carega – Coltiv@ la Professione //www.agronomoforestale.eu agronomi e forestali Wed, 13 Jan 2021 15:12:07 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 Del castagno non si butta niente //www.agronomoforestale.eu/index.php/del-castagno-non-si-butta-niente/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=del-castagno-non-si-butta-niente //www.agronomoforestale.eu/index.php/del-castagno-non-si-butta-niente/#comments Sun, 27 Sep 2020 10:34:24 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=67894 Intervista a Marco Grendele, dottore forestale e coordinatore del progetto CAREGA

Bisogna mantenere una prospettiva a 50 anni, come siamo abituati a fare da dottori forestali, e capire che questo progetto è prima di tutto un investimento sul territorio.

L’intervista è un approfondimento dell’articolo che descrive il progetto CAREGA


Che tipo di boschi ci sono in quella zona?
I boschi dell’alto vicentino sono boschi di castagno che fino a 40 anni fa avevano un buon mercato per la paleria, in particolare li acquistava la SIP per le linee telefoniche.
Purtroppo, in questi decenni la situazione è cambiata. La domanda è crollata da quando i pali non sono più realizzati in legno. A ciò si unisce la parcellizzazione fondiaria e il fatto che i proprietari hanno abbandonato il mestiere.
Tutti questi fattori hanno contribuito alla mancata la gestione forestale in questi decenni che ha peggiorato la qualità del soprassuolo e oggi sono pochi gli esemplari di castagno di buona qualità commerciale.
Così, per un piccolo proprietario è difficile trarre reddito dal bosco e lo lascia incolto, agevolando questa spirale.

Come mai avete scelto di valorizzare il bosco untando sulla carbonella?
Non vogliamo valorizzare il bosco con la carbonella, perché il ritorno vero si ha con il legno di prima qualità. Però abbiamo pensato alla carbonella, in quanto è un prodotto che consente di utilizzare tutto il legname esboscato, riuscendo a dare valore al “prodotto di scarto” che oggi è una parte molto rilevate del totale.
In questo modo pensiamo di riuscire a dare comunque un reddito ai proprietari, riattivando l’economia del bosco. Così facendo, ricominciando a entrare nel bosco, sarà possibile ricominciare a fare gestione forestale e nell’arco di alcuni decenni si potrà migliorare la qualità complessiva del soprassuolo. Naturalmente bisogna mantenere una prospettiva a 50 anni, come siamo abituati a fare da dottori forestali, e capire che questo progetto è prima di tutto un investimento sul territorio.

E il problema della frammentazione?
Il progetto nasce con un finanziamento del PSR, misura 16, che ha due obiettivi: il primo, come già accennato, è di trovare un sistema innovativo per produrre la carbonella; il secondo è di incidere sulle difficoltà derivanti dalla proprietà fondiaria.
Per risolvere questo ostacolo, abbiamo pensato di utilizzare un contratto in cui il proprietario “passivo”, colui tende a non effettuare alcun tipo di intervento in bosco, in cambio di una remunerazione cede la gestione all’associazione forestale vicentina, partner del progetto. È un modello già utilizzato in altre aree con modalità simili, come il contratto di rete della Valtellina o i contratti di assistenza forestale pluriennale in Renania-Palatinato.
Il piccolo proprietario, che non avrebbe strumenti né le superfici per poter ricavare un reddito adeguato dal bosco avrà un ritorno economico certo dalle sue proprietà.
L’associazione, invece, sarà capace di accorpare i fondi e gestire superfici maggiori e, quindi, lavorare con migliori economie di scala. Si potrà valorizzare al meglio il legno di prima qualità, avendo capacità contrattuali più forti e, grazie alla carbonella e al sottoprodotto calore, avere due ulteriori voci di ricavo.

Dalle vostre analisi, che ritorno vi aspettate?
Al momento è difficile dirlo, sarà proprio uno degli obiettivi del progetto, anche se le nostre valutazioni preliminari ci incoraggiano.
La carbonizzazione è una pratica che mira a migliorare le caratteristiche del materiale di partenza, trasformando la biomassa in un prodotto carbonioso di alta qualità, così uno dei settori maggiormente responsabile dello sfruttamento delle risorse di biomassa legnosa al mondo è il mercato del carbone.
Secondo la FAO (2014), la produzione mondiale di carbone nel 2014 è stata di oltre 50 milioni di tonnellate. Le stesse statistiche vedono l’Africa come il continente in grado di produrre la quantità maggiore a livello globale, rappresentando oltre il 56% della produzione mondiale.
L’importazione di carbone in Europa ammonta a circa 1,3 milioni di t/a, corrispondente a un valore economico di circa 520 milioni di dollari ogni anno.
In Italia nel 2012 si è avuta una produzione di 16.000 tonnellate di carbone vegetale e un consumo di circa 70.000 ton con livelli di importazione pari 60.000 tonnellate e con un export pari a 1.000 tonnellate.

Analisi del mercato in Italia: l’attuale mercato del carbone vegetale, individuando e analizzando le principali caratteristiche dei prodotti presenti oggi sul mercato e venduti dalla Grande Distribuzione Organizzata e tramite piattaforme online.
A partire da cippato di grandi dimensioni, l’impianto può produrre 50 kg di carbone di legna all’ora attraverso un processo di riscaldamento a biomassa

Che caratteristiche avrà il prodotto che metterete sul mercato? Che innovazioni state testando?
Come detto, oggi la carbonella che si acquista proviene quasi tutta dal legno africano o, in seconda battuta, sudamericano. Noi invece produrremo una carbonella vegetale derivante da legno locale, a filiera corta e proveniente da foreste certificate PEFC.
Ci siamo accorti, infatti, che l’origine della carbonella è ignota al consumatore finale, che praticamente non conosce nessuna fase produttiva. Per la prima volta, offriremo un prodotto trasparente e sostenibile, di cui è dichiarata sia la provenienza che l’intera filiera.
Da un punto di vista tecnologico, invece, uno dei partner ha realizzato un carbonizzatore innovativo, capace di lavorare a ciclo continuo. Questo prototipo da un lato semplifica la produzione e la rende più vantaggiosa e dall’altro consentirà di valorizzare anche il calore, che può diventare un sottoprodotto per riscaldare edifici, scuole, piscine.
Rendendo l’intero ciclo ancor più sostenibile.


Marco Grendele, coordinatore del progetto CAREGA

Come mai una parte del progetto prevede le lezioni nelle scuole?
Ci siamo resi conto che quando si parla di un taglio nel bosco, spesso, si usa il termine “deforestazione”.
L’errore di linguaggio ci ha fatto capire che è necessario accompagnare questi progetti anche lavorando per ricreare una cultura della gestione forestale.
In fondo, i risultati di questo progetto li godranno proprio i nostri bimbi, tra 40 o 50 anni.

]]>
//www.agronomoforestale.eu/index.php/del-castagno-non-si-butta-niente/feed/ 2
Rivitalizzare la value-chain del legno delle Piccole Dolomiti con la produzione locale di carbone di legna //www.agronomoforestale.eu/index.php/rivitalizzare-la-value-chain-del-legno-delle-piccole-dolomiti-con-la-produzione-locale-di-carbone-di-legna/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=rivitalizzare-la-value-chain-del-legno-delle-piccole-dolomiti-con-la-produzione-locale-di-carbone-di-legna //www.agronomoforestale.eu/index.php/rivitalizzare-la-value-chain-del-legno-delle-piccole-dolomiti-con-la-produzione-locale-di-carbone-di-legna/#respond Mon, 07 Sep 2020 15:57:42 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=67877 Articolo tratto dalle Good Practice promosse da Euromontana
Per approfondire, c’è l’intervista al coordinatore Marco Grandele

Oggi i boscaioli vogliono ripristinare la catena del valore del legno utilizzando gli scarti per produrre carbone localmente.

L’economia circolare del legno
In Veneto, il legno di castagno è stato ampiamente utilizzato in passato per produrre pali, mobili, infissi e altre forme di impieghi artigianali, ma la concorrenza globale ne ha via via ridotto l’importanza.
I dottori forestali riuniti nel progetto Progetto CAREGA (Carbonella certificata per l’Attivo Recupero dell’Economia e della Gestione Ambientale delle piccole dolomiti) oggi vogliono cercare di rivitalizzare i territori emarginati attraverso la creazione di nuove opportunità di business basate sullo sfruttamento sostenibile del legno locale.
Per migliorare l’impiego del legno nella realizzazione di mobilio e favorire l’utilizzo dei residui del legno, si sta sviluppando un prototipo di impianto per la produzione di carbone di legna locale: a partire da cippato di grandi dimensioni, l’impianto può produrre 50 kg di carbone di legna all’ora attraverso un processo di riscaldamento a biomassa.
Inoltre, poiché molti appezzamenti sono certificati PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification), l’obiettivo è di utilizzare il più possibile i residui di legno di queste foreste. Questo permetterebbe di vendere carbone di legna certificato PEFC e di mettere un nuovo prodotto sostenibile sul mercato regionale, promuovendo al contempo la gestione sostenibile del legno.

L’idea nasce da alcuni proprietari che, stanchi di vedere i propri boschi malati, abbandonati e svalorizzati decidono di cercare possibili soluzioni e riprendere un’attività che in passato aveva consentito di vivere e mangiare anche nelle zone più impervie delle nostre montagne.
Perché le attività boschive, soprattutto la castanicoltura, sono sempre state tra le principali attività di reddito/consumo per la gente di montagna.

Un prodotto a “chilometro zero” da immettere sul mercato
Il carbone di legna così prodotto sarà fornito innanzitutto agli stakeholder locali per una fase di sperimentazione, al fine di ottenere feedback sulla qualità del prodotto. I rivenditori comunicheranno l’esistenza di questo prodotto locale e proporranno ai clienti di compilare un sondaggio anonimo per valutare l’attrattiva del prodotto. Sarà inoltre organizzato un tour con gli operatori locali per far conoscere la catena del valore del carbone locale e il contesto storico-naturale di Piccole Dolomiti.
I partner CAREGA individueranno inoltre i potenziali acquirenti e analizzeranno le opportunità e le sfide del mercato, in particolare la disponibilità degli operatori a pagare per un carbone prodotto localmente.
Infine, si cercherà di raggiungere un pubblico più ampio per coinvolgerlo sull’importanza della gestione forestale. Nelle scuole primarie della regione sono previste 12 ore di lezioni di silvicoltura per informare gli alunni sulle foreste del loro territorio, sensibilizzare i giovani sul patrimonio naturale e sulla tutela dell’ambiente e diffondere l’idea dell’innovazione tra le giovani generazioni; l’approccio di promozione scelto è una strategia integrata che mira a sottolineare l’importanza del patrimonio regionale, della gestione sostenibile delle foreste e del consumo locale.

Il team CAREGA

Il progetto CAREGA
Guidato dall’Associazione Forestale Vicentina, riunisce aziende forestali, ricercatori e organizzazioni no profit. Il progetto è un EIP AGRILocal Operational Group interamente finanziato nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020.

]]>
//www.agronomoforestale.eu/index.php/rivitalizzare-la-value-chain-del-legno-delle-piccole-dolomiti-con-la-produzione-locale-di-carbone-di-legna/feed/ 0