emissioni – Coltiv@ la Professione //www.agronomoforestale.eu agronomi e forestali Mon, 14 Sep 2020 15:59:53 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 Conoscere le emissioni in agricoltura //www.agronomoforestale.eu/index.php/conoscere-le-emissioni-in-agricoltura/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=conoscere-le-emissioni-in-agricoltura //www.agronomoforestale.eu/index.php/conoscere-le-emissioni-in-agricoltura/#respond Thu, 18 Jun 2020 14:38:12 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=67809 di Manuel Bertin

Nella lotta ai cambiamenti climatici e alla sostenibilità ambientale, l’agricoltura gioca un ruolo rilevante.
Come intervenire? Che priorità darsi?

Eleonora Di Cristofaro

A livello globale le emissioni imputabili al comparto agricolo rappresentano quasi un quarto del totale e crescono dello 0,7% all’anno, per soddisfare una domanda alimentare in continuo aumento.
In Italia, invece, il contributo al bilancio delle emissioni di gas serra si sta riducendo, ma volendo rispettare la tabella di marcia imposta dalla Strategia di decarbonizzazione, ossia emissioni nette pari a zero al 2050, questo non è sufficiente. Le domande da farsi, quindi, diventano: come intervenire? Che priorità darsi?
La prima cosa da fare, per capire come agire, è avere un quadro definito della situazione, che consenta di avere una lettura accurata dello scenario per il successivo intervento.
A questo scopo, ISPRA redige l’inventario nazionale che raccoglie i dati delle emissioni di gas serra di quasi due decenni, con un focus anche su quelle del comparto primario. Il documento aggiornato con i dati del 2018 è stato presentato qualche settimana fa, così abbiamo approfondito il tema con Eleonora Di Cristofaro, referente nazionale di ISPRA per il settore agricoltura nell’ambito dell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra e inquinanti atmosferici.

Ci descrive la situazione attuale?
Oggi, il settore agricoltura rappresenta il 7% circa delle emissioni nazionali di gas serra, pari a circa 30 milioni di tonnellate di CO2, composte in gran parte da metano (64%) e protossido di azoto (35%), e da una piccola percentuale la CO2 (1%). Queste sono originate in gran parte (79%) dagli allevamenti, mentre il 10% proviene dall’uso dei fertilizzanti sintetici.
Ai gas serra propriamente detti, si aggiunge anche l’ammoniaca, di cui il settore agricolo produce il 94% delle emissioni nazionali. Un composto che per l’80% si origina dagli allevamenti, in special modo quelli bovini, suini e avicoli.
Questa sostanza contribuisce all’eutrofizzazione e all’acidificazione degli ecosistemi e alla formazione di particolato secondario. Infatti, la direttiva europea Nec ne fissa i limiti e pone degli obiettivi di riduzione: rispetto al 2005, per l’ammoniaca sono -5% al 2020 e -16% al 2030 e per il PM2.5 sono -10% al 2020 e -40% al 2030.

L’origine delle emissioni di gas serra in agricoltura.
L’origine delle emissioni di ammoniaca in agricoltura.

Come giudica la situazione?
Col regolamento Ue Effort Sharing, l’Europa si è imposta di ridurre le emissioni complessive di gas serra dei settori ES (che sono trasporti, residenziale, agricoltura, industria non-ETS e gestione dei rifiuti) del -13% entro il 2020 e del -33% entro il 2030, sempre rispetto ai valori del 2005.
Per il 2020 possiamo dire che l’obiettivo è stato raggiunto, per il 2030 bisognerà fare degli sforzi aggiuntivi. In questo quadro, le emissioni di gas serra del settore agricoltura sono diminuite del 13% rispetto agli anni ’90. È il risultato della riduzione del numero di capi, del minore impiego di fertilizzanti azotati sintetici (-41%, ma con l’urea scesa solamente del 13%), della trasformazione nella gestione degli allevamenti e, infine, del recupero del biogas a fini energetici.
Le emissioni di ammoniaca invece, in questi trent’anni, si sono ridotte del 23%.

Negli ultimi anni, anche le emissioni in agricoltura sono sotto la lente del legislatore.
Nell’inventario nazionale delle emissioni sono più rilevanti i contributi del settore energetico, con una percentuale pari all’ 80,5%, e del settore dei processi industriali, con l’8,1% delle emissioni. È normale, quindi, che il legislatore abbia preferito iniziare ad attuare politiche di riduzione delle emissioni partendo da questi settori.
Negli anni più recenti, però, c’è stata la necessita di allargare lo spettro d’azione e così anche il comparto agricolo è stato coinvolto nelle politiche di sostenibilità, con interventi mirati a ridurre sia le emissioni di inquinanti che quelle dei gas serra.

Dove e come è possibile intervenire?
L’agricoltura è il settore con cui produciamo il cibo, per cui bisogna intervenire con accortezza.
Partendo dai dati che abbiamo, sappiamo che gli allevamenti originano i 4/5 delle emissioni ed è logico iniziare da qui per ottenere impatti sensibili.
Scomponendo le emissioni per tipologia di fonte, ai primi tre posti troviamo la fermentazione enterica (47 %), l’utilizzo di fertilizzanti sintetici e altre fonti di apporto di azoto ai suoli agricoli (28%) e la gestione delle deiezioni (19%).
Per ridurre le emissioni, quindi dobbiamo lavorare sui sistemi di allevamento, in particolare migliorando quattro fasi: l’alimentazione, i ricoveri, lo stoccaggio e lo spandimento. Per esempio, nella dieta, la sostituzione di una parte dei foraggi con i concentrati può aumentare la digeribilità e ridurre le emissioni di metano (emissioni di gas serra). Oppure, con un’alimentazione a minor contenuto proteico avremo un minore rilascio della componente azotata nelle deiezioni.
Passando alle stalle, si può intervenire rinnovando le lettiere, rimuovendo frequentemente le deiezioni e riprogettando la gestione degli spazi.
Per gli stoccaggi è fondamentale la copertura delle deiezioni e il recupero di biogas nei digestori anaerobici, due interventi che consentono di ridurre le emissioni sia di gas serra che di ammoniaca.
Arrivando al campo, c’è da stimolare la sostituzione dell’urea con i fertilizzanti con diverso tenore di azoto o con i fertilizzanti organici. In secondo luogo, adottando tecniche di agricoltura di precisione mirate sulle specifiche esigenze nutritive delle colture, sul tenore dei nutrienti del suolo e sull’apporto di nutrienti degli altri fertilizzanti, sulla migliore distribuzione del fertilizzante si potranno ridurre le emissioni di ammoniaca e di gas serra perché migliore sarà l’efficienza d’uso dell’azoto.


L’intervento di Eleonora di Cristofaro in cui sono presentati i dati relativi alle emissioni in agricoltura

Per approfondire
Il quadro italiano sull’andamento dei gas serra e degli inquinanti atmosferici dal 1990 al 2018 è un’indagine basata su due rapporti, il National Inventory Report 2020 e l’Informative Inventory Report 2020.

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