SDAF04 – ZOOTECNICA GENERALE, SPECIALE, ZOOCOLTURA E MIGLIORAMENTO GENETICO – Coltiv@ la Professione //www.agronomoforestale.eu agronomi e forestali Fri, 24 May 2024 12:26:24 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 Ribaltare il paradigma //www.agronomoforestale.eu/index.php/ribaltare-il-paradigma/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=ribaltare-il-paradigma //www.agronomoforestale.eu/index.php/ribaltare-il-paradigma/#respond Fri, 24 May 2024 10:25:52 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=68537 A ridosso del mare, tra le colline coltivate, le pinete litoranee e la macchia mediterranea, i bianchi mantelli dei bovini maremmani tratteggiano il paesaggio agricolo. Siamo ad Alberese , nella Maremma toscana a sud di Grosseto, dove si trova una delle maggiori aziende in Europa condotte con il metodo dell’agricoltura biologica.

L’azienda agricola prima del parco
Il parco regionale della Maremma nasce nel 1975. Si estende per quasi 9.000 ettari tra il fiume Ombrone fino al paese di Talamone. Un ambiente variegato poiché, all’interno del suo perimetro, si trovano pinete, la costa scoscesa e le dune della spiaggia, le aree di wilderness alternate alle coltivazioni.
In realtà, la storia della produzione agricola nella Tenuta di Alberese nasce ben prima dell’istituzione del Parco, risalendo addirittura alla metà del XIX secolo, quando il Granduca di Toscana, Leopoldo di Lorena, acquistò e ampliò la Tenuta, investendo notevoli risorse finanziarie e umane per migliorare la produttività dell’azienda.

Il parco della Maremma. Foto di Alberto Pastorelli

Si è così creato un territorio in cui l’azione umana, dalle bonifiche alle scelte colturali, finanche alla selezione delle specie di allevamento si è intrecciata con la tutela della biodiversità e la cura degli ecosistemi. Qui, infatti, è visibile l’intervento umano, ideato a scopi produttivi, ma che ha lasciato un’eredità tale – in termini di biodiversità – da diventare la base fondativa per l’istituzione del parco.
Per esempio, i seicento ettari di pineta fra le colline dell’Uccellina e il fiume Ombrone non sono naturali, ma sono stati realizzati dai Lorena come una “piantagione di pini”. L’obiettivo del Granduca era chiaro: produrre pinoli e sfruttare i terreni vicino al mare, poco adatti all’agricoltura e all’epoca ricchi di acquitrini e paludi.

Un parco di origine antropica a vocazione agricola, quindi, che ha attraversato i decenni. Oggi, però, che rapporti ha l’azienda con il parco e le politiche di conservazione? Ne abbiamo parlato con Donatella Ciofani, agronoma e responsabile tecnica della Tenuta di Alberese, azienda di Ente Terre regionali.

Che tipo di azienda siete?
La nostra è un’azienda agro-zootecnica con una produzione diversificata e integrata: facciamo allevamento allo stato brado, abbiamo coltivazione cerealicole e foraggere, in massima parte dedicata all’alimentazione animale, abbiamo un oliveto secolare per la produzione di olio e produciamo anche vino. Poi c’è la componente dei servizi, avendo la gestione della banca del germoplasma che conserva le specie erbacee autoctone iscritte al repertorio della regione Toscana e le coltiva “in situ” e quella del seme dei riproduttori maremmani. Infine, alcuni casolari sono riservati all’ospitalità agrituristica.

Tori maremmani allo stato brado. Foto di Alberto Pastorelli

Che tipo di allevamento fate?
Qui si possono vedere le razze bovina maremmana ed equina maremmana in purezza, entrambe autoctone della Toscana, tutelate nell’ambito delle politiche di conservazione della agro-biodiversità e fortemente adattate al territorio.
Abbiamo oltre 400 bovini per 700 ettari di pascolo, 40 equini di razza maremmana in purezza e in selezione. Gli animali sono allevati in modo estensivo, con un basso indice di capi per ettaro, a ciclo chiuso vacca-vitello.

Rispettate particolari piani di conservazione per il mantenimento della biodiversità?
La nostra è un’azienda inserita in un parco regionale cui si pratica agricoltura biologica, ma è una risposta fuorviante: siamo l’esemplificazione di come possa essere ribaltato questo paradigma.
Ad Alberese non è l’azienda agricola che si è adeguata agli obiettivi di conservazione del parco, ma è la stessa vocazione agricola del territorio ad avere creato l’habitat che oggi si vuole proteggere. Qui l’azione umana, i differenti ecosistemi e la ricca biodiversità sono tessere di un puzzle perfettamente integrate in un unico sistema complesso.

L’accoglienza agrituristica quanto conta nel bilancio dell’azienda?
Anche se geograficamente siamo collocati in un’area a forte vocazione turistica, la nostra resta principalmente un’azienda agro-zootecnica in cui l’attività di accoglienza è complementare alle altre e marginale in valori assoluti.
Ci consente di mantenere attivi i casolari presenti nella tenuta e coprire le spese di manutenzione degli stabili.
Detto questo, per noi, la presenza turistica ha principalmente un valore legato al racconto dell’identità che stiamo preservando: qui si possono vedere figure come i butteri, si possono conoscere le tradizioni del territorio, si possono esplorare ambienti naturali modificati nei secoli dalla presenza umana.

Butteri nellla tenuta di Alberese. Foto di Alberto Pastorelli

Il vostro è un caso scuola, ma è replicabile altrove?
È un’azienda legata a doppio filo con il territorio, per cui non è un modello replicabile pedissequamente. Ma ogni azienda deve esprimere un legame con il territorio, diventandone presidio e mettendo in connessione gli aspetti di agro-biodiversità con la storia dei propri luoghi.
Un ottimo spunto, però, può essere preso dal nostro modello di allevamento zootecnico, per esempio selezionando razze antiche e autoctone. Queste, spesso, sono più resistenti e più adatte a sfruttare le aree marginali, offrendo risposte interessanti in termini economici.

L’allevamento estensivo riesce a essere remunerativo?
Negli anni abbiamo imparato a non trascurare alcun aspetto della filiera zootecnica, così da abbattere i costi superflui e ricavare un sostentamento dal nostro lavoro.
Innanzitutto, grazie all’allevamento brado è molto alto l’indice di benessere per l’animale. Ciò significa che, crescendo specie rustiche – frutto della selezione nei secoli – e ponendole in condizioni ottimali di vita, minimizziamo le spese di cura.
In secondo luogo, abbiamo accorciato la filiera avendo un macello aziendale e una rivendita, fornendo in loco solo poche realtà. Se da un lato non abbiamo i grandi numeri che interessano la grande distribuzione, dall’altro possiamo raccontare meglio il prodotto e troviamo un consumatore più consapevole e disposto a pagare un prodotto di qualità organolettica superiore.
Non solo. Il nostro cliente è consapevole del lavoro che facciamo ed è disposto a pagare un extra per la tutela dell’ambiente e del territorio, per la conservazione della cultura, per il rispetto etologico che questa forma di allevamento offre agli animali e per gli aspetti legati alla salute.

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Andalusia, esplorando una terra vicina dal clima arido //www.agronomoforestale.eu/index.php/andalusia-esplorando-una-terra-vicina-dal-clima-arido/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=andalusia-esplorando-una-terra-vicina-dal-clima-arido //www.agronomoforestale.eu/index.php/andalusia-esplorando-una-terra-vicina-dal-clima-arido/#respond Tue, 30 Aug 2022 14:51:08 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=68210 L’Ordine di Brescia da almeno 20 anni è impegnato a promuovere viaggi-studio per i colleghi iscritti, finalizzati alla crescita professionale dei partecipanti e a favorire lo scambio culturale e la circolazione di idee.
Le forme di interscambio culturale con vari territori a livello nazionale, caratterizzati da peculiarità interessanti dal punto di vista agricolo e forestale, sono così proposte ai colleghi come occasioni di approfondimento tecnico.

La voce degli iscritti
Le opportunità di viaggi-studio vengono valutate di volta in volta dal Consiglio dell’Ordine accogliendo le istanze dei colleghi e le strategie di sviluppo condivise in sede ordinistica. L’Ordine di Brescia può contare, in tal senso, su un consolidato gruppo di lavoro coordinato dalla dott.ssa Anita Frosio.
Per soddisfare le peculiarità e le esperienze di professionisti partecipanti, ogni viaggio tende a contemplare più settori di competenza, valorizzando soprattutto le eccellenze dei territori visitati. Infine, anche il confronto con i colleghi e gli amministratori locali in genere offre opportunità di scambi culturali che possono continuare anche successivamente, valorizzando metodiche innovative, ambiti di ricerca e sperimentazione.

Dentro e fuori i confini
Gli scambi hanno interessato e coinvolto numerose regioni italiane, dal Trentino alla Sicilia e, negli ultimi anni, l’iniziativa dei viaggi studio ha ampliato il proprio raggio d’azione approdando anche all’estero.
In un mondo sempre più interconnesso, infatti, diventa necessario esplorare realtà e approcci alle tematiche strategiche del nostro settore, diversi da quelle reperibili in ambito nazionale.
Nel 2016, per esempio, fu organizzato un viaggio studio in Slovenia, incentrato sul tema della filiera bosco-legno (dalle esperienze forestali alla commercializzazione del legname) nel quale furono coinvolti con successo anche funzionari regionali di Regione Lombardia.
Nel 2022, la scelta è caduta sull’Andalusia: meta e scenario di particolare interesse e attualità per confrontarsi su tecniche e modalità di coltivazione in un territorio caratterizzato da un clima particolarmente arido.
Un viaggio organizzato con la collaborazione tra l’Ordine di Brescia e la locale Associazione dei Dottori in Scienze Agrarie e Forestali.

Il prossimo calendario
L’esperienza in Andalusia appena conclusa è stata un’ulteriore conferma che la modalità dei viaggi-studio rappresenta un’espressione proficua e molto apprezzata di formazione professionale continua.
Già per l’autunno sono in fase di programmazione un viaggio-studio alla scoperta delle Bonifiche dell’Agro Pontino e per il prossimo anno si caldeggia la possibilità di partire alla volta della regione francese dello Champagne.

IL PROGRAMMA DELLA MISSIONE IN ANDALUSIA

26 maggio 2022
Visita a BROKAW VIVEROS – Finca Pena – Velez Malaga, un vivaio di alberi da frutto tropicali situato nel sud della Spagna, specializzato nella progettazione e produzione di piantine di avocado, mango e altri alberi da frutto tropicali.
Il vivaio è il primo produttore mondiale di Avocado Clonale, che permette di realizzare frutteti con alberi geneticamente identici, sia per quanto riguarda il portinnesto, sia per quanto riguarda la varietà.
Realizzando allevamenti con alberi geneticamente omogenei si ottengono migliori rese frutticole oltre a una maggiore efficacia nelle operazioni di potatura, fertirrigazione, applicazione di fitofarmaci e raccolta; inoltre, si ottiene uniformità di tolleranza ai funghi del suolo (purché si scelgano portainnesti clonati tolleranti a questi funghi).
BROKAW ESPAÑA SL si è sempre occupata di ottenere le migliori varietà di avocado, sia portainnesti, sia varietà di frutta.
Negli anni ’50 EF Frolich identificò la tecnica dell’eziolazione (crescita dei germogli al buio, senza clorofilla) come precursore dello sviluppo di radici funzionali nei germogli di avocado. Successivamente, il vivaista Hank Brokaw è stato il primo a descrivere e sviluppare commercialmente la tecnica.
Curiosa ed interessante la tecnica del doppio innesto, che applicando la tecnica suddetta consente di ottenere giovani piante clonali, sia per il piede, sia per la varietà produttiva.

27 maggio 2022
Visita del parco nazionale di Doñana, una delle zone umide più importanti e più belle d’Europa. La particolarità che rende speciale questo parco nazionale è possibile conoscere ecosistemi tra loro molto diversi, come paludi, lagune, saline, pinete, rive, dune mobili, scogliere, 30 chilometri di spiagge vergini. Un vero spettacolo naturale che cambia in ogni stagione e che si trova tra le province andaluse di Huelva, Siviglia e Cadice.
A bordo di fuoristrada le guide ci hanno accompagnato in questo ambiente situato sul delta dell’importantissimo fiume Guadalquivir; l’habitat paludoso crea un ambiente ideale per circa 300 specie diverse di uccelli.
La riserva, infatti, è una fondamentale area di sosta europea di molte specie di uccelli migratori, che dal nord d’Europa raggiungono l’Africa. Le paludi, però, sono anche un luogo di riproduzione e di svernamento di migliaia di uccelli europei e africani.
Per questo motivo, Doñana è tra le mete preferite dagli appassionati di bird-watching di tutto il mondo.
Percorrere i sentieri protetti di Doñana offre la possibilità di vedere alcune delle specie di animali più minacciate del pianeta, come l’aquila imperiale e la lince iberica. Doñana è inoltre la “casa” di oltre 230 specie di uccelli e permette di vedere scene sorprendenti come lo spettacolare “tappeto rosa” creato dalle colonie di fenicotteri quando si alimentano.

 

Visita BASILIPPO OLEOTURISMO – El Viso del Alcor (Siviglia) per conoscere le strategie per la produzione di olio extravergine d’oliva d’autore.
La visita agli oliveti semi intensivi, con la guida dell’agronomo dell’azienda, ci ha consentito di apprendere le peculiarità delle tecniche di coltivazione del comparto olivicolo spagnolo, le strategie per l’utilizzo dell’acqua di irrigazione e gli aspetti fitopatologici.
La visita all’oleificio aziendale, invece, ha mostrato i processi e le tecniche per la produzione dei vari oli, apprezzati poi in una degustazione guidata per godere dei meravigliosi aromi e sapori.

 

 

 

28 maggio 2022
Visita azienda allevamento tori – GANADERIA OSBORNE (Finca Puerto Acebuche) – El Castillo de las Guardas (Siviglia). Non poteva mancare la visita il ranch Osborne nella provincia di Siviglia. Il ranch Osborne è un importante riferimento spagnolo nell’allevamento del toro da combattimento, in una bella zona nella parte alta della vicina Sierra de Aracena alla sorgente del fiume Guadiamar, in un’area circondata da ampi prati naturali.
Il ranch ha un fascino speciale, circondato da recinzioni in pietra è una struttura di allevamento molto attraente, con vasti pascoli, anche se prematuramente secchi per l’anomala siccità.
A bordo di un carro agricolo attrezzato, il titolare dell’azienda, agronomo, Emilio González San Román, ci ha condotto nei vari reparti aziendali alla scoperta del ciclo produttivo che in tre anni rende disponibili i famosi tori per le corride.
Nella piccola arena aziendale abbiamo anche assistito a delle esercitazioni di giovani toreri, sotto la guida de El Cid, un famoso matador.

Nell’assolato pomeriggio ci siamo cimentati con la visita a Viveros NATURAL GREEN – La Carlota (Cordoba), un vivaio particolare: qui migliaia di ulivi, anche secolari, sono preparati per l’esportazione.
L’azienda si è specializzata nell’espianto di uliveti a fine ciclo o per cambio di sistema colturale o varietale. Le piante, opportunamente estirpate, sono potate ed invasate per essere destinate al mercato europeo per fini ornamentali.

29 maggio 2022
L’ultimo giorno è stata l’occasione per una arricchente visita alla città di Siviglia.
Il percorso storico-architettonico per le vie e i monumenti della città si è concluso nei giardini dell’Alcázar Reale. La visita ai giardini, la manifestazione dello stile mudejar, espressione dell’arte musulmana adattata al mondo cristiano, divagando fra piastrelle smaltate e canali, fra fontane e zampilli d’acqua – che conferiscono ai giardini un particolare carattere moresco – è stata l’occasione per interessanti considerazioni tecniche tra i colleghi su alcune problematiche fitosanitarie e gestionali, soprattutto su alberi vetusti.

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Il professionista delle produzioni animali //www.agronomoforestale.eu/index.php/il-professionista-delle-produzioni-animali/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=il-professionista-delle-produzioni-animali //www.agronomoforestale.eu/index.php/il-professionista-delle-produzioni-animali/#respond Mon, 27 Sep 2021 07:16:27 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=68149 Di Emiliano Lasagna, Presidente Nazionale Federazione Italiana Dottori in Scienze della Produzione Animale (FIDSPA) e Assunta Bramante, Relazioni esterne (FIDSPA)

La scienza delle produzioni animali sta completando un percorso di transizione, passando da una fase orientata all’efficienza produttivistica a una consapevole della complessità della filiera e delle ricadute sul territorio. Alla redditività, infatti, il professionista delle produzioni animali moderno sa che deve abbinare le valutazioni su principi e obiettivi che riguardano il benessere animale, il controllo delle emissioni di gas climalteranti, l’impatto della produzione sugli ecosistemi, la capacità di prendersi cura del territorio.
Un approccio che sta trasformando le basi la professione, rendendo questa figura rivolta al futuro e consapevole che la responsabilità di un buon progetto oltrepassa i muri della stalla.
Questa professione, quindi, sta vivendo un momento foriero di grandi prospettive professionali e ricco di suggestioni e di connessioni etiche, che proviamo a raccontare in questo articolo.

Il settore delle scienze animali sta completando un percorso di transizione, passando da una fase orientata all’efficienza produttivistica a una consapevole della complessità della filiera e delle ricadute sul territorio. Alla redditività, infatti, il professionista delle produzioni animali moderno sa che deve abbinare le valutazioni su principi e obiettivi che riguardano il benessere animale, il controllo delle emissioni di gas climalteranti, l’impatto della produzione sugli ecosistemi, la capacità di prendersi cura del territorio.
Un approccio che sta trasformando le basi la professione, rendendo questa figura rivolta al futuro e consapevole che la responsabilità di un buon progetto oltrepassa i muri della stalla.
Questa professione, quindi, sta vivendo un momento foriero di grandi prospettive professionali e ricco di suggestioni e di connessioni etiche, che proviamo a raccontare in questo articolo.

L’ampia e diversificata offerta formativa disponibile sottolinea la capacità di questo percorso accademico di modellarsi ed evolversi

COME SI DIVENTA UN DOTTORE IN SCIENZE DELLA PRODUZIONE ANIMALE
Esistono corsi di laurea in scienze della produzione animale con differenti declinazioni, che si incardinano nei dipartimenti di agraria o di medicina veterinaria, a seconda dell’ateneo; terminato questo percorso di studi, la persona laureata avrà acquisito gli strumenti e le competenze per poter intervenire, con un approccio multidisciplinare, sull’intera filiera delle produzioni animali, rivelandosi una figura chiave nell’identificazione e nell’attuazione di strategie volte alla risoluzione di problemi attuali riguardanti temi caldi, come la sostenibilità degli allevamenti e il benessere animale.
Le classi di laurea in cui sono attivi i corsi sono due: per la laurea (3 anni), classe L38 – scienze zootecniche e tecnologie delle produzioni animali, mentre per la laurea magistrale (2 anni), classe LM86 – scienze zootecniche e tecnologie animali.
Nell’ambito di queste classi si articolano i diversi corsi di studio che forniscono la preparazione di base, garantendo le competenze necessarie per lo svolgimento della professione di dottore in scienze della produzione animale (SPA).
Ciascuno di tali corsi presenta, poi, delle peculiarità intrinseche anche alle vocazioni territoriali dei singoli atenei, che permettono di verticalizzare la formazione su una serie di specializzazioni.
L’ampia e diversificata offerta formativa disponibile sottolinea la capacità di questo percorso accademico di modellarsi ed evolversi, caratteristica necessaria per prepararsi ad una professione in continua crescita e largamente connessa a tematiche di grande attualità.

UN FUTURO DA LIBERO PROFESSIONISTA
La laurea magistrale in classe LM86 consente, previo superamento dell’esame di stato, di ottenere l’abilitazione per l’iscrizione all’ordine dei dottori agronomi e forestali, permettendo di conseguenza l’esercizio della libera professione.
Il dottore in scienze della produzione animale, infatti, è un esperto dell’intera filiera delle produzioni animali, in grado di occuparsi di ogni aspetto, come ad esempio:

  • la gestione tecnico economica degli allevamenti;
  • la progettazione e la gestione dei piani di sviluppo rurale e di finanza agevolata;
  • la progettazione delle strutture zootecniche;
  • la gestione degli aspetti qualitativi e igienici delle filiere zootecniche;
  • la pianificazione aziendale agronomica per l’autoapprovvigionamento dei foraggi e la formulazione delle razioni alimentari;
  • il miglioramento genetico e la gestione della riproduzione;
  • la conservazione e la gestione della fauna selvatica e acquatica;
  • la verifica del processo di produzione e di trasformazione degli alimenti di origine animale, garantendo il rispetto delle normative sull’igiene e la sicurezza alimentare.

OPPORTUNITÀ PROFESSIONALI
Il laureato o la laureata in produzioni animali può operare come lavoratore dipendente o libero professionista, previa iscrizione all’ordine dei dottori agronomi e forestali, nell’ambito di molte realtà, quali:

  • aziende agro-zootecniche per la consulenza nella gestione dell’allevamento degli animali e della loro alimentazione;
  • centri di selezione genetica e raccolta del materiale seminale;
  • imprese agro-alimentari che si occupano della produzione dei prodotti alimentari di origine animale (es. caseifici e impianti di macellazione e di trasformazione delle carni);
  • organizzazioni professionali ed enti territoriali pubblici;
  • organizzazioni nazionali e internazionali;
  • parchi naturali e agriturismi;
  • studi professionali specializzati in stima delle aziende agro-zootecniche e dei danni alle produzioni zootecniche;
  • studi professionali specializzati in programmazione economica, commercializzazione, sviluppo rurale e valutazione dell’impatto ambientale;
  • scuole, università e centri di ricerca;
  • istituti zooprofilattici sperimentali e laboratori di analisi per le valutazioni fisico-chimico-microbiologiche dei prodotti zootecnici e dei prodotti destinati all’alimentazione degli animali in allevamento;
  • imprese per la certificazione della qualità delle produzioni zootecniche e dei prodotti trasformati di origine animale.

Con queste competenze specifiche il dottore in scienze della produzione animale, in veste di dottore agronomo e dottore forestale risulta essere una figura professionale estremamente versatile, oggi persino indispensabile, visto il crescente interesse su queste tematiche, a cui si aggiungono sostenibilità e benessere animale.

Il benessere animale è strettamente correlato alla sicurezza alimentare

RESPONSABILI DEL BENESSERE ANIMALE
Il benessere animale è strettamente correlato alla sicurezza alimentare: le fonti di stress e le condizioni ambientali inadeguate possono, infatti, predisporre maggiormente gli animali alle malattie, determinando un possibile rischio per i consumatori. Le buone prassi per garantire il benessere degli animali riducono inutili sofferenze e aumentano la produttività, inoltre contribuiscono anche a rendere gli animali e i loro prodotti più sani.
Già da anni l’UE e i suoi stati membri hanno riconosciuto la responsabilità da un punto di vista etico di prevenire maltrattamenti, dolore e sofferenza per gli animali in allevamento e gli standard di benessere animale attuati nell’UE sono tra i più elevati al mondo (il primo atto giuridico UE sul tema risale al 1974!). Vigono, infatti, norme molto rigide e severe, per garantire il benessere in tutte le fasi del ciclo produttivo, specialmente in quelle più delicate come il trasporto e la macellazione.
Il benessere degli animali, inoltre, è parte integrante della nuova strategia Farm To Fork (F2F) (dal produttore al consumatore) dell’Unione Europea, che mira a rendere le pratiche agricole in Europa più sostenibili attraverso una politica alimentare integrata che coinvolge l’intera filiera produttiva.
I nuovi obiettivi riflettono anche la crescente preoccupazione dell’opinione pubblica per il benessere degli animali, come la riduzione dell’utilizzo di antibiotici, per far fronte al problema globale dell’antibiotico-resistenza, oltre a essere una pratica auspicabile in termini di sostenibilità economica, costituendo un costo per l’imprenditore.
Non dobbiamo, infatti, dimenticare che quando oggi parliamo di sostenibilità non si intende solo quella ambientale, ma anche economica e sociale. Non può esserci crescita e miglioramento attraverso un’azione definita sostenibile se non lo è da tutti e tre i punti di vista: economico, ambientale e sociale, elementi di cui ormai è nota l’imprescindibilità.

È qui che arriva in aiuto il dottore agronomo laureato in produzioni animali, come parte integrante del sistema produttivo zootecnico, responsabile e competente nel merito delle condizioni che determinano lo stato di benessere degli animali in allevamento, in qualità di progettista di strutture idonee e del corretto management dell’allevamento. Le competenze del dottore in scienze delle produzioni animali abbracciano infatti molti aspetti dei principi fondamentali del benessere animale indicati dall’OIE (organizzazione mondiale della sanità animale) e dai grandi progetti europei come Welfare Quality® e AWIN che includono, oltre alla selezione genetica, la corretta alimentazione, un ricovero adeguato, un buono stato di salute e un comportamento appropriato (good feeding, good housing, good health, appropriate behaviour).

Il dottore agronomo laureato in produzioni animali può essere dunque la figura chiave del sistema di certificazione SQNBA

PROTAGONISTI DI UNA NUOVA FIGURA
Con l’introduzione del “sistema di qualità nazionale benessere animale” (SQNBA), avente lo scopo di valorizzare gli allevamenti che operano con grande attenzione al benessere degli animali, si è resa necessaria di fatto una figura professionale che abbia conoscenze e competenze specifiche sulle produzioni animali e sulle condizioni che determinano il benessere animale lungo tutta la filiera fino al consumatore.
Il dottore agronomo laureato in produzioni animali può essere dunque la figura chiave del sistema di certificazione SQNBA, poiché capace di valutare la conformità nell’ambito del SQNBA in tutte le fasi e tutti gli aspetti del ciclo produttivo, dall’alimentazione alle emissioni, oltre all’insieme delle condizioni strutturali, ambientali, tecnologiche, gestionali e sanitarie tipiche di ciascun allevamento. Una figura che è capace di associare tutti questi aspetti alle specifiche caratteristiche della specie allevata, fino addirittura alla specifica genetica presente.

UNA RETE DI COLLEGHI
I dottori in scienze della produzione animale sono riuniti da un network associativo nazionale, la federazione italiana dottori in scienze della produzione animale – FIDSPA

RINGRAZIAMENTI

Si ringraziano i componenti del Gruppo relazioni esterne FIDSPA per aver contribuito alla redazione del presente documento.

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//www.agronomoforestale.eu/index.php/il-professionista-delle-produzioni-animali/feed/ 0
L’agricoltura davanti alla sfida delle emissioni //www.agronomoforestale.eu/index.php/lagricoltura-davanti-alla-sfida-delle-emissioni/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=lagricoltura-davanti-alla-sfida-delle-emissioni //www.agronomoforestale.eu/index.php/lagricoltura-davanti-alla-sfida-delle-emissioni/#respond Thu, 17 Jun 2021 16:56:47 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=68123 di Manuel Bertin

Nel 2019, le emissioni di gas serra prodotte sul suolo nazionale sono diminuite del 19% rispetto al 1990, passando da 519 a 418 milioni di tonnellate di CO2 equivalente e del 2,4% rispetto al 2018.
Si tratta di un dato complessivo, le cui cause sono per la metà riferibili ai settori della produzione di energia e dei trasporti.
L’agricoltura però, seppure in misura minore, con il 7,1% di contributo di gas climalteranti, resta un ambito da monitorare e in cui è possibile operare per migliorare la situazione.

CH4
Le emissioni di metano rappresentano il 10.3% del totale dei gas serra prodotti nel 2019 nel nostro paese (43.0 MtinCO2eq.), dato in diminuzione del 12.9% rispetto al 1990
Questa fonte è principalmente dovuta all’agricoltura (44.2%), causata dalla fermentazione enterica (69.8%) e dal trattamento delle deiezioni (21.8%)
Rispetto al 1990, si registra una diminuzione del14.7%, in agricoltura dovuta alla diminuzione del numero dei capi e al recupero del biogas a fini energetici

F-gas
Si tratta del 4.4% del totale dei gas serra, ma con un trend in forte crescita.
Gli HFCs passano, infatti, da 0.4 a 16.8Mt di CO2 eq.
Le principali fonti di emissione sono il consumo di HFC-134a,HFC-125,HFC-32 e HFC-143a nei sistemi di refrigerazione e condizionamento e l’uso di HFC-134a nei prodotti aerosol farmaceutici. Sono impiegati anche in sostituzione delle sostanze ozonolesive e per l’incremento dell’uso dei condizionatori nelle autovetture.

N2O
Rappresentano il 4.1% del totale dei gas serra. Nel 2019 sono state emesse 17.2 Mt in CO2eq. Dato in diminuzione del 33.9% rispetto al 1990.
Queste emissioni sono principalmente derivanti dall’agricoltura (58.7%) per l’uso dei fertilizzanti. La diminuzione del21.8% rispetto al 1990 è ascrivibile alla diminuzione del numero di capi

NH3
Il settore agricolo è responsabile della maggior parte delle emissioni di NH3 e le emissioni agricole totali nazionali di NH3 provengono sostanzialmente dalla gestione del letame (56,4%), dei terreni agricoli incluso l’uso di pesticidi (37,7%) e dalla combustione dei rifiuti agricoli (0,2%).
Si conferma il trend in diminuzione delle emissioni di NH3 (meno 25,5% dal 1990 al 2019) dovuta alla riduzione del numero di animali, alla diffusione delle migliori pratiche ambientali nella gestione del letame in relazione ai sistemi di stabulazione, stoccaggio e spandimento, alla diminuzione della superficie coltivata/produzione agricola e all’uso di fertilizzanti N.

Il contributo per fonte delle emissioni di NH3 dell’agricoltura per il 1990 e il 2019 è mostrata nella figura 6.1

Le prime stime per il 2020
Sulla base dei dati disponibili per il 2020, a causa delle restrizioni alla mobilità dovute al COVID-19 su tutto il territorio nazionale, ci si attende una consistente riduzione delle emissioni di gas serra a livello nazionale, previste inferiori del 9,8% rispetto al 2019 a fronte di una riduzione prevista del PIL pari all’8.9%.L’andamento stimato è dovuto alla riduzione delle emissioni per la produzione di energia elettrica (-12,6%),per la minore domanda di energia, e dalla riduzione dei consumi energetici anche negli altri settori, industria(-9,9%), trasporti (-16,8%) a causa della riduzione del traffico privato in ambito urbano, e riscaldamento (-5,8%) per la chiusura parziale o totale degli edifici pubblici e delle attività commerciali.

I dati sullo stato emissivo nazionale sono raccolti nei report National Inventory Report 2021 e Informative Inventory report 2021. I due rapporti presentano il quadro globale e di dettaglio della situazione italiana sull’andamento dei gas serra dal 1990 al 2019 accompagnati da un focus sulle emissioni provenienti dai trasporti su strada.

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