SDAF21 – GESTIONE, ORGANIZZAZIONE, SVILUPPO ED INFORMATIZZAZIONE DELLO STUDIO – Coltiv@ la Professione //www.agronomoforestale.eu agronomi e forestali Tue, 21 Feb 2023 16:39:06 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 Dal mar Caspio al Mediterraneo //www.agronomoforestale.eu/index.php/dal-mar-caspio-al-mediterraneo/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=dal-mar-caspio-al-mediterraneo //www.agronomoforestale.eu/index.php/dal-mar-caspio-al-mediterraneo/#respond Wed, 26 Oct 2022 15:35:21 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=68236 Simili dal punto di vista climatico e nella tipologia di colture e con ottimi rapporti. Italia e Azerbaigian non sono mai stati così vicini, parlando di agricoltura.

Nasce sotto questi ottimi auspici la visita della delegazione di tecnici del ministero agricoltura azero, che ha espressamente richiesto di conoscere meglio l’esperienza italiana sui servizi di consulenza, proprio in vista di una loro modernizzazione e riorganizzazione delle politiche agricole.

UNA STUDY VISIT CON LO SGUARDO ALLA SOSTENIBILITÀ

Il primo incontro si è tenuto nella campagna senese, presso lo Studio Zari di Monteroni d’Arbia (SI). Fausta Fabbri, dirigente della Regione Toscana e responsabile dei settori Consulenza, Formazione, Innovazione in Agricoltura ha illustrato le misure del piano di sviluppo rurale che finanziano queste attività.
La collega Rosanna Zari, Presidente di TO.SCA ha raccontato l’esperienza di quest’organismo di consulenza aziendale costituito con lo scopo di svolgere in sinergia la consulenza aziendale alle aziende e composto da 12 tra dottori agronomi e forestali associati in una rete di professionisti.

Lo scopo della rete è quello di offrire un ventaglio di tecnici specializzati in vari settori agricoli e forestali.

A concludere la parte “teorica” sono intervenuti il presidente della Federazione dei dottori agronomi e forestali Lorenzo Vagaggini e la vicepresidente ODAF Siena Monica Coletta, illustrando le peculiarità della professione nell’ambito della consulenza aziendale.

Anche in Italia, con il nuovo PSN, è necessario che dottori agronomi e forestali si organizzino in moderne forme di associazionismo, quali le Reti o le Società tra professionisti. Oggi, offrire consulenza altamente specialistica in un settore come quello agro-forestale, è sempre più complesso e richiede specializzazione e strumentazioni che un singolo professionista difficilmente può mostrare. Se un tempo l’agronomo andava in azienda con la lente per le fitopatologie e un coltellino per gli innesti, oggi è necessario dotarsi delle più moderne tecniche e strumenti anche per la consulenza aziendale.” – Rosanna Zari, dottore agronomo libero professionista

La successiva fase, questa volta dimostrativa, si è svolta ad Asciano per visitare Agriturismo Baccoleno, azienda ad indirizzo cerealicolo che pratica l’agricoltura di precisione utilizzando sistemi satellitari per le operazioni colturali a campo aperto e Agriturismo Casanova, azienda a indirizzo zootecnico con un allevamento di bovini di razza chianina IGP. In questo secondo appuntamento,  insieme al veterinario aziendale è stato mostrato un esempio di consulenza congiunta agronomo-veterinario con l’obiettivo di accompagnare l’imprenditore nell’applicazione delle migliori tecniche per il benessere animale, ma anche nella certificazione delle carni.

La dimostrazione sul campo della consulenza e dell’applicazione delle best practices nel cuore delle Crete Senesi ha fatto conoscere agli ospiti azeri esempi concreti ed elementi di programmazione per incrementare la produttività dei terreni agricoli in un’ottica di agricoltura sostenibile e resilienza ai cambiamenti climatici in corso.

PIANO DI SVILUPPO RURALE

Per gli ospiti azeri, di particolare interesse è stata l’esperienza maturata dai PSR nella programmazione 2007-2013 (M 114) e la programmazione 2014-2020 (M 2).

Nell’ambito del Progetto Twinning è stata già predisposta una possibile misura di sviluppo rurale per supportare i servizi di consulenza in Azerbaijan, articolata in:

– supporto per l’avvio dei servizi di consulenza

– supporto per la formazione dei consulenti

– supporto agli agricoltori per usufruire dei servizi di consulenza.

UNO SCAMBIO BIDIREZIONALE

L’esperienza è sicuramente stata proficua per la delegazione, rimasta piacevolmente soddisfatta della giornata. Anche per gli agronomi e forestali italiani, però, c’è stata una crescita professionale, grazie alla possibilità di confrontarsi con una realtà differente da quella italiana.

Questo primo incontro, infatti, potrebbe essere l’inizio di una serie di appuntamenti internazionali che diano a tutti la possibilità di confrontarsi e conoscere nuove pratiche da attuare nel settore.

 

IL PROGETTO DI SCAMBIO

La study visit della delegazione dell’Azerbaigian si è svolta nell’ambito del progetto Twinning promosso dalla Commissione Europea e sviluppato dal Ministero per le Politiche agricole MIPAAF e dall’Istituto zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche ISZUM in gemellaggio con AXA ossia l’organo tecnico del Ministero dell’agricoltura azero.

 

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Il lavoro delle professioniste dopo l’emergenza Covid //www.agronomoforestale.eu/index.php/il-lavoro-delle-professioniste-dopo-lemergenza-covid/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=il-lavoro-delle-professioniste-dopo-lemergenza-covid //www.agronomoforestale.eu/index.php/il-lavoro-delle-professioniste-dopo-lemergenza-covid/#respond Mon, 27 Sep 2021 07:04:22 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=68159 Di Marina Calderone, Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro


Marina Calderone, Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro

La pandemia ha messo duramente alla prova il mondo del lavoro e, in particolare, il lavoro autonomo. In questo comparto, la componente femminile ne è uscita decisamente provata. Le ragioni che hanno visto le donne ancora una volta maggiormente penalizzate rispetto agli uomini sono facilmente intuibili. Hanno pesato, intanto, le difficoltà di conciliazione tra attività professionale e impegni famigliari, aumentati a seguito della chiusura delle scuole e delle difficoltà di accesso ai servizi di assistenza di anziani o famigliari non autosufficienti. Ma ha giocato a loro sfavore anche la maggiore fragilità professionale che spesso ne caratterizza l’attività, associata più frequentemente a dimensioni organizzative ed economiche ridotte. Una tendenza che, se da un lato trova ragione nella minore “anzianità” delle professioniste (il boom di accessi femminili alle professioni è avvenuto a partire dagli anni duemila) dall’altro è sintomo di una difficoltà a consolidare la propria attività professionale che finisce per esporle ad un più elevato rischio di uscita dal sistema.
Tuttavia, proprio la crisi può rappresentare un punto importante di ripartenza, anche per innovare con nuovi strumenti e modalità un modo di fare professione, al femminile, che ha assoluto bisogno di rafforzarsi e diventare più competitivo.

La domanda di servizi professionali è destinata ad aumentare, offrendo occasioni importanti di crescita

PROSPETTIVE FUTURE
I prossimi mesi non mancheranno di presentare a tutte le professioniste nuove opportunità. Dall’ambito tecnico, alla salute, fino al mondo della consulenza giuridica e fiscale, la domanda di servizi professionali è destinata ad aumentare, offrendo occasioni importanti di crescita a chi voglia e si faccia trovare pronto all’appuntamento.
C’è per questo, tuttavia, bisogno che le professioniste e il sistema che le rappresenta agisca con maggiore determinazione e coraggio in direzione del rafforzamento di tale componente, sia dal punto di vista professionale sia organizzativo.
Le professioniste sono chiamate, innanzitutto, a rafforzare il proprio bagaglio di competenze, in una logica di innovazione. In modo da dare valore aggiunto alla loro presenza sul mercato. Solo intercettando i nuovi spazi di mercato è possibile compiere quel salto di qualità che richiede sempre più specializzazione nei servizi e nelle conoscenze. Al tempo stesso, è di fondamentale importanza consolidare tutto quel bagaglio di competenze trasversali necessarie a gestire l’innovazione tecnologica. Quest’ultima inizia a impattare così profondamente sul mondo delle libere professioni e rischia, se non adeguatamente presidiato, di divenire in prospettiva un ulteriore elemento di spiazzamento per l’attività di tante iscritte.
In secondo luogo, è importante coltivare quanto più possibile quello spirito di rete che ancora fa fatica a maturare tra chi svolge la libera professione. Le donne hanno per loro natura una dimensione di relazionalità che troppo spesso rischia di essere sacrificata dalla mancanza di tempo a loro disposizione. È invece prioritario alimentarla e coltivarla. Non solo nei confronti della clientela, sfruttando anche le opportunità offerte dalla comunicazione digitale, ma soprattutto di tutto quel mondo professionale, fatto di collaboratori, colleghi, fornitori e committenti oggi più che mai determinante per l’accesso agli incarichi professionali.

È importante sostenere le professioniste con strumenti che ne supportino la continuità professionale nei passaggi di vita più critici

CONCILIARE VITA PROFESSIONALE E PRIVATA
Al tempo stesso, va diffusa la consapevolezza presso le istituzioni e i soggetti di rappresentanza che le donne oggi hanno bisogno di essere supportate con strumenti specifici in grado di far compiere quel salto di qualità da tempo auspicato e che nei prossimi mesi potrebbe trovare concretezza.
Se quello della conciliazione resta per tante professioniste ancora un elemento critico nel determinare l’evoluzione dei percorsi di carriera, allora è importante sostenerle con strumenti che ne supportino la continuità professionale nei passaggi di vita più critici. Dai servizi di welfare alle reti di collaborazione tra professioniste, è necessario far crescere una struttura di sostegno al lavoro delle lavoratrici autonome sulle quali l’impossibilità di conciliare rischia di avere le ricadute più gravose.

LE PROFESSIONI TECNICHE AL FEMMMINLE
Anche il rafforzamento della presenza femminile nei settori professionali con maggiore potenziale di crescita dovrebbe rappresentare un obiettivo prioritario, per Ordini e istituzioni, da attuarsi anche attraverso un’azione di sensibilizzazione culturale e campagne di orientamento mirate a questo segmento. Ancora troppo limitata è, infatti, la loro presenza in tutti quei settori, a partire dalle professioni tecniche, su cui nei prossimi anni la domanda di lavoro e di servizi professionali è destinata a crescere sensibilmente. Così come risulta troppo contenuta la quota di donne orientate verso facoltà di tipo tecnico e scientifico.
Ma per compiere il salto di qualità che serve oggi alle professioniste è prioritario rafforzare la consapevolezza e il riconoscimento sociale del loro ruolo. La pandemia ha rivitalizzato stereotipi che sembravano in via di derubricazione, riportando da un giorno all’altro “le donne a casa”, quasi a segnare un riflusso voluto o forzato verso una nuova fase di disinvestimento professionale. Oggi è, invece, più che mai importante rilanciare il valore professionale ed economico delle donne, sostenendo la fiducia femminile nelle proprie risorse e potenzialità: ciò rappresenta un lavoro strategico che ogni contesto organizzativo e sociale dovrebbe portare avanti. Per sostenere non solo le professioniste, ma tutte le donne in una fase di passaggio epocale rischiosa, ma al tempo stesso ricca di nuove sfide e opportunità.

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Le nuove competenze che l’agricoltura 4.0 richiede //www.agronomoforestale.eu/index.php/le-nuove-competenze-che-lagricoltura-4-0-richiede/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=le-nuove-competenze-che-lagricoltura-4-0-richiede //www.agronomoforestale.eu/index.php/le-nuove-competenze-che-lagricoltura-4-0-richiede/#respond Tue, 18 May 2021 15:17:57 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=68114

Agricoltura di precisione, agricoltura verticale, agricoltura 4.0. Le competenze di un professionista devono riguardare anche le nuove tecnologie e la conoscenza di nuovi modelli di produzione.
In che modo l’Ordine sta affrontando l’evolversi della situazione?

La nostra è una professione che evolve assieme al contesto in cui andiamo a operare. Diventa, perciò, fondamentale l’aggiornamento, che ci rende capaci di innovare, che ci avvicina alle nuove tecnologie e le trasforma in alleati della nostra capacità professionale.
Noi restiamo i tecnici che si sporcano le mani e i piedi, ma davanti alla scelta se lavorare in maniera tradizionale o lavorare implementando innovazioni e nuove tecnologie, la strada è tracciata dall’attuale sistema sociale-economico, che mette fuori mercato chi ha paura di cambiare. Certamente il cambiamento va accompagnato e la sfida è proprio quella di abbinare tradizione e cambiamento, per non perdere i nostri paesaggi, la nostra cultura, il nostro cibo.
Per affrontare questa sfida, abbiamo un grosso vantaggio: la nostra categoria nasce come poliedrica e trasversale, perché siamo formati ad avere apertura mentale fin dall’università, il che ci aiuta a capire qual è la proposta che meglio si adatta all’ambiente. Questo però significa anche che il singolo professionista deve essere disposto ad aggiornarsi con continuità e a seguire l’innovazione tecnologica, naturalmente accompagnato dagli ordini che hanno il ruolo di vedetta e pungolo.
Per questo motivo stiamo investendo molte energie in eventi e formazione in cui si parla di innovazione, di cambiamenti climatici, di nuove tecnologie, di ricerca scientifica. E, contemporaneamente, stiamo collaborando con soggetti esterni all’ordine, ma che possono integrare il nostro punto di vista e darci una visione complessa del mondo.

Il cambiamento va accompagnato e la sfida è proprio quella di abbinare tradizione e cambiamento, per non perdere i nostri paesaggi, la nostra cultura, il nostro cibo.

L’Ordine ha intrapreso un dialogo con le Università per la formazione dei futuri agronomi?
Nel panorama consulenziale, la figura dell’agronomo e del forestale si distingue per la preparazione universitaria di base che, poi, è mantenuta aggiornata nel corso della carriera.
Per questo motivo, le relazioni tra ordine e mondo dell’università sono strette e continue, e si sviluppano su più livelli: c’è il dialogo istituzionale con la Conferenza AG.R.A.R.I.A., poi ci sono gli accordi, le convenzioni e le partnership fra i singoli ordini territoriali e le facoltà di riferimento, per concludersi con il confronto diretto con il singolo docente, che spesso è anche un collega, che offre la propria esperienza per consentirci di mantenere una visione aggiornata sul mondo della ricerca, dell’insegnamento superiore e sulle necessità degli studenti.
Parallelamente, c’è il legame tra l’Ordine e le Accademie scientifiche. Non sono università, ma sono istituzioni che raccolgono i più importanti studiosi e scienziati del mondo agricolo e forestale italiano. Il rinnovo del protocollo di intesa tra l’Accademia dei Georgofili e il CONAF, per fare l’esempio più recente, guarda all’agricoltura nel momento in cui le è richiesto di compiere un passo decisivo nella transizione verso un’economia climaticamente neutra e digitalizzata, nel segno della sostenibilità e dell’equità sociale.
In un mondo che evolve, perciò, la collaborazione tra l’Ordine e le Accademie e le Università diventa determinante per connettere il sapere scientifico all’applicazione in campo delle innovazioni tecnologiche disponibili.

Cosa sta facendo o cosa ha intenzione di fare l’Ordine per supportare i propri iscritti?
Dobbiamo, anzi vogliamo, accompagnare i colleghi in un percorso formativo che li aiuti a essere professionisti in grado di gestire, pianificare, progettare, per trovare soluzioni alle sfide che ci pone davanti il cambiamento, non solo climatico ma anche socio-economico, che stiamo vivendo.
In particolar modo, ci siamo posti di stare a fianco dei più giovani, che vivranno un contesto sociale ed economico molto difficile, e delle donne, che al momento sono ancora poco rappresentante nella categoria: dei circa 20.000 dottori agronomi e dottori forestali solo il 20% è costituito da donne e solo il 19% ha meno di 40 anni.

Evoluzione dell’età anagrafica degli iscritti all’ordine degli agronomi e forestali

Questi obiettivi, uniti alle relazioni con il mondo scientifico e universitario, sono dirette ad arginare una criticità che si è venuta a creare negli ultimi vent’anni: si è ridotta l’interconnessione tra il mondo della università e il mondo del lavoro delle professioni. C’è stata la proliferazione di corsi di laurea che hanno creato percorsi di studio spesso non coerenti con le competenze professionali necessarie alle professioni a cui danno sbocco.
Per questo motivo, in aggiunta al dialogo con il singolo ateneo, per colmare il vuoto creatosi, il CONAF ha proposto una riformulazione del percorso formativo superiore. L’evoluzione dei percorsi universitari con la definizione delle lauree professionalizzanti (Decreto Ministeriale n. 446 del 12-08-2020) e il nuovo disegno di legge sulle lauree abilitanti, ci impone una riflessione sul professionista del futuro, sul professionista che stiamo preparando.
Riteniamo fondamentale, infatti, che i corsi accademici, per restare al passo con le necessità di un mondo globalizzato, siano imperniati sugli indirizzi di scienze agrarie sostenibili, scienze forestali sostenibili, scienze agroalimentari sostenibili, scienze zootecniche sostenibili.
In questo modo, la formazione dei professionisti sarà capace di coprire tutte le attività professionali connesse con l’esercizio dell’agricoltura, della silvicoltura, del mondo rurale, del settore agroalimentare e zootecnico, considerate sia negli aspetti produttivistici, che per la multifunzionalità e, soprattutto, con un forte indirizzo allo sviluppo sostenibile.

Quali sono le Università italiane che si sono maggiormente adeguate alle nuove esigenze in agricoltura?
Il coinvolgimento del CONAF da parte di AISSA e della Conferenza di AGRARIA ci ha mostrato un panorama complesso e variegato, volto ad un obiettivo comune: accompagnare l’evoluzione della professione del dottore agronomo e dottore forestale. L’ascolto da parte delle università del mondo dei professionisti aiuta in questo percorso, anche se non è obiettivo facile né immediato.
Dovendo però fare una sintesi, possiamo dire che la risposta è positiva sull’intero territorio nazionale.

A gennaio 2021, solamente 36 Società Tra Professionisti risultavano iscritte all’albo dei dottori agronomie dottori forestali, mostrando una scarsa aggregazione e una limitata organizzazione in studi strutturati.

Davanti alla necessità di dover occuparsi di nuove tecnologie, l’agronomo potrebbe aver bisogno di altre figure professionali con le quali collaborare (ingegneri, informatici, ecc.)?
Da tempo, l’Ordine sostiene l’importanza di collaborare, anche attraverso società tra professionisti. Fondamentale integrare competenze diverse e punti di vista distanti, così da offrire una consulenza che abbia una visione complessa della realtà.
A gennaio 2021, solamente 36 Società Tra Professionisti risultavano iscritte all’albo dei dottori agronomie dottori forestali, mostrando una scarsa aggregazione e una limitata organizzazione in studi strutturati. Sicuramente occorre approfondire e valutare eventuali criticità.
Noi riteniamo che l’orientamento allo sviluppo sostenibile, alla multifunzionalità, all’innovazione tecnologica abbiano fatto valere l’essenzialità della professione del dottore agronomo e del dottore forestale. Questo però non è sempre sufficiente, perché le singole prestazioni professionali, in diversa misura, hanno subito modificazioni nelle metodologie, approcci, strumenti e relazioni con il cliente rendendo le capacità del singolo, prese singolarmente, meno efficaci.
Per questo motivo, tra le 13 proposte migliorative al PNRR che abbiamo presentato, il CONAF ha chiesto un fondo dedicato a incentivare la digitalizzazione e innovazione degli studi professionali e l’aggregazione in STP e Reti. Solo così si potrà favorire la multidisciplinarietà necessaria per gestire progettazioni di sistemi complessi e affrontare problemi articolati.

Articolo pubblicato su Agrifoglie, numero di maggio 2021

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L’agronomo 4.0 e la digitalizzazione dell’impresa agroalimentare al tempo del COVID-19 //www.agronomoforestale.eu/index.php/lagronomo-4-0-e-la-digitalizzazione-dellimpresa-agroalimentare-al-tempo-del-covid-19/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=lagronomo-4-0-e-la-digitalizzazione-dellimpresa-agroalimentare-al-tempo-del-covid-19 //www.agronomoforestale.eu/index.php/lagronomo-4-0-e-la-digitalizzazione-dellimpresa-agroalimentare-al-tempo-del-covid-19/#respond Tue, 09 Jun 2020 14:50:10 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=67768 di Calogero Romano

Come possono le PMI agroalimentari italiane difendere le proprie posizioni commerciali sui mercati nazionali e internazionali? Quali approcci bisogna applicare per contenere gli effetti recessivi del COVID-19 sulle imprese agroalimentari?

Una possibile risposta si può trovare nell’esperienza maturata nell’ambito del progetto “PILOT”, che prevede l’applicazione di sistemi di business intelligence1 a un’aggregazione informale di imprese agricole e di trasformazione2 che condividono i valori del rispetto dell’ambiente e realizzano prodotti complementari, biologici (quindi sostenibili) e tracciabili.

Le difficoltà di proporsi al mercato
La commercializzazione del prodotto è una delle problematiche che attanagliano da sempre le PMI del settore agroalimentare.
La vendita Business to Consumers-B2C (Azienda –> Consumatore finale), quale il mercato del contadino, risolve solo in parte i problemi di commercializzazione dei prodotti, a meno che la produzione dell’impresa agroalimentare non sia particolarmente ridotta.
In particolare nelle zone rurali, lì dove il mercato locale è debole e la popolazione in riduzione, per sostenere i processi di creazione del valore è quanto meno auspicabile che la piccola azienda si rivolga ai canali di distribuzione (mercato Business to Business-B2B = Azienda –>Azienda/Rivenditore).
Quanto sopra descritto non è il frutto di una valutazione soggettiva e parziale, riconducibile alle microrealtà imprenditoriali delle zone rurali, ma è un fenomeno di portata ben più ampia che caratterizza le imprese del comparto a livello europeo.
Infatti, se consideriamo i risultati di un’indagine statistica condotta su 468 imprese del settore agroalimentare in Austria, Belgio, Francia, Grecia, Italia, Norvegia, Repubblica Ceca, Spagna, Turchia e Ungheria , emerge un quadro del comparto agroalimentare poco rassicurante: le PMI europee denunciano, in generale, gravi carenze sul marketing operativo e in particolare sull’organizzazione dei canali commerciali, sulla programmazione delle azioni promozionali e una scarsa capacità di agire come price maker (Planning and Implementation nel grafico). A queste carenze, si aggiunge anche l’inadeguatezza dei controlli dei risultati raggiunti (Control and Evaluation), attività divenuta ormai obbligatoria in Italia per tutte le imprese, in seguito al D. Lgs 14/2019 (Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza).

Questo potrebbe spiegare il motivo per cui le imprese agricole hanno maggiori difficoltà nel raggiungere un equilibrio di natura economica: in Italia il 29,7% delle imprese agricole, quasi 1 azienda agricola su 3, è in perdita rispetto al dato medio che si attesta al 23,6%..

Trasformazione digitale
Il progetto PILOT intende dare una soluzione ai problemi citati e propone di organizzare le PMI attorno a una figura ancora più evoluta dell’agronomo e del forestale: l’agronomo 4.0.
In questa struttura organizzativa ibrida, le conoscenze, le intuizioni e le relazioni dell’imprenditore agroalimentare vengono tradotte, con l’ausilio dell’agronomo e del forestale, in produzioni sostenibili (non solo a livello ambientale ma anche sotto i profili economico-finanziario) e quindi in programmi, procedure e strumentazioni digitali innovative più efficaci ed efficienti3.
Agronomo 4.0 è una figura professionale in grado di assistere l’impresa non solo nella “progettazione di sistemi di produzione di cibo produttivi, sostenibili, resilienti e trasparenti attraverso l’agricoltura di precisione e o lo sviluppo tecnologico”, ma anche in funzione della loro “commerciabilità” e di una loro sostenibilità economico-finanziaria, condizioni senza le quali non può esistere nessuna impresa.
Le aziende coinvolte in PILOT producono cibi salubri, sostenibili, resilienti e trasparenti e sono state digitalizzate per implementare una politica commerciale che consente loro di dialogare con il mercato nazionale e internazionale, sostenendo i processi di commercializzazione nel rispetto delle condizioni di equilibrio economico e finanziario, così come richiesto dall’art. 375 del D. Lgs 14/2019 (Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza)4.
Siamo nell’attuale fase di “trasformazione digitale” delle imprese (De Luca, 2017), periodo in cui gli imprenditori, il management e i responsabili marketing e commerciali utilizzano informazioni ottenute in seguito alle attività di business intelligence5.
Il digitale favorisce la crescita d’impresa, la tecnologia mette a disposizione strumenti di business intelligence, ossia strumenti di gestione in grado di raccogliere, manipolare e analizzare grandi quantità di dati in maniera del tutto istantanea.
Un uso appropriato della tecnologia permette di ottenere vantaggi competitivi che non derivano esclusivamente dal tipo di prodotto o servizio che viene offerto; il processo di digitalizzazione, soprattutto delle piccole imprese, può portare a un cambiamento del tutto positivo del modello di business.
Inoltre, l’utilizzo di strumenti tecnologicamente avanzati, permette una gestione efficace delle vendite, della clientela e di conseguenza, un aumento del profitto aziendale; il digitale, è un valido sostegno per lo sviluppo delle piccole e medie imprese.
Nello specifico, il dottore agronomo e forestale che riesce a domare le nuove tecnologie informatiche, potrà conquistare nuovi spazi di mercato assistendo l’azienda agricola oltre che dal punto di vista agronomico anche dal punto di vista commerciale e strategico, accompagnandola nelle scelte di marketing mix (prodotto, prezzo, distribuzione e promozione) e nelle trattative sia a livello nazionale che internazionale, cosa che con il digitale si può sviluppare direttamente anche dallo studio del professionista.

La valutazione dei risultati
Le tesi di laurea e le ricerche svolte sul campo dai laureandi di due università italiane (UNIMORE di Modena e Reggio Emilia6 e Insubria di Varese7) hanno indagato il business intelligence software MPHIM+, utilizzato anche nell’Incubatore d’impresa attivato dal Dipartimento SAAF dell’Università di Palermo (UNIPA) nel 2017 . I risultati di queste indagini hanno comparato la situazione ex-ante ed ex-post delle imprese che hanno adottato il sistema ibrido riprodotto nel progetto PILOT8 , che può essere così sintetizzata:

Situazione ex-ante

  • marketing operativo inesistente o incompleto;
  • assenza di politiche di discriminazione dei prezzi sul canale;9
  • assenza delle attività di controllo e bassa marginalità.

Situazione ex-post

Con il sistema ibrido e il digitale le imprese sono riuscite a differenziare i prezzi per canale vendita senza perdere di vista la redditività aziendale, valutando le commissioni massime da poter applicare in caso di ricorso alla forza vendita indiretta.

La riconoscibilità del ruolo del dottore agronomo e dottore forestale nel progetto PILOT
La consulenza per la scelta dei programmi colturali e di allevamento, per l’impiego delle migliori tecniche di coltivazione dei terreni agrari e forestali e per l’ottimizzazione del reddito nella gestione aziendale, rappresenta una tra le principali competenze professionali dell’agronomo e del forestale.
Le norme sull’ordinamento della professione che facciano parte delle competenze professionali della categoria “la statistica, le ricerche di mercato, il marketing, le attività relative alla cooperazione agricolo-forestale, alla industria di trasformazione dei prodotti agricoli, zootecnici e forestali ed alla loro commercializzazione, anche organizzata in associazioni di produttori, in cooperative e in consorzi”.
Si tratta della competenza professionale più aderente all’idea di “consulenza aziendale” voluta dall’Unione Europea per dare concreta attuazione alle strategie di sviluppo del settore agro-alimentare, attraverso un’azione di stimolo della competitività che possa permettere agli agricoltori, ai giovani agricoltori, ai silvicoltori, alle PMI operanti nelle aree rurali di migliorare la gestione sostenibile, la performance economica e ambientale delle loro aziende.
Il ruolo del dottore agronomo e del dottore forestale assumerà pertanto, una connotazione sempre più strategica all’interno della PMI agroalimentare italiana, favorendo il passaggio dall’impresa monocratica a una organizzazione ibrida nella quale l’imprenditore, attraverso l’assistenza del professionista, può contare su un valido supporto in relazione alle scelte che potranno decretare il successo o l’insuccesso dell’iniziativa economia.

Foto di Elevate

Il progetto PILOT al tempo del COVID-19: da progetto “pilota” a “covid business center” per le imprese agroalimentari.
Non posso ignorare in quest’articolo, gli eventi connessi all’emergenza pandemica che ha travolto l’Italia e il mondo intero, obbligandoci ad affrontare una crisi sanitaria, sociale ed economica senza pari, almeno a memoria d’uomo.
I recenti fatti hanno dimostrato che le aziende capaci di contenere gli effetti della recessione da COVID-19 sono state quelle in grado di mettere in campo risposte immediate e spesso anche radicali.
Tra le aziende aderenti al PILOT, si segnalano le seguenti azioni di contrasto alla recessione da COVID-19:

  • l’azienda agricola Famiglia Ferraro s.s. dedita alla coltivazione di grano duro antico per la successiva trasformazione in farina, ha ingegnerizzato una nuova combinazione di marketing mix per un produttore di biscotti che opera sui mercati internazionali e un nuovo blend per i panifici;
  • il produttore di birra artigianale “Agrifarm Incaria”, che opera sul canale hotel, restaurant e catering (Ho.Re.Ca), tra i settori maggiormente colpiti dalla recessione anche in seguito al periodo di lockdown, ha implementato un sito e-commerce per raggiungere direttamente il consumatore finale;
  • l’azienda agricola Romano, altra impresa aderente al PILOT, anch’essa operante, anche se in misura non prevalente, sul canale Ho.Re.Ca, ha messo in esecuzione un sito e-commerce B2C per contenere la riduzione delle vendite sul cliente “ristorante”.
    Questo è stato possibile grazie all’utilizzo del digitale che ha permesso di reingegnerizzare in maniera rapida ed efficace il modello di business delle imprese aderenti al PILOT, ottimizzando al contempo le risorse disponibili.

A dimostrazione dell’estrema attualità del progetto PILOT, si cita il recente protocollo d’intesa tra il Dipartimento SAAF dell’Università di Palermo10, MPHIM+, la società Progetti e Finanzia Italia Srl e gli ordini Provinciali dei Dottori Agronomi e Forestali delle Provincie di Agrigento, Caltanissetta, Palermo e Trapani, per l’attivazione di un incubatore d’impresa denominato ESCUBE+ COVID-19 sorretto da un team di assistenza alle PMI del comparto agroalimentare, composto dai laureandi e dai Dottori Agronomi e Dottori Forestali, in grado di prestare assistenza a 20 aziende del settore agroalimentare.
L’obiettivo del progetto è quello di sostenere e facilitare nelle aziende aderenti l’adozione di nuovi modelli di business in grado di fronteggiare lo shock di domanda causata dalla recessione da COVID-19, assicurando la continuità aziendale.
In ultima analisi, è utile sottolineare, alla luce dei recenti risvolti dell’economia nazionale, quanto sia importante completare il percorso iniziato da CONAF in Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati appena un anno fa, con la richiesta di inserimento della figura professionale dei dottori agronomi e dottori forestali negli albi e nei registri per la gestione delle aziende in crisi, in modo che si possa dare il nostro contributo anche in materia di risk management e soprattutto nelle imprese agroalimentari, in questo momento particolarmente delicato per il nostro paese.

  • l’azienda agricola Famiglia Ferraro s.s. dedita alla coltivazione di grano duro antico per la successiva trasformazione in farina, ha ingegnerizzato una nuova combinazione di marketing mix per un produttore di biscotti che opera sui mercati internazionali e un nuovo blend per i panifici;
  • il produttore di birra artigianale “Agrifarm Incaria”, che opera sul canale hotel, restaurant e catering (Ho.Re.Ca), tra i settori maggiormente colpiti dalla recessione anche in seguito al periodo di lockdown, ha implementato un sito e-commerce per raggiungere direttamente il consumatore finale;
  • l’azienda agricola Romano, altra impresa aderente al PILOT, anch’essa operante, anche se in misura non prevalente, sul canale Ho.Re.Ca, ha messo in esecuzione un sito e-commerce B2C per contenere la riduzione delle vendite sul cliente “ristorante”.
    Questo è stato possibile grazie all’utilizzo del digitale che ha permesso di reingegnerizzare in maniera rapida ed efficace il modello di business delle imprese aderenti al PILOT, ottimizzando al contempo le risorse disponibili.
A dimostrazione dell’estrema attualità del progetto PILOT, si cita il recente protocollo d’intesa tra il Dipartimento SAAF dell’Università di Palermo , MPHIM+, la società Progetti e Finanzia Italia Srl e gli ordini Provinciali dei Dottori Agronomi e Forestali delle Provincie di Agrigento, Caltanissetta, Palermo e Trapani, per l’attivazione di un incubatore d’impresa denominato ESCUBE+ COVID-19 sorretto da un team di assistenza alle PMI del comparto agroalimentare, composto dai laureandi e dai Dottori Agronomi e Dottori Forestali, in grado di prestare assistenza a 20 aziende del settore agroalimentare.
L’obiettivo del progetto è quello di sostenere e facilitare nelle aziende aderenti l’adozione di nuovi modelli di business in grado di fronteggiare lo shock di domanda causata dalla recessione da COVID-19, assicurando la continuità aziendale.
In ultima analisi, è utile sottolineare, alla luce dei recenti risvolti dell’economia nazionale, quanto sia importante completare il percorso iniziato da CONAF in Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati appena un anno fa, con la richiesta di inserimento della figura professionale dei dottori agronomi e dottori forestali negli albi e nei registri per la gestione delle aziende in crisi, in modo che si possa dare il nostro contributo anche in materia di risk management e soprattutto nelle imprese agroalimentari, in questo momento particolarmente delicato per il nostro paese. ]]>
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Carmela Pecora – Consigliere CONAF Coordinatore del dipartimento Trasferimento della ricerca e innovazione professionale
Eleonora Pietretti – Centro Studi CONAF

Quali sono problematiche prioritarie del settore agroalimentare e forestale in cui si dovrebbe intervenire con l’innovazione?
Per far fronte alle sfide che attendono agricoltori, silvicoltori, industrie alimentari e bioindustria occorrono nuove conoscenze da applicare sul campo, in grado di garantire l’uso sostenibile delle risorse e la qualità dei servizi ecosistemici e al contempo sopperire alle problematiche prioritarie del settore agroalimentare e forestale.
In tal senso, secondo il nostro parere, la competitività professionale è la chiave di volta dell’innovazione in un contesto economico sempre più complesso che deve contribuire alla sicurezza alimentare e mettere la popolazione rurale in grado di sviluppare e diversificare la propria economia.
Tutto questo deve avvenire nell’ottica dello sviluppo sostenibile tramite la ricerca e l’innovazione, che dovranno diventare usuale prassi operativa nella professione del Dottore Agronomo e del Dottore Forestale.
Significa “modellizzare” e declinare la professione verso prestazioni professionali elevate, di qualità, che siano attente a perseguire tre obiettivi fondamentali:
1) garantire una produzione alimentare “sicura”.
La sicurezza alimentare, food security, intesa sia nella sua accezione più ampia come la possibilità di garantire in modo costante e generalizzato cibo per soddisfare il fabbisogno energetico di cui l’organismo necessita.
La sicurezza alimentare, food safety, intesa anche come sicurezza igienico-sanitaria degli alimenti e dei mangimi, nell’ottica di filiera integrata ambientale
2) assicurare una gestione sostenibile delle risorse naturali.
La finalità è lo sviluppo sostenibile che deve soddisfare i bisogni attuali senza compromettere i bisogni e le aspettative delle future generazioni. Questo richiede una pianificazione e una gestione responsabile delle risorse che preveda un bilanciamento tra lo sfruttamento delle fonti tradizionali e di quelle alternative tenendo in considerazione gli aspetti di disponibilità, economicità e impatto ambientale, senza quindi perdere di vista l’importanza e la salvaguardia della biodiversità.
3) contribuire alla sostenibilità sociale mediante la promozione dello sviluppo territoriale socio-economico equilibrato.
La realizzazione di questi obiettivi richiede la creazione, la condivisione e l’applicazione di nuove conoscenze, nuove tecnologie, nuovi prodotti e nuovi modi di organizzare, apprendere e cooperare.
A tal fine, è fondamentale ideare una professionalità volta alla diffusione di nuovi modelli di sviluppo sostenibile che siano in grado di rispondere alle esigenze della pratica agricola e rurale e alle funzioni sociali nei confronti della collettività.

Del sistema della conoscenza, altrimenti denominato filiera dell’innovazione, quali sono i segmenti più deboli, quali quelli meglio strutturati?
Le prestazioni dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, così come tutte le professioni intellettuali, si distinguono da altri servizi per una decisa caratteristica: garantire la soluzione di un problema sulla base di un sapere che esplica un contenuto creativo o inventivo. Ed è proprio questo approccio a costituire gli elementi saldi e meglio “strutturati” del sistema della conoscenza: la progettazione di nuovi modelli di sviluppo sostenibile sono la chiave di volta in grado di sopperire alle sfide del futuro e promuovere un’attività professionale 4.0.
Il CONAF ritiene che siano la qualità del lavoro del professionista e l’applicazione del sapere gli elementi di garanzia per una professione volta all’innovazione, allo sviluppo sostenibile e al superamento degli aspetti deboli del sistema. La codifica delle prestazioni e gli standard prestazionali diventano la prassi operativa per la valutazione della qualità. La ricerca professionale trova fondamento nella promozione della qualità della prestazione intesa come capacità di soddisfare esigenze, di tipo morale e materiale, sociale ed economico, tradotte in determinati requisiti, concreti e misurabili, attraverso adeguati processi di regolamentazione e normazione. La conformità alle norme e l’idoneità all’agire guida il professionista a generare modelli di sviluppo sostenibile. La qualificazione nella professione 4.0 del Dottore Agronomo e del Dottore Forestale è in grado di rispondere a molteplici esigenze del mercato, a riconoscere e avvalorare il ruolo dei professionisti.
Il mercato unico europeo è caratterizzato, infatti, oltre che dalla libera circolazione di beni materiali, servizi e risorse finanziarie, anche dalla libera circolazione delle risorse umane.

Serre sperimentali per le colture a basso consumo idrico (Israele 2029)

Qual è l’impegno della vostra organizzazione nei riguardi di queste tematiche?
Alla luce di tutte le considerazioni sopra esposte, il nostro impegno è diffondere e promuovere all’intera Categoria l’applicazione di modelli di sviluppo sostenibile ad ogni prestazione professionale del Dottore Agronomo e del Dottore Forestale, che deve necessariamente prevedere le seguenti fasi:
1. Definizione degli obiettivi
Qualsiasi approccio razionale alla soluzione dei problemi presuppone la preventiva definizione degli obiettivi perseguibili sempre nel rispetto dei principi universali della professione codificati nella Carta Universale dell’Agronomo.
2. Analisi del sistema
Questo è il punto cruciale nel quale risiede la sostanza della professione del Dottore Agronomo e del Dottore Forestale. L’analisi del sistema prevede una visione olistica del contesto in cui si intende operare: l’azione del Dottore Agronomo e del Dottore Forestale non è limitata alla soluzione del problema e neppure contestualizzata alla mera esecuzione dell’idea progettuale. L’azione del Dottore Agronomo e del Dottore Forestale si distingue dalle altre categorie per l’approfondimento progressivo del proprio lavoro che non è solo l’inserimento dell’opera umana in un contesto antropizzato ma anche l’impostazione futura di attività che incideranno sul paesaggio e sull’ambiente, per cui l’esecuzione della prestazione deve contemperare la salvaguardia degli ecosistemi naturali, la tutela della storia degli ambienti e dei paesaggi. Facendo l’esempio di una modesta opera come la realizzazione di un semplice muro di sostegno, se l’Ingegnere si occupa prioritariamente del calcolo del muro, o l’Architetto potrebbe inserire tale opera in un contesto antropizzato, il Dottore Agronomo e il Dottore Forestale, oltre a questi aspetti, valuta anche l’ecosistema naturale e le interferenze possibili. Quindi, se alcune professioni si concentrano sulla realizzazione dell’opera affinché sia funzionale all’uso, (il muro di sostegno realizzato ai lati della strada comunale è funzionale alla stabilità e alla circolazione delle macchine), i Dottori Agronomi ed i Dottori Forestali tengono conto non del solo aspetto esecutivo e funzionale, ma anche dell’aspetto ambientale (impatto sull’ecosistema, interruzione dei corridoi ecologici, gestione futura degli ambiti agricoli). E’ questo approccio che genera i nuovi modelli di sviluppo sostenibile. Va sottolineato che la progettazione va intesa non solo in campo edilizio, ma in qualsivoglia settore di attività che può anche non necessitare di opere strutturali (filiere produttive, progetti di valorizzazione dei prodotti tipici, definizione di procedure di certificazione, ecc.). Anche le fasi successive non prescindono da questo tipo di orientamento professionale sempre tenendo conto dei principi etici che regolano la professione.
3. Formulazione dell’ipotesi progettuale
Questa fase è comune a tutte le prassi progettuali e consiste nella definizione di un ventaglio di opzioni di approccio alla soluzione del problema.
4. Scelta della soluzione progettuale
È il momento topico della valutazione della prestazione professionale risultante dall’analisi comparativa delle varie opzioni possibili anche con l’analisi dei relativi costi sia economici che sociali ed ambientali.
5. Redazione e presentazione della soluzione progettuale
L’aspetto comunicativo è fondamentale per illustrare la scelta progettuale con adeguate motivazioni. La tecnica redazionale diventa un aspetto rilevante della professione rendendo comprensibili le scelte anche alla platea non tecnica.
6. Valutazione dei costi
Anche nel campo dei costi si apre una grande considerazione. Non si parla solo di costi economici ed esecutivi ma anche e soprattutto di impatto ambientale, di costi ambientali. La questione è sempre tener conto dell’aspetto non solo della fase esecutiva ma anche della futura gestione con riguardo sia alla tutela ambientale che al contenimento dei costi di qualsiasi natura (economici, sociali, ambientali, ecc.).
7. Valutazione del contesto normativo
Una parte importante dell’analisi deve tener conto degli aspetti normativi ed autorizzativi che nel contesto italiano assumono una rilevanza particolare e comportano notevole dispendio di energie operative nella sola fase di definizione del progetto.
8. Controllo in corso d’opera
Questa fase non è solo una direzione lavori. In questa fase si possono riscontrare problemi precedentemente non valutati e quindi il professionista deve avere la prontezza di adottare varianti di progetto non dimenticando mai l’ottica della tutela dell’ambiente e della visione olistica che deve caratterizzare l’opera del Dottore Agronomo e del Dottore Forestale.
9. Verifica del raggiungimento degli obiettivi
La fase conclusiva della prestazione deve rivolgersi alla valutazione anche critica del proprio operato per una presa di coscienza della correttezza della prassi operativa adottata con la verifica degli obiettivi raggiunti sempre nel rispetto dei principi etici che sovrintendono la professione.
Va sottolineato comunque che i contenuti sostanziali della prestazione possono essere codificati e descritti solamente nell’ambito professionale a prescindere dagli aspetti di certificazione che valutano la sola rispondenza a procedure operative e che vengono effettuati da organismi di certificazione.

Con riferimento alla diffusione e adozione dell’innovazione presso le imprese, avete qualche esperienza di eccellenza da segnalare?
Diverse sono le esperienze messe in campo dagli agronomi e dai forestali atteso il forte carattere multidisciplinare, nonché predisposizione al lavoro di gruppo che il Dottore Agronomo e il Dottore Forestale possiedono nelle diverse prestazioni professionali, ma anche grazie al percorso formativo e la propensione, quali progettisti del territorio urbano, periurbano e rurale, e quindi anche dei sistemi viventi, ad intervenire come ideatori e coordinatori in tutti i progetti in cui in trasferimento dell’innovazione diventa fondamentale per lo sviluppo sostenibile.
Un esempio calzante è la coltivazione della Patata della Sila IGP in Calabria, laddove, in un’area protetta quale quella di un Parco Nazionale, il consorzio di tutela, grazie ad un gruppo di dottori agronomi e forestali, esegue diversi monitoraggi che spaziano dallo stato idrico dei suoli a quello dei residui di agrofarmaci, per il miglioramento della qualità del prodotto ma anche dell’ambiente di riferimento (area protetta), attraverso risorse proprie ma anche con strumentazione e presidi forniti dall’Ente Parco Nazionale della Sila, dove i vincoli ambientali diventano sostegno ed opportunità di sviluppo sostenibile di un intero territorio. Altro esempio da segnalare è la startup DRONEBEE, nata in Toscana, ma che lavora su tutto il territorio nazionale, i cui ideatori, un dottore agronomo e un ingeghnere, hanno sviluppato servizi per l’agricoltura di precisione attraverso una flotta di droni che eseguono rilievi in campo attraverso camere spettrali con generazione di mappe ed informazioni che opportunamente analizzate e processate, sono in grado di pianificare i futuri interventi in termini di consumo idrico, nutrizione, trattamenti fitosanitari e future scelte strategiche del professionista che presta la sua consulenza.

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