Ferretti – Coltiv@ la Professione //www.agronomoforestale.eu agronomi e forestali Thu, 17 Jun 2021 15:50:35 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 Il florovivaismo a un anno dall’inizio della pandemia da Covid-19 //www.agronomoforestale.eu/index.php/il-florovivaismo-a-un-anno-dallinizio-della-pandemia-da-covid-19/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=il-florovivaismo-a-un-anno-dallinizio-della-pandemia-da-covid-19 //www.agronomoforestale.eu/index.php/il-florovivaismo-a-un-anno-dallinizio-della-pandemia-da-covid-19/#respond Thu, 08 Apr 2021 13:59:41 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=68075 di Renato Ferretti, coordinatore dipartimento Paesaggio, pianificazione e progettazione territoriale e del verde

L’andamento del settore florovivaistico si discosta molto da quell’economia in generale e si diversifica all’interno fra la floricoltura e il vivaismo ornamentale.
Per quanto riguarda l’economia in generale, il 2020 si chiuderà con una caduta del PIL intorno al 13%. Questa crisi assieme a quella del 2008 hanno riportato il PIL procapite sotto i livelli del 1995. La crisi attuale è ancora più grave della precedente, non solo per la sua maggiore intensità, ma anche perché la sua origine è esogena al mondo dell’economia per cui la sua soluzione può venire solo dall’esterno, in particolare con la sconfitta del virus. Ciò ha fatto sì che siano molte le attività che hanno subito – e continuano a subire – drastiche riduzioni dei propri fatturati perché in questa fase sono le stesse regole di mercato a essere state sospese dall’emergenza sanitaria.
Poiché però, superata l’emergenza, le regole di mercato torneranno a operare, è necessario che le attività produttive rimangano vive per essere in grado di riprendere la propria attività.
Per lo specifico dell’agricoltura, i dati disponibili confermano cadute del settore agricolo e agroalimentare meno pesanti di quelle avvertite da altri settori. In generale diciamo intorno all’1%, altrettanto per l’occupazione con dinamiche migliori di quelle del resto dell’economia.

Florovivaismo e vivaismo ornamentale
Per quanto riguarda il florovivaismo siamo di fronte a una situazione che ha visto perdite differenziate perché nel primo periodo di lockdown, soprattutto i prodotti stagionali sono stati irrimediabilmente persi e questo è continuato per i fiori recisi e per le piante fiorite anche successivamente a causa dell’impossibilità di fare cerimonie e del sostanziale annullamento delle ricorrenze. A spingere il settore sono le esportazioni, soprattutto per il settore dei fiori e piante in vaso, e il ritorno alla cura di giardini e balconi per il reciso sul fronte nazionale.
Per quanto riguarda il vivaismo ornamentale le cose, dopo la grande paura del marzo e aprile scorsi, sono piano piano migliorate e nella seconda parte dell’anno è stato quasi interamente recuperato il fatturato perso nella primavera. Le cause sono principalmente tre: il mercato interno, con una domanda proveniente principalmente da garden center; l’attivarsi dei Comuni, grazie alle misure messe in campo per il contrasto al cambiamento climatico da diverse Regioni (Toscana, Emilia, Lombardia, ecc.); il crescere dei mercati esteri con fatturati che alla fine si sono sostanzialmente allineati con quelli del 2019. La domanda estera proviene principalmente dai paesi del Nord Europa (Olanda, Germania, Francia) con calo di quella proveniente dal blocco dell’Europa meridionale, mentre dai paesi dell’Est Europa e Austria la domanda si è mantenuta su livelli del 2019 invece quasi inesistente quella proveniente da Russia e Medio Oriente.

Piccole cactacee ornamentali. Foto di Victoria

In sofferenza gli investimenti di lungo periodo
Dal punto di vista delle richieste del mercato occorre evidenziare che cominciano a scarseggiare le piante di medio-grandi dimensioni che necessitano di un periodo di coltivazione lungo e quindi investimenti prolungati poco compatibili con l’attuale sistema finanziario. Ma in conseguenza della crescente domanda cominciano a mancare anche le giovani piante e le piante forestali. Alcune specie di piante come: Acer campestre, Aceri giapponesi, Pyrus calleriana, Cercis siliquastrum, Albizia julibrissim, Prunus spp., Osmanthus spp., Liriodendron tupulifera e Quercus ilex cominciano a essere delle vere rarità. In generale, le piante più richieste si confermano le sempreverdi, le piante a forma, gli arbusti ornamentali, le rose e le piante da frutto di cui ormai sono in via di esaurimento gli stock.

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Il Recovery Plan //www.agronomoforestale.eu/index.php/il-recovery-plan/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=il-recovery-plan //www.agronomoforestale.eu/index.php/il-recovery-plan/#comments Mon, 15 Feb 2021 16:49:24 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=68007 Di Renato Ferretti

L’obiettivo del Recovery Plan di ridare nuovo slancio all’economia e ai territori del Paese non può prescindere da una riforma organica del sistema Stato finalizzato alla riorganizzazione delle funzioni fra i diversi livelli istituzionali allocandole nel livello più idoneo a svolgerle e dotandolo delle necessarie risorse finanziarie.
Contestualmente occorre ridare piena funzionalità alle strutture pubbliche perché siano di supporto reale al funzionamento delle attività sociali, economiche e territoriali. Occorre che ci sia una reale semplificazione del complesso normativo e delle procedure amministrative che le attuano.
I professionisti iscritti agli ordini possono essere un punto di riferimento per le pubbliche amministrazioni in quanto garanti della qualità tecnica dei progetti e delle attività che vengono svolte anche attraverso una coerente informatizzazione e digitalizzazione delle procedure e delle attività.

Infrastrutturare il territorio
Occorre un piano per infrastrutturare il territorio orientato allo sviluppo della mobilità lenta e a basso o nullo impatto ambientale, al miglioramento dei servizi eco-sistemici del territorio che garantisca anche un adeguato assetto idrogeologico.
Per la difesa del suolo sono fondamentali le reti idrauliche agrarie e forestali, gli interventi di ripristino delle sistemazioni idraulico-forestali nonché una adeguata progettazione dei sistemi agroforestali sostenibili e ambientalmente compatibili, che costituiscono l’elemento fondante di una moderna ruralità. Con una vera politica d’innovazione e di servizi per le aree interne e marginali ridando vera vita ai borghi anche attraverso una legislazione che favorisca la multifunzionalità delle imprese agricole, artigianali, industriali e del terziario.

Occorre un piano per infrastrutturare il territorio orientato allo sviluppo della mobilità lenta ed a basso o nullo impatto ambientale – © Markus Spiske

Per le aree urbane è necessaria una riqualificazione dei tessuti degradati ed un reale sviluppo del verde funzionale sia alla ricreazione dei cittadini che alla fornitura di servizi eco-sistemici per l’intera comunità.

Riforma della P.A.
Nell’ambito della riforma della P.A. e del rinnovo delle dotazioni organiche (o del fabbisogno di personale) è necessario che all’interno delle strutture dei vari enti trovino adeguato spazio tutte le competenze professionali valorizzandole nelle varie funzioni con reale spirito meritocratico: dall’agricoltura alla sanità!

© Alexander Schimmeck

Un’unica lettura del territorio
Infine, occorre un nuovo corso della pianificazione territoriale che riorganizzi e renda organici i vari strumenti settoriali affinchè ci sia un’unica lettura del territorio finalizzata alla creazione delle migliori condizioni di vita secondo i principi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. In questo quadro deve essere allocata una innovativa politica di tutela e conservazione delle risorse naturali che superi la contraddizione fra tutela ed uso e valorizzi pienamente tutte le tecnologie dolci come la bioedilizia, l’agricoltura biologica, ecc. In questo contesto deve essere visto il tema dell’acqua sia in termini di difesa dagli eccessi dovuti ai sempre più frequenti eventi estremi che in termini di risorsa da conservare per i periodi di scarsità. Anche qui occorre una gestione pianificata e diffusa sul territorio che coinvolga i cittadini in prima persona stimolati da una gestione pubblica finalizzata alla fornitura del bene e non all’utile d’esercizio.

Ecco perché i Dottori Agronomi ed i Dottori Forestali ritengono necessario andare nella direzione esattamene opposta alla sostanziale riduzione delle risorse del Recovery Plan per la politica forestale, il rilancio dell’agricoltura e una politica di rigenerazione ispirata al verde delle città, che sono emerse in questi giorni.
Le importanti risorse del Recovery Plan debbono essere orientate ad un reale rinnovamento del nostro Paese che non può prescindere dalla riforma del sistema Stato come erogatore di servizi e regolatore delle relazioni sociali ed economiche, in grado di supportare cittadini, professionisti ed imprese nelle loro attività.
Per quanto riguarda le infrastrutture non può essere sufficiente l’elenco delle opere da finanziare ma occorre un piano strategico ispirato alla sostenibilità affinché siano di supporto ad una vera economia verde a 360 gradi.
Proprio per questo oltre ai prioritari interventi sul sistema sanitario, vogliamo chiarezza sugli interventi di riqualificazione ambientale, di mobilità sostenibile e di rigenerazione urbana e territoriale che non possono prescindere dalla pianificazione territoriale e dal ruolo centrale dell’agricoltura e delle foreste: sono questi i temi che la nostra Presidente sottoporrà ai Parlamentari.

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I dottori agronomi e i dottori forestali per il rilancio qualitativo dell’Italia //www.agronomoforestale.eu/index.php/i-dottori-agronomi-e-i-dottori-forestali-per-il-rilancio-qualitativo-dellitalia/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=i-dottori-agronomi-e-i-dottori-forestali-per-il-rilancio-qualitativo-dellitalia //www.agronomoforestale.eu/index.php/i-dottori-agronomi-e-i-dottori-forestali-per-il-rilancio-qualitativo-dellitalia/#respond Wed, 01 Jul 2020 14:27:06 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=67835 di Renato Ferretti, direttore AF Online

La ripresa economica successiva all’emergenza sanitaria necessita di incisivi interventi di semplificazione normativa e procedurale in tutti i comparti.
È indispensabile, innanzi tutto, una semplificazione del quadro giuridico nel quale operano imprese e cittadini. Fare impresa e lavorare in Italia è troppo complicato: l’oscurità, la frammentazione e la mobilità di regole che cambiano troppo spesso nel tempo e nello spazio sono uno dei principali ostacoli allo sviluppo del Paese, perché impediscono agli operatori, a tutti i livelli, di assumere e pianificare scelte consapevoli per sé e per le organizzazioni di cui fanno parte.

Le professioni, e per le nostre competenze i dottori agronomi e i dottori forestali, debbono diventare l’interlocutore imprescindibile del Governo, delle Regioni e del sistema degli Enti Locali. Dobbiamo essere la controparte con cui parlare per la semplificazione delle norme e delle regole che gravano sui cittadini, sul mondo del lavoro e delle imprese.
In tal senso, i professionisti devono essere intesi come il naturale anello di congiunzione tra l’individuo e la collettività, tra l’impresa e lo Stato: è il professionista che accompagna l’imprenditore, il commerciante, l’artigiano, il lavoratore autonomo, e, in genere, ogni privato cittadino nei momenti più significativi della propria attività economica e sociale.

Nell’attuale situazione di emergenza, proprio i professionisti potrebbero assumere un nuovo ruolo di intervento in quei settori dove il loro sapere può essere un vantaggio reale sia per i cittadini sia per le istituzioni. In particolare, nel delineare un ‘codice della pandemia’, sarebbe opportuno dedicare un’apposita riflessione all’individuazione di funzioni che la pubblica amministrazione potrebbe utilmente delegare ai professionisti, in attuazione del principio di sussidiarietà a favore dei privati cittadini e dello Stato.
Grazie alla conoscenza dei rispettivi contesti operativi, e grazie alle competenze accumulate con la formazione e l’esperienza del “saper fare”, oltre che del “sapere”, i professionisti sono già oggi portatori di serie proposte che possono significativamente accompagnare la auspicata Rinascita del Paese. Sussidiarietà e competenza possono essere le chiavi di volta di un disegno riformatore volto alla semplificazione, e sostenuto dalle professioni su molteplici versanti.

Per quanto riguarda i territori, occorre finalmente investire sui paesaggi identitari, sul patrimonio agroalimentare-zootecnico e selvicolturale, oltre che sul capitale naturale e culturale. Ciò rappresenta un’opportunità per aprire spazi occupazionali e di innovazione, conservando sempre un’ottica di sostenibilità e tutela delle risorse disponibili.
Su queste funzioni i dottori agronomi e i dottori forestali sono da sempre portatori di competenze, conoscenze e innovazione Tutto questo può essere attuato attraverso l’ammodernamento delle leggi sui parchi (legge quadro sui parchi nazionali n. 394/91) e sulla montagna (legge n. 97/1994) e accelerando sul decreto legislativo sui servizi ecosistemici (Delega al Governo per l’introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ecosistemici e ambientali).
Inoltre, gli obiettivi di incremento della qualità degli spazi pubblici (attraverso azioni di rigenerazione urbana), delle prestazioni energetiche (attraverso la promozione di protocolli prestazionali), della sicurezza sismica e di quella idrogeologica (con una attenta conoscenza del territorio, per la quale non si può prescindere dalle specifiche competenze dei dottori agronomi e i dottori forestali) devono entrare nell’azione ordinaria e costante degli enti territoriali e dello Stato.
Si tratta di un ambito di straordinarie opportunità, con costi che vengono annullati dai risparmi conseguenti e con effetti rilevanti in termini di riduzione dell’inquinamento, di miglioramento della qualità della vita, di una maggiore sicurezza, di rivalutazione del patrimonio territoriale complessivo. Va promossa l’idea del consumo di suolo a “saldo zero” come motore per la rigenerazione urbana. In tale ambito, occorre valorizzare i territori agricolo-forestali, riconoscendo nella produzione agricola non un’attività antitetica alla città, ma un aspetto integrato e funzionale alla vita delle città stesse.

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L’andamento del vivaismo ornamentale nel 2018 //www.agronomoforestale.eu/index.php/landamento-del-vivaismo-ornamentale-nel-2018/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=landamento-del-vivaismo-ornamentale-nel-2018 //www.agronomoforestale.eu/index.php/landamento-del-vivaismo-ornamentale-nel-2018/#respond Mon, 25 Mar 2019 06:00:05 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=67215

Foto di Francesca Marinangeli

Articolo tratto dal numero di gennaio/febbraio 2019 di Linea Verde Magazine

I dati sull’andamento della produzione agroalimentare rilevati nei primi sei mesi dell’anno dal’Ismea danno conto di una buona performance dei nostri prodotti sui mercati esteri. Nel primo semestre le esportazioni nazionali hanno infatti superato la soglia dei 20 miliardi di euro, in aumento del 3,1% rispetto al primo semestre 2017.

L’agroalimentare all’estero
Nel primo semestre 2018 è rimasto all’interno dell’UE il 66% del valore complessivo dei prodotti agroalimentari esportati dall’Italia, raggiungendo 13,4 miliardi di euro (+4,2% su base tendenziale) nei primi sei mesi dell’anno.
La performance positiva si riscontra per tutte le principali destinazioni, a eccezione di Austria (-3,1%) e Spagna (-0,6%). Con riferimento ai principali paesi, la Germania ha aumentato le importazioni di prodotti agroalimentari italiani del 5,3% per un valore di 3,5 miliardi di euro, la Francia del 6,2% arrivando a quasi 2 miliardi di euro e il Regno Unito dell’1,1% a 1,6 miliardi di euro.
Più contenuta è la crescita tendenziale complessiva delle esportazioni verso i paesi extra UE (+1,0%), con un valore pari a circa 7 miliardi di euro. Gli incrementi sono risultati più consistenti per Canada, (+6,9% per un valore pari a 383 milioni di euro), Russia (+4,6% per 248 milioni di euro) e Svizzera (+3,6% per 783 milioni di euro).

Focus sul florovivaismo
Dal punto di vista dei consumi si è registrato anche nel 2018 un consolidamento della ripresa progressiva in un quadro macroeconomico caratterizzato dall’ aumento del reddito disponibile, da un lieve incremento della propensione al risparmio e dalla crescita del PIL.
Per quanto riguarda il florovivaismo l’export è stato di 599 milioni di euro di euro rispetto ai 570 milioni del 2017, con un incremento di circa il 5% e un saldo commerciale di 333 milioni di euro nel primo semestre 2018.
Il comparto del florovivaismo, che in Italia per oltre due terzi della produzione in valore è composto dalle piante in vaso e dal vivaismo (alberi e arbusti) – il resto è costituito da fiori e fronde freschi recisi – solo nel biennio 2016/2017 aveva mostrato lievissimi recuperi dal lato dei consumi (ma non della produzione) e più sostanziali segnali dalla domanda proveniente dai mercati esteri. Il 2018, invece ha segnato un evidente crescita positiva soprattutto nel terzo trimestre.

Chi tira, chi rallenta
Ottime performance registrate dal gruppo alberi e arbusti da esterno (+15,6%), seguito dalle piante da interno (+9,3%). Meno positivo il trend delle piante in vaso (-2,6%) che per tanti anni ha trainato l’economia del comparto.
Vi è da dire che il nuovo codice doganale, entrato in vigore nel 2016, può aver spostato parte di questa categoria in quella di alberi e arbusti. Molto positiva l’evoluzione sui mercati esteri delle fronde (+16,6%) che tornano a essere un buon prodotto nel paniere degli esportatori italiani, per questi articoli l’aumento della qualità della produzione italiana e la scelta da parte dei produttori nazionali di specie e varietà meno convenienti nei paesi terzi ha consentito di recuperare quote di mercato andate perdute nella prima decade degli anni 2000.
Per quanto riguarda le piante ornamentali, a inizio anno è stato registrato un trend positivo, sia in termini di fatturato (in media +15% rispetto allo stesso periodo del 2017) che in termini di richieste per la primavera.

Primavera climaticamente difficile
Nel mese di marzo si è attenuata la ripresa del mercato a causa del clima sfavorevole (piogge e gelo) che ha portato a ritardi nella vendita finale al dettaglio e a giacenze prolungate delle piante nei magazzini dei garden center.
A inizio primavera si sono osservati fatturati in generale crescita rispetto al 2017 nell’ordine del 5-10 % anche se, alcune aziende non hanno riscontrato sensibili variazioni per effetto delle problematiche riscontrate a marzo. Maggio e giugno positivi in termini di fatturato con incrementi medi del 10 % rispetto allo stesso periodo del 2017.
Nel secondo semestre in generale l’offerta si è concentrata sulle specie da siepe insieme ad arbusti ornamentali, piante a forma e rampicanti. Queste seguite da rose, conifere, alberature a foglia caduca e grandi alberature. Tali piante sono quelle tipicamente prodotte all’interno del distretto florovivaistico pistoiese, mentre una più bassa offerta si riscontra, per esempio, per i fiori recisi.
Rispetto allo stesso periodo del 2017 si conferma la contrazione della richiesta di alberature medio-grandi (vasi > 30-35) e un leggero aumento della richiesta di piante in vaso di piccole e medie dimensioni.

Si riduce la domanda da Russia e Medio Oriente
Per quanto concerne il mercato estero, il trend è stato in generale positivo. Per tutta la primavera si sono registrati fatturati maggiori (nell’ordine del 5-10 %) rispetto alla primavera 2017, nonostante il clima avverso tra marzo e aprile non abbia facilitato le esportazioni.
In estate le elevate temperature registrate nel Nord Europa hanno influito negativamente sulle spedizioni portando a posticiparne alcune nel mese di settembre. Durante tutto l’autunno il clima secco ha influito negativamente sulle operazioni colturali (semine e trapianti) e sulla vendita. Inoltre, l’andamento climatico anomalo che ha riguardato anche il Nord Europa ha prodotto una lieve contrazione negli ordini provenienti da questi Paesi. La domanda proveniente dai paesi europei è stabile e soddisfacente, mentre è in calo quella proveniente da Russia e Medio Oriente.

Nel mondo vivaistico è opinione comune che occorrerà dare ancora maggiore impulso al mercato interno sia attraverso la piena attuazione delle agevolazioni previste dal bonus fiscale che dalla ripresa degli investimenti pubblici nel settore del verde.

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