Cipriani – Coltiv@ la Professione //www.agronomoforestale.eu agronomi e forestali Mon, 15 Mar 2021 14:44:53 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 Un patto di sussidiarietà tra professioni e pubblica amministrazione //www.agronomoforestale.eu/index.php/un-patto-di-sussidiarieta-tra-professioni-e-pubblica-amministrazione/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=un-patto-di-sussidiarieta-tra-professioni-e-pubblica-amministrazione //www.agronomoforestale.eu/index.php/un-patto-di-sussidiarieta-tra-professioni-e-pubblica-amministrazione/#respond Wed, 17 Feb 2021 17:02:02 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=68027 di Marcella Cipriani, Vicepresidente CONAF

La dotazione finanziaria per l’Italia è imponente, oltre 209 miliardi di prestiti e sovvenzioni che dovranno essere spesi in riforme e investimenti entro il 2026. L’Italia ha predisposto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che ha inviato in bozza a Bruxelles e che è ancora in discussione nelle sedi parlamentari.

Qual è la strada migliore per non rischiare di restituire i soldi non investiti, analogamente a quanto si rischia ogni volta con i soldi della politica agricola comune?

Burocrazia che soffoca
La pubblica amministrazione ha mostrato, soprattutto negli ultimi anni, tutta la criticità di un sistema eccessivamente burocratizzato, obsoleto e senescente.
Solo la burocrazia fiscale costa ogni anno al complessivo sistema delle imprese circa 22 miliardi di euro. I debiti delle amministrazioni pubbliche nei confronti di aziende private e professionisti, non evasi per ritardi dovuti a inefficiente gestione delle procedure di pagamento, superano attualmente 30 miliardi di euro. Nel settore agricolo, lo studio pubblicato dalla Commissione europea nel 2019 “Analisi degli oneri amministrativi della Pac” dimostra che il carico di burocrazia della PAC è più pesante in Italia che nel resto d’Europa: i costi per gli adempimenti superano in media gli 800 euro l’anno e si impiegano in media 30 ore l’anno, il doppio della media europea.

gronomi  forestali
© Sigmund

Un patto di sussidiarietà
La ristrutturazione della pubblica amministrazione che comprenda il ricambio generazionale, la formazione del personale reclutato e la dotazione di una struttura efficiente dal punto di vista tecnologico si completerà fra diversi anni.
In attesa della realizzazione di questa riforma, i professionisti possono porsi con responsabilità al fianco della pubblica amministrazione con funzione di supporto e di sussidiarietà per alcune funzioni che possono accelerare i processi autorizzativi e limitare la burocrazia.
Un vero e proprio patto di sussidiarietà basato sul principio costituzionale ex art 118, che trova attuazione nella Legge 81/2017 (cd Jobs act del lavoro autonomo), che assegna alle professioni ordinistiche l’importante responsabilità di coadiuvare la pubblica amministrazioni senza aggravi di costo per lo Stato, delegando il Governo ad individuare “gli atti delle amministrazioni pubbliche che possono essere rimessi anche alle professioni organizzate in ordini o collegi in relazione al carattere di terzietà di queste”.
La costituzione di elenchi di professionisti per funzioni delegate in relazione alla preparazione, alla adeguatezza delle singole professioni e dei singoli professionisti, con la massima trasparenza e con la evidenza degli eventuali conflitti di interesse sarà di supporto all’azione amministrativa, anche per la valutazione e istruttoria dei progetti da finanziare, consentendo così di erogare servizi rapidi e di maggiore qualità in una prospettiva di recupero di efficienza della struttura pubblica indispensabile per far ripartire il Paese.

Al fianco della PA
Ci sono certamente le certificazioni varie, alle valutazioni di conformità e alle autorizzazioni ambientali quali atti di competenza della pubblica amministrazione e delegabili ai professionisti dell’area tecnica secondo il principio di sussidiarietà.
Oltre a queste, però, importanti per la semplificazione delle procedure, sono la tenuta e l’aggiornamento del fascicolo aziendale delle aziende agricole da parte dei liberi professionisti e la certificazione delle superfici e certificazioni agroambientali per la definizione dei titoli di pagamento delle domande PAC e agroambientali effettuati con volo del drone.
La recente ulteriore limitazione dell’accesso al fascicolo aziendale da parte di AGEA che con convenzione con i CAA, riserva l’accesso al solo personale dipendente, sembra invece andare nella direzione opposta alla semplificazione limitando fortemente l’accesso ai dati.

Riprogettare il Sistema Informativo Agricolo Nazionale
Il Recovery Plan è anche l’occasione per riprogettare il Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN), che diventa struttura digitale strategica nazionale.
L’impegno di ciascun soggetto partecipante al SIAN dovrebbe essere quello di rendere circolanti le informazioni avendo ben presente l’individuazione delle responsabilità connesse alla titolarità dei dati, analogamente a quanto accade per il cassetto fiscale in cui confluiscono i dati del contribuente che possono essere visionati ed integrati dal commercialista libero professionista, in un’ ottica di sistema.
Così, la transizione digitale realizzata attraverso una reale semplificazione e un corretto utilizzo dei dati, sarà a vantaggio dell’imprenditore, delle amministrazioni e del territorio. Il fascicolo aziendale diventerà, quindi, uno strumento in cui si integrano i dati anagrafici, fiscali, territoriali, dati di progetto e di monitoraggio, di valore immobiliare forniti anche dal professionista, permettendo di analizzare l’azienda e la sua potenzialità anche attraverso la storia delle sue trasformazioni e i suoi valori nel tempo.

© Neil Thomas

Il piano finanziario Next Generation EU, istituito dal regolamento (UE) 2020/2094, integra il Quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027 e finanzierà il dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility) e il REACT-EU(regolamento (UE) 2020/2221) che assegna risorse supplementari, per gli anni 2021-2022, alla politica di coesione, allo scopo di rafforzare l’economia e l’occupazione nelle regioni maggiormente colpite dalla pandemia COVID-19.
Pertanto, ciascuno Stato membro ha il compito di predisporre un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR – Recovery and Resilience Plan) per definire un pacchetto coerente di riforme e investimenti pubblici per il periodo 2021-2026, che può includere anche regimi pubblici volti a incentivare gli investimenti privati, purché in linea con la disciplina degli aiuti di Stato.

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Agronomi e forestali: l’evoluzione della professione //www.agronomoforestale.eu/index.php/agronomi-e-forestali-levoluzione-della-professione/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=agronomi-e-forestali-levoluzione-della-professione //www.agronomoforestale.eu/index.php/agronomi-e-forestali-levoluzione-della-professione/#respond Fri, 03 Aug 2018 15:11:30 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=66971 La figura dell’agronomo ha attraversato diverse fasi nel tempo, in funzione della sensibilità della società alla produzione primaria.
Già alla fine dell’ottocento gli agronomi mettevano in atto le buone pratiche agricole sviluppate all’estero, attuavano grandi bonifiche idrauliche, studiavano il miglioramento genetico, applicavano la meccanizzazione agricola. L’agronomo era una figura professionale prevalentemente legata alla produzione di cibo, in un momento in cui l’approvvigionamento alimentare era la questione più importante per il Paese.
Nel 1976 entra nello stesso albo professionale degli agronomi la figura del Dottore Forestale, la gestione dei boschi e la pianificazione del territorio diventano prerogative di questa figura professionale, mentre qualche anno più tardi appaiono le prime valutazioni di impatto ambientale.

I nuovi strumenti di lavoro
L’agronomo inizia a considerare le relazioni tra i diversi agroecosistemi e le compatibilità degli interventi e delle pratiche agricole sul territorio, ma contemporaneamente il soddisfacimento alimentare depotenzia il suo ruolo progettuale e lo relega alle perizie e stime per i tribunali.
La svolta si ha nei primi anni Novanta, periodo in cui viene introdotta la politica agricola comunitaria (PAC) con l’aiuto diretto agli agricoltori, rendendo necessaria una figura professionale che sviluppasse la programmazione tecnico aziendale, che gestisse il sistema dei controlli agroambientali e che rispondesse alle questioni ambientali poste dalla comunità europea con l’emanazione delle direttive sulla protezione delle acque, sui rifiuti, sulle valutazioni ambientali. Infatti, le regolamentazioni europee sulla qualità dei prodotti agricoli, sulla sicurezza alimentare e sul metodo di produzione biologico definiscono i nuovi strumenti di lavoro dell’agronomo, cambiandone radicalmente l’approccio alla produzione del cibo. Inoltre, lo spopolamento delle aree interne che ha creato problemi di manutenzione territoriale e dissesto idrogeologico definisce per il dottore agronomo e dottore forestale una nuova prospettiva di pianificazione territoriale e forestale.

Professione al femminile
Così come evolve la professione, cambiano gli interpreti: ad esempio, dagli anni ‘90 ad oggi la presenza delle donne è raddoppiata e l’evoluzione della professione sarà sempre di più a vantaggio della componente rosa, soprattutto per gli aspetti della professione legati all’alimentazione e alla sicurezza alimentare, in virtù della sensibilità femminile ai temi dell’educazione alimentare e della nutrizione. Basti pensare che ormai da un quinquennio la percentuale delle donne immatricolate nei diversi corsi di lauree delle scienze agrarie sfiora il 50% (dati MIUR).

L’agronomo di città
Si evolvono anche gli ambiti di attività: la visione del settore agricolo e della professione di dottore agronomo e dottore forestale fino al 2030 prende forma attorno alla figura dell’agronomo di città che rivoluziona il concetto di dimensione agricola.
La produzione di cibo nelle città sarà frutto non solo delle esigenze di approvvigionamento, ma del fabbisogno sempre più impellente del cittadino di riappropriarsi della coscienza di ciò che mangia e del sistema con cui viene prodotto; pertanto ci sarà necessità del professionista che declini l’agronomia e l’arboricoltura urbana che non possono prescindere dallo sviluppo di nuove tecnologie applicate alla nuova dimensione di produzione del cibo.

Ambiente e sicurezza del territorio
Questo è l’agronomo del futuro, un professionista in grado di interpretare ed applicare il progresso tecnologico, alla produzione alimentare in contesti diversi da quello rurale tradizionale, garantendo, al contempo, qualità, sicurezza e salubrità degli alimenti e della vita in generale.
Ambiti di attività in evoluzione anche quelli che riguardano ambiente e della sicurezza del territorio: lo sviluppo di tecnologie agronomiche e forestali per la riduzione del rischio idrogeologico, nuove tecniche di recupero e smaltimento reflui, sistemi per la previsione e la riduzione del rischio naturale, monitoraggio dei cambiamenti climatici.
In questo ambito l’innovazione tecnologica alla base della professione risiede nei sistemi informativi territoriali e di monitoraggio ambientale, nella agricoltura di precisione e utilizzo di droni.

Preparazione e resilienza
Le nuove sfide per l’agronomo del futuro sono preparazione e resilienza, acquisite con una formazione di base che fornisca strumenti e metodologia, una formazione professionale continua che accompagni l’agronomo ai continui e veloci mutamenti delle esigenze del mondo agricolo; esigenze a cui Università e Ordine devono far fronte potenziando sempre più il ruolo della progettazione agronomica, e del trasferimento delle nuove idee in soluzioni applicative e metodologie innovative.

Pubblicato sul suppl. 1 al 37 dicembre 2017, di terra vita

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