggistico, che è una vera risorsa per la crescita del Paese, in un processo di potenziamento della multifunzionalità.

Un fondo per il primo insediamento
Per agevolare l’ingresso di giovani (ma non solo) nel mondo professionale abbiamo proposto “Professionisti sostenibili 4.0”, un fondo di incentivazione per il primo insediamento alla professione.
Si tratta di una voce che vorremmo fosse inserita nel Piano di Ripresa e Resilienza, analogamente a quanto fatto per le piccole e medie imprese del settore industriale e agricolo negli ultimi anni.

Il fondo finanzierebbe gli investimenti in innovazione, strutturali e digitali, a vantaggio delle attività professionali, incentiverebbe l’aggregazione e la creazione di società tra professionisti e reti tra professionisti, favorirebbe la multidisciplinarietà necessaria per gestire progettazioni di sistemi complessi e affrontare problemi complessi.
Si tratta, quindi, di una proposta che punta a rafforzare la professione verso le sfide della modernità, là dove pare ancora poco preparata, infatti, ad esempio, nella nostra categoria c’è una scarsa presenza di società tra professionisti iscritte all’albo dei dottori agronomi e dottori forestali (36 STP iscritte), il che dimostra una scarsa aggregazione e insufficiente organizzazione in studi articolati, il fondo di finanziamento permetterà ai professionisti di adeguarsi sia dal punto di vista strutturale e strumentale che dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro multidisciplinare.

La nuova generazione di agronomi europei
Con la presenza del fondo e con la presenza di società tra professionisti sempre più numerosa e strutturata, le nuove leve possono con serenità ed entusiasmo investire su se stesse, indirizzate verso percorsi di formazione chiari e con sbocchi definiti, anche attraverso le lauree abilitanti.
Possono avviare una attività professionale, scommettendo sulle proprie capacità e identificandosi in una professione universale e resiliente che prenderà in carico la progettazione innovativa e sostenibile del Paese secondo i nuovi parametri degli obiettivi di agenda 2030.

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Consulenza in agricoltura: stato dell’arte e prospettive future //www.agronomoforestale.eu/index.php/consulenza-in-agricoltura-stato-dellarte-e-prospettive-future/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=consulenza-in-agricoltura-stato-dellarte-e-prospettive-future //www.agronomoforestale.eu/index.php/consulenza-in-agricoltura-stato-dellarte-e-prospettive-future/#respond Fri, 15 Feb 2019 09:12:16 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=67206

Foto di Maria Teresa Mazzarosa

La proposta di riforma della Commissione Europea pone i servizi di consulenza al centro del “Nuovo modello di attuazione” della PAC post 2020.
Per ottenere una politica agricola maggiormente orientata ai risultati e capace di utilizzare in maniera efficiente i soldi pubblici, i futuri “piani strategici nazionali sulla PAC” dovranno includere, infatti, un sistema per fornire servizi di consulenza per gli agricoltori e gli altri beneficiari del sostegno della PAC.
Tali piani saranno pertanto verosimilmente incentrati sulla figura del consulente aziendale specializzato in grado tradurre le regole stabilite a Bruxelles e a Roma e spiegarle agli imprenditori agricoli e rurali.
Occorre tuttavia precisare che i servizi di consulenza non rappresentano una novità assoluta all’interno della PAC, quanto piuttosto una riproposizione – questa volta in chiave strategica – di una figura-cardine per una corretta attuazione ed esecuzione delle misure di politica agraria, funzionale a una piena realizzazione degli obiettivi di policy.

La definizione di consulente in agricoltura
Attualmente, infatti, i servizi di consulenza aziendale (Farm advisory systems) vengono definiti a livello europeo dall’articolo 12 del Reg.(UE) 1306/2013 (cosiddetto Regolamento orizzontale sulla PAC) e vengono anche incentivati da una specifica misura prevista dal Reg.1305/2013 (Regolamento sullo sviluppo rurale).
Tralasciando il ruolo finora svolto dai PSR regionali – del tutto marginale, tra l’altro, a causa di diversi dubbi interpretativi, solo di recente chiariti dal Regolamento Omnibus – bisogna comunque tener presente che una definizione ufficiale di consulente agricolo già esiste nel nostro paese.
Più in dettaglio, il sistema di consulenza aziendale in agricoltura è stato istituito in Italia, a recepimento della normativa comunitaria, dall’art. 1-ter del decreto-legge 24 giugno 2014 n. 91 convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014 n.116. Un successivo atto normativo, il Decreto del 3 febbraio 2016 n. 12593, ha poi stabilito le necessarie disposizioni attuative.

Tale decreto stabilisce che i consulenti operano per mezzo di organismi di consulenza, ovverosia organismi pubblici o privati che prestano servizi di consulenza, che devono rispettare alcuni requisiti specifici:

  • avere, tra le proprie finalità, le attività di consulenza nel settore agricolo, zootecnico o forestale;
  • disporre di uno o più consulenti in almeno uno degli ambiti di consulenza individuati dall’allegato 1 del decreto, che non siano in posizioni di incompatibilità;
  • nel caso di organismi privati di consulenza aziendale, essere costituiti anche in forma societaria, con atto pubblico, in una forma associativa consentita per l’esercizio dell’attività professionale.

La verifica di tali requisiti e il riconoscimento degli organismi di consulenza spetta alle Regioni e alle Province nel caso di organismi privati, mentre per gli organismi pubblici la possibilità di effettuare il riconoscimento è estesa anche al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e al Ministero della Salute.

Il Decreto del 3 febbraio 2016 provvede, inoltre, a inquadrare la figura di consulente agricolo. Egli è definito come “la persona fisica, in possesso di qualifiche adeguate e regolarmente formata, che presta la propria opera per la fornitura di servizi di consulenza e i destinatari del servizio di consulenza sono gli agricoltori, i giovani agricoltori, gli allevatori, i silvicoltori, i gestori del territorio e le PMI insediate in zone rurali”.
Nel dettaglio, il possesso di adeguate qualifiche è ritenuto soddisfatto per gli iscritti agli ordini e ai collegi professionali per i rispettivi ambiti di consulenza, mentre per gli ambiti di consulenza non di competenza esclusiva degli iscritti a un albo occorre dimostrare il possesso del titolo di studio e una documentata esperienza lavorativa di almeno tre anni oppure attestato di frequenza a corsi di formazione specifici.
Infine, il requisito di regolare formazione risulta rispettato per gli iscritti agli ordini e ai collegi professionali in regola con gli obblighi di formazione continua obbligatoria.

Possibili evoluzioni
In materia di consulenza, dunque, la proposta di riforma della Commissione agisce in un certo senso in continuità con l’attuale normativa comunitaria, assegnando però un ruolo strategico ai servizi di consulenza nell’ambito del processo di attuazione della futura PAC basato sul “Nuovo modello di attuazione”.
Tuttavia, al momento la proposta non consente di delineare con certezza possibili novità o modifiche che potrebbero riguardare la definizione del consulente agricolo, né tantomeno di prevedere le modalità e criteri secondo i quali tali consulenti potranno operare all’interno; tutti aspetti, questi ultimi, che ciascuno stato membro dovrà specificare nel Piano strategico nazionale sulla PAC.

Una corsa contro il tempo
D’altronde l’iter legislativo, che coinvolge Parlamento europeo, Commissione e Consiglio dei ministri agricoli nell’approvazione della futura riforma della PAC si preannuncia lungo e irto d’ostacoli. Il primo avversario è il tempo. Ad oggi, appare infatti molto difficile (se non praticamente impossibile) che la PAC possa essere approvata prima delle elezioni del Parlamento europeo della primavera 2019; in tempo utile cioè per un’eventuale entrata in vigore dei regolamenti già dal primo gennaio 2021 (vedi box).
Senza dimenticare un dettaglio tutt’altro che trascurabile, ovverosia la necessità di un lasso di tempo congruo affinché gli Stati Membri possano licenziare i loro Piani strategici nazionali.
In un quadro dominato dall’incertezza, tuttavia, il ruolo-chiave affidato ai servizi di consulenza in agricoltura per il post 2020 appare come un dato di fatto, quasi incontrovertibile sul quale fare affidamento per guardare con fiducia alla PAC del futuro.

Scenario delle tempistiche necessarie alla riforma della PAC

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Consulenza in agricoltura: le novità della proposta per la PAC post 2020 //www.agronomoforestale.eu/index.php/consulenza-in-agricoltura-le-novita-della-proposta-per-la-pac-post-2020/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=consulenza-in-agricoltura-le-novita-della-proposta-per-la-pac-post-2020 //www.agronomoforestale.eu/index.php/consulenza-in-agricoltura-le-novita-della-proposta-per-la-pac-post-2020/#respond Fri, 15 Feb 2019 09:12:12 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=67196

Foto di Enrica Martinetti

Lo scorso primo giugno la Commissione Europea ha presentato la proposta di riforma per la PAC post 2020. Le bozze di regolamento pubblicate costituiscono un ulteriore importante tassello nella definizione degli strumenti e dei metodi che verranno adottati per sostenere l’agricoltura dell’Ue-27 dopo il 2020.
Tra le tante novità che la proposta introduce, ne emerge una di sicuro interesse per i Dottori Agronomi e i Dottori Forestali italiani. Essa riguarda il ruolo strategico assegnato ai servizi di consulenza aziendale per un’efficace ed efficiente gestione della PAC post 2020.

Perché la UE punta sulla consulenza?
Nello specifico, la proposta prevede un Nuovo modello di attuazione (NMA) della PAC per una politica maggiormente orientata ai risultati.
Tale modello sarà basato su un Piano strategico per la PAC redatto dagli Stati membri che riguarderà la gestione dei pagamenti diretti e dello sviluppo rurale. All’interno di tale piano, ciascuno Stato prevedrà l’istituzione di un sistema per fornire servizi di consulenza agli agricoltori e agli altri beneficiari del sostegno della PAC.
Il sistema di consulenza sarà altamente funzionale al funzionamento del NMA, facilitando il raggiungimento dei risultati specificati nel Piano strategico e migliorando, di conseguenza, l’efficienza della spesa pubblica della PAC (figura 1).
Tale obiettivo potrà essere realizzato coinvolgendo nel sistema di consulenza aziendale professionisti, ricercatori, organizzazioni dei produttori e altri portatori di interesse che potranno contribuire ad aumentare la qualità del capitale umano in agricoltura operando un’opera di trasferimento delle conoscenze mediante azioni di intermediazione e facilitazione.

Figura 1- Il ruolo della consulenza aziendale nella proposta sulla PAC post 2020


Quali sono le opportunità che si aprono per gli agronomi?
La proposta di fatto riconosce nel trasferimento delle conoscenze un “moltiplicatore” della spesa pubblica destinata all’agricoltura e pertanto sostiene il ruolo strategico operato dai consulenti aziendali e dagli altri portatori di interessi pertinenti che formano i sistemi di conoscenza e innovazione in campo agricolo (Agricultural Knowledge and Innovation Systems, noto anche come AKIS).
Scendendo nel dettaglio la proposta prevede che i servizi di consulenza aziendale coprano gli aspetti economici, ambientali e sociali e forniscano informazioni scientifiche e tecnologiche aggiornate, sviluppate mediante la ricerca e l’innovazione.

In particolare, i servizi di consulenza dovranno riguardare almeno i seguenti aspetti:

(a) i requisiti, le condizioni e gli impegni applicabili agli agricoltori e agli altri beneficiari stabiliti nel piano strategico della PAC, compresi i requisiti e le norme nell’ambito della condizionalità e le condizioni per i regimi di sostegno
(b) le informazioni sugli strumenti finanziari e sui piani aziendali istituiti a norma del piano strategico della PAC;
(c) i requisiti definiti dagli Stati membri per applicare la direttiva acque, la direttiva habitat, la direttiva uccelli, la direttiva sulla qualità dell’aria, la direttiva sulla riduzione delle emissioni nazionali di determinati inquinanti atmosferici, il regolamento sulle malattie animali trasmissibili, il regolamento sull’uso dei prodotti fitosanitari e la direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi.
(d) le pratiche aziendali che prevengono lo sviluppo della resistenza antimicrobica;
(e) la gestione del rischio in agricoltura;
(f) il sostegno all’innovazione, in particolare per la preparazione e l’attuazione di progetti di gruppi operativi del PEI-agri;
(g) lo sviluppo delle tecnologie digitali nell’agricoltura e nelle aree rurali.

La proposta della Commissione prevede poi un supporto finanziario ai servizi di consulenza. Esso sarà erogato nell’ambito di una specifica misura del secondo pilastro della PAC (politica di sviluppo rurale).
Nel caso della creazione di servizi di consulenza aziendale, gli Stati membri potranno concedere un sostegno limitato nel tempo, sotto forma di un importo fisso di 200mila euro per lo scambio di conoscenze e di informazioni tra aziende agricole, silvicole e rurali.
Nell’ambito di questo tipo di interventi gli Stati membri possono coprire fino al 75% dei costi sostenuti per azioni intese a promuovere l’innovazione, l’accesso alla formazione e alla consulenza e lo scambio e la diffusione delle conoscenze e delle informazioni.

Consulenza evidence-based per un’agricoltura smart
In conclusione, le bozze dei regolamenti della PAC post 2020 lasciano intravvedere che nel prossimo futuro la consulenza avrà un’importanza centrale nel processo di trasferimento delle conoscenze, funzionale al raggiungimento degli obiettivi e dei risultati della politica agricola europea.
I consulenti agricoli dovranno farsi trovare pronti, puntando alla formazione professionale continua e sposando un approccio basato sulle evidenze scientifiche e su tecniche di comunicazione che siano al passo coi tempi e in grado di soddisfare il fabbisogno di conoscenza degli imprenditori agricoli. È questa infatti la strada che potrà portare il consulente del futuro a contribuire in maniera decisiva ad aumentare il tasso di «conoscenza per ettaro» delle aziende agricole.

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La prossima PAC per gli iscritti all’Ordine //www.agronomoforestale.eu/index.php/la-prossima-pac-per-gli-iscritti-allordine/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=la-prossima-pac-per-gli-iscritti-allordine //www.agronomoforestale.eu/index.php/la-prossima-pac-per-gli-iscritti-allordine/#respond Fri, 15 Feb 2019 09:12:00 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=67189

Gianluca Carraro, Consigliere CONAF coordinatore del Dipartimento Politiche comunitarie ed internazionalizzazione

Copre il 48% del territorio UE, occupa 44 milioni di posti di lavoro, garantisce sicurezza alimentare per 500 milioni di consumatori e produce esportazioni di prodotti agroalimentari per circa 138 mld€. É l’agricoltura dell’Unione Europea.
Con questi numeri è scontato che il relativo strumento di programmazione e governo, la Politica Agricola Comunitaria (PAC), rivesta un ruolo chiave non solo nelle politiche comunitarie ma negli stessi complessi equilibri fra Stati Membri (SM).
Si tratta infatti di decidere come spendere il 28,5% del bilancio comunitario che, in valore assoluto, vale circa 52 miliardi di euro all’anno.


Un quadro articolato

In questi mesi che si sta discutendo la struttura della “nuova” PAC che andrà a caratterizzare il comparto agricolo dal 2021 al 2027.
La tornata elettorale europea e la BREXIT, non ancora definita, complicano un quadro già di per sé estremamente articolato:

  • il reddito degli agricoltori (senza il sostegno PAC) è mediamente inferiore del 50% al reddito medio (stipendi e retribuzioni lordi medi del totale dell’economia-prezzi correnti-Italia),
  • la variabilità del reddito agricolo è notevole e almeno il 20% degli agricoltori, ogni anno, subisce una perdita di reddito (già magro) di oltre il 30% della media dei tre anni precedenti,
  • gli eventi catastrofici nel mondo, per cause meteo o idrologiche o climatiche, sono in evidente crescita (erano circa 200 nel 1980, se ne sono contati 700 nel 2016),
  • gli impatti sulle componenti ambientali, specie in alcune regioni non possono essere sottovalutati (es.: eccedenza di azoto in pianura padana),
  • manca un effettivo ricambio generazionale,
  • questioni come la sicurezza alimentare non possono essere trascurate.


Verso la nuova PAC

Lo sforzo è quello di passare dalla PAC degli ultimi anni (l’attuale quadro normativo risale al 2015) essenzialmente basata sulla conformità alle regole comunitarie (talvolta complicate dagli stessi Stati Membri), con controlli rigidi e richieste di regole più precise da parte della Commissione europea, a una PAC con sostegni mirati e incentrata sui risultati.

Ogni SM dovrà redigere un suo Piano Strategico (PS) che dovrà essere caratterizzato da maggiori ambizioni su clima, ambiente, alimentazione (alimenti sani, nutrienti, sostenibili riducendo gli sprechi alimentari), salute e benessere animale.
Gli SM saranno incoraggiati ad usare “big data” per il controllo e il monitoraggio, non solo del territorio ma anche per la precompilazione delle domande, e sarà incoraggiata la digitalizzazione della stessa vita rurale (dall’agricoltura di precisione alla banda larga) e la consulenza aziendale.
Un ruolo fondamentale l’avranno i servizi di consulenza per azioni ambientali e legate al clima, per la ricerca e sviluppo, per la promozione del consumo, sino ad azioni più di dettaglio: a titolo di esempio si riporta la possibilità di classificare nuove specie di Vitis e varietà di uve da vino aggiuntive (resistenti alle più comuni malattie e quindi a minore input di agrofarmaci).
Con approcci di tipo AKIS (dall’inglese Agricultural Knowledge and Innovation System) si rafforzerà l’interazione tra consulenti, ricercatori, reti rurali in materia di condizionalità, biodiversità, acqua, aria e uso pesticidi, resistenza antimicrobica, gestione del rischio sostegno all’innovazione.

Per questo motivo diventa interessante conoscere bene il riferimento normativo sulla consulenza, che si trova all’art. 13 della proposta di REG. CE Bruxelles, 1.6.2018 COM (2018) 392 final 2018/0216 (COD) (pagina 49).


2 pilastri per il nuovo ruolo di agronomi e forestali

In questo contesto evolutivo l’architettura della PAC, a giudizio dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali, dovrebbe essere articolata su due pilastri:

1. un primo pilastro con due elementi di premio, uno per la condizionalità ambientale e alimentare ed uno per la protezione del rischio reddito;
2. un secondo pilastro basato sulle nuove tecnologie (dell’infrastruttura e di una piattaforma digitale), sulla conoscenza e il trasferimento dell’innovazione e sullo sviluppo delle identità paesaggistiche dei territori dove si pratica una agricoltura di cura e custodia del territorio.

In questo rinnovata architettura giuridica, l’introduzione della figura dell’imprenditore rurale rappresenta un elemento essenziale per consentire l’attuazione del secondo pilastro.


4 aree di intervento

In concreto sono state individuate quattro macro-aree (MA) nelle quali apportare miglioramenti per migliorare l’efficacia e l’efficienza della PAC.
Esse riguardano rispettivamente:

1) Gli obiettivi di policy

  • una PAC moderna deve contribuire a mantenere livelli di occupazione tali da evitare lo spopolamento delle aree rurali; si rende pertanto necessario trovare meccanismi di calcolo che premino le imprese che garantiscono livelli di occupazione più alti, intendendo tra gli “occupati” non solo i dipendenti a tempo indeterminato, ma anche gli avventizi, i componenti familiari, i consulenti esterni dell’azienda e comunque tutte le unità coinvolte nel lavoro a qualunque titolo;
  • occorre perseguire gli obiettivi di valorizzazione delle produzioni di qualità e della salubrità degli alimenti mediante la definizione di target specifici e apposite forme di incentivazione; bisogna valorizzare la trasparenza nella produzione del cibo (i tecnici devono dare risposte chiare e precise a chi usa il cibo e il territorio ai fini agricoli), la rintracciabilità (servono dati accurati sulla provenienza e la trasformazione) e gli effetti benefici sul consumatore;
  • si rende necessaria e obbligatoria per tutti (al pari della RC auto) l’assicurazione delle produzioni agricole al fine di garantire almeno la costanza di redditi in agricoltura.


2) La semplificazione amministrativa e burocratica

  • è urgente e necessario ridurre i gravami amministrativi che creano ritardi nell’applicazione delle politiche agricole a livello nazionale e regionale, semplificando i meccanismi per l’accesso ai pagamenti e ricercando nuovi strumenti che consentano di assegnarli tenendo conto della dinamicità aziendale (intesa come variazione delle superficie condotte nel tempo);
  • il premio per ettaro, pur essendo ancora oggi la base di riferimento (facilmente misurabile) dell’erogazione dei premi, è auspicabile che venga ponderato con altri parametri che tengano conto per esempio della qualità e salubrità degli alimenti, dell’ubicazione aziendale in aree marginali con possibilità da parte dell’agricoltore di scegliere la misura da valorizzare nel suo contesto aziendale: è l’agricoltore che decide quali obiettivi di policy perseguire.


3) I servizi e le attività di innovazione

  • la creazione e lo sviluppo di servizi ICT in aree rurali (compreso il potenziamento della banda larga) consentirà ai consulenti il migliore trasferimento delle conoscenze;
  • l’adozione e lo sviluppo di innovazioni nel settore primario favorirà la cooperazione fra partner privati, consulenti e istituti di ricerca, e costituirà il volano dello sviluppo;
  • gli investimenti strutturali (per esempio la laminazione in agricoltura per rispondere alle precipitazioni straordinarie, le minime lavorazioni per contenere l’erosione, gli inerbimenti e i drenaggi per ridurre la lisciviazione dell’azoto) assumeranno un ruolo prioritario per fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici e ridurre l’impatto ambientale;
  • la raccolta dei dati metereologici aziendali e dell’andamento delle popolazioni di microorganismi ed entomofauna e la loro messa in rete consentiranno di predisporre piani d’azione efficaci per la lotta a “nuovi” insetti (cimice asiatica-frutta, punteruolo rosso-palma), a “nuovi” batteri (xylella-olivo; colpo di fuoco batterico erwinia amylovora-pomacee), a “nuovi” virus (sharka-drupacee plum pox virus;).


4) La consulenza aziendale

  • dovranno essere istituite reti di sistemi di consulenza specialistica indipendenti (per ciascuno Stato Membro) al servizio delle aziende agricole, finalizzati per esempio a favorire una vera produzione integrata, la promozione delle migliori pratiche agronomiche e lo scambio di conoscenze fra regioni e SM;
  • altrettanto importante sarà la promozione della formazione continua degli agricoltori e dei consulenti con azioni mirate all’internazionalizzazione (viaggi di studio in Paesi UE ed extra UE, programmi Erasmus “agricoli” per giovani agricoltori e consulenti, ecc.);
  • la delega ai consulenti quali i Dottori Agronomi e Forestali risulterà fondamentale anche per semplificare la gestione burocratica: sotto la propria responsabilità saranno i professionisti a gestire i fascicoli delle domande (PAC e PSR) in sostituzione o affiancamento alla pubblica amministrazione, e loro provvederanno (in una logica di separazione delle competenze e responsabilità) ad attestare/certificare situazioni di fatto, investimenti, collaudi, ecc.;
  • la redazione di bilanci CO2 e di eco-scheme, l’utilizzo di programmi LIFE, la realizzazione di investimenti eco-friendly, la promozione della rotazione colturale invece della diversificazione colturale, la migliore gestione dei nutrienti con riguardo alla qualità acqua, la riduzione dell’erosione (idrica-eolica), la copertura del suolo nei periodi più sensibili, l’utilizzo di legumi da foraggio per ridurre le emissioni GHG (positive esperienze spagnole), la progettazioni di siepi e boschetti (a carattere permanente e non rimossi alla bisogna), saranno solo alcune delle azioni che la consulenza dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali porrà in essere per migliore l’impronta ecologica e l’efficienza aziendale contribuendo a creare valore aggiunto comunitario.

In un contesto in cui la Commissione ribadisce che la futura programmazione vedrà una semplificazione rispetto all’attuale periodo, stabilendo meno regole a livello dell’Unione europea e fornendo maggiore sussidiarietà e responsabilità agli Stati Membri, il ruolo dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali è quanto mai irrinunciabile.

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