florovivaismo – Coltiv@ la Professione //www.agronomoforestale.eu agronomi e forestali Mon, 06 Mar 2023 12:23:13 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 La CITES e lo sguardo di empatia verso i vivaisti //www.agronomoforestale.eu/index.php/la-cites-e-lo-sguardo-di-empatia-verso-i-vivaisti/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=la-cites-e-lo-sguardo-di-empatia-verso-i-vivaisti //www.agronomoforestale.eu/index.php/la-cites-e-lo-sguardo-di-empatia-verso-i-vivaisti/#respond Fri, 10 Feb 2023 17:16:27 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=68274 di Luigi Salvatore Arcudi, consulente C.I.T.E.S. Consulting

Il Segretariato della CITES ha pubblicato il primo World Wildlife Trade Report , che fornisce approfondimenti e analisi sul commercio globale di animali e piante regolati da questo trattato internazionale. Il rapporto pilota sul commercio mondiale di specie selvatiche è stato lanciato ufficialmente alla Conferenza mondiale sulla fauna selvatica a Panama il 15 novembre 2022.
La novità interessante è che il Rapporto valorizza il lavoro di quanti propagano artificialmente le piante protette, riconoscendone il contributo a favore della conservazione delle specie e del loro habitat poiché la propagazione artificiale rende ingiustificato il prelievo in natura.

Oggi, gli 8 miliardi di persone sul nostro pianeta consumano nella loro vita quotidiana milioni di prodotti derivati da animali e piante selvatiche, spesso senza essere consapevoli della nostra relazione e interdipendenza con la natura e la sua rete di vita. Mentre la CITES si avvicina al 50° anniversario della sua firma a Washington DC il 3 marzo 1973, è opportuno avere un quadro più chiaro del commercio globale di specie selvatiche regolamentato dalla Convenzione”, afferma Ivonne Higuero, Segretario generale della CITES.

Propagato, non prelevato
Mentre è generalmente vietato il commercio internazionale di circa il 3% di tutte le specie protette dal trattato, vale a dire quelle incluse nell’Appendice I e considerate a rischio di estinzione, il commercio internazionale del resto del 97% delle specie è consentito, a condizione che tutte le specie pertinenti le regole sono rispettate. Queste specie, regolamentate dalla CITES, comprendono, tra le altre, specie ittiche e legnose di alto valore marino. La maggior parte delle quasi 40.000 specie sotto controllo commerciale sono piante.
Il rapporto mostra anche che la percentuale di piante selvatiche in commercio è ulteriormente diminuita negli ultimi dieci anni fino ad appena il 4% in termini di numero di singole piante. In altre parole, la stragrande maggioranza delle piante in commercio viene propagata artificialmente e non è più “selvatica”.

Qualche risultato
Ecco alcuni dei risultati del rapporto pilota:

  • Tra il 2011 e il 2020, circa 3,5 milioni di spedizioni CITES sono state segnalate nel commercio diretto da parte degli esportatori. Ciò ammontava a oltre 1,3 miliardi di singoli organismi di cui 1,26 miliardi di piante e ulteriori 279 milioni di kg di prodotti dichiarati in peso di cui 193 milioni di kg di piante.
  • L’Asia e l’Europa rappresentavano entrambe le principali regioni di esportazione e importazione, con l’Asia che rappresentava il 37% delle transazioni di esportazione e il 31% delle transazioni di importazione, e l’Europa il 34% delle transazioni di esportazione e il 38% delle transazioni di importazione.
  • Asia e Africa sono le regioni che rappresentano la percentuale più alta del valore stimato delle esportazioni globali. Circa la metà del valore medio annuo stimato delle esportazioni globali di animali nell’elenco CITES proveniva dall’Asia, mentre quasi i due terzi del valore medio annuo stimato delle esportazioni globali di piante nell’elenco CITES è stato attribuito alle esportazioni dall’Africa.
  • Le entrate annuali generate dal commercio legale globale di animali selvatici (CITES e non CITES) in totale sono state stimate a 220 miliardi di dollari all’anno. In questa analisi, il valore finanziario delle esportazioni globali dirette di specie elencate nella CITES nel periodo 2016-2020 è stato di 9,3 miliardi di dollari per le esportazioni di piante.
  • Tra tutti i prodotti vegetali, circa due terzi (66%) del valore medio annuo stimato delle esportazioni globali elencate nella CITES è stato attribuito alle esportazioni di legname (6,2 miliardi di USD), con le esportazioni di piante non legnose (3,17 miliardi di USD) che rappresentano il restante terzo (34%) delle esportazioni globali in valore.
  • La maggior parte del commercio ha coinvolto individui (o parti e derivati) che sono stati propagati artificialmente (per piante) Complessivamente, il commercio di individui di origine selvatica rappresentava il 18% di tutto il commercio ed è dominato dalle piante (81% del commercio globale di origine selvatica).

Conclusioni
Il rapporto rivela che gli impatti positivi di un commercio ben gestito di specie elencate nella CITES e commercializzate includono l’aumento e stabilizzazione della popolazione, il mantenimento e la riduzione della pressione sulla popolazione selvatica. Lo studio ha, inoltre, identificato un’ampia varietà di impatti socioeconomici, che vanno da quelli macroeconomici come i contributi al PIL, agli impatti a livello locale come la generazione di reddito, il miglioramento della nutrizione o il rafforzamento dei diritti. Gli impatti della conservazione sono profondamente intrecciati con i benefici socioeconomici che vengono generati, i secondi spesso forniscono l’incentivo per i primi.

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Come nasce il rapporto
Il rapporto è una produzione congiunta che coinvolge un partenariato tra le organizzazioni delle Nazioni Unite e le principali organizzazioni per la conservazione. Tra gli autori troviamo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD), l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), l’Unione internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) e il TRAFFIC.
Il rapporto è ricco di statistiche che coprono le rotte, le dimensioni e i modelli del commercio internazionale legale delle specie elencate nella CITES, insieme ai valori, agli impatti sulla conservazione e ai benefici socioeconomici di questo commercio e ai collegamenti tra legale e illegale commercio. Basandosi su milioni di record, con oltre 1,2 milioni di permessi commerciali CITES rilasciati ogni anno, in oltre 80 pagine, il rapporto esamina una vasta gamma di argomenti commerciali.
È il primo rapporto del suo genere progettato per aiutare governi, organizzazioni, imprese ed enti commerciali a costruire le politiche e le pratiche di conservazione.
Lobiettivo della CITES è che, entro il 2030, tutto il commercio delle specie elencate dovrebbe essere legale, tracciabile e sostenibile.

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Filiera green, il settore reagisce alla pandemia //www.agronomoforestale.eu/index.php/filiera-green-il-settore-reagisce-alla-pandemia/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=filiera-green-il-settore-reagisce-alla-pandemia //www.agronomoforestale.eu/index.php/filiera-green-il-settore-reagisce-alla-pandemia/#respond Wed, 13 Jan 2021 15:07:48 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=67954 Le aziende del florovivaismo italiano reagiscono alla crisi economica dovuta alla pandemia e, negli ultimi sei mesi, fanno registrare performance in lento ma costante miglioramento. Sono oltre il 30% quelle con dati economici in aumento (come a settembre, mentre a giugno erano il 18%), il 33% quelle con dati stabili.
Le aspettative per il futuro rimangono però incerte, legate all’evoluzione dell’emergenza in atto. Mentre a settembre, dopo un’estate relativamente tranquilla, l’outlook era migliorato, a dicembre torna ad essere meno positivo.

È questo il quadro che emerge dalla terza e ultima rilevazione del 2020 del Flormart Green City Report, l’osservatorio sulle nuove tendenze del settore realizzato anche in collaborazione con il CONAF.

I dati del Report
Per quanto riguarda le aziende, resta stabile la percentuale di chi dichiara la propria performance in leggero o forte aumento (31%, come a settembre). Le aspettative sono stabili o positive per il 68% del campione, contro il 74% rilevato a settembre.

I problemi che le aziende si trovano attualmente ad affrontare sono prevalentemente legati a imposizioni resesi necessarie dall’emergenza in atto, come restrizioni governative e difficoltà negli spostamenti. C’è però un miglioramento costante nei problemi economici: sono in continuo calo gli indicatori negativi come la riduzione degli ordini (per il 23% del campione a dicembre contro il 35% a settembre), la mancanza di risorse finanziarie (19% a dicembre contro il 26 di settembre), la difficoltà di recupero dei crediti (15% contro il 29% di tre mesi fa) e l’instabilità dei prezzi, che a settembre era visto come un problema dal 18% delle aziende, mentre oggi lo è per il 12%.

L’indagine ha fatto il punto anche sulle ultime tendenze e gli orientamenti tra gli operatori della filiera verde.
Che caratteristiche avrà il verde urbano nei prossimi anni?
Ai primi posti compaiono verde estensivo (forestazione urbana) al 44%, orti e giardini comunitari (37% delle risposte), biodiversità (35%) e giardini e parchi ricreativi (31%). In generale la direzione che sembra emergere è quella verso un utilizzo sociale del verde, che tende a prevalere su altri orientamenti con finalità artistiche o scientifiche.

A livello di interventi nelle aree urbane per i prossimi 3 anni, la riqualificazione e una migliore gestione dell’esistente sono la modalità più citate dai rispondenti (68%). È dunque ancora la valorizzazione dell’esistente a prevalere sulla creazione del nuovo.

Per quanto riguarda il verde residenziale il giardinaggio biologico è indicato dai rispondenti come la tendenza trainante nel settore (47%). La sensibilità per una produzione naturale prevale nettamente rispetto ad altre tendenze quali verde pensile (35%) e orti urbani (31%). Le previsioni per il mercato del verde residenziale vedono al primo posto l’utilizzo alimentare (orti e piante aromatiche sono visti in crescita rispettivamente per il 73% e il 61%), quindi l’impiego pratico (piante da giardino, siepi e vasi) infine quello puramente estetico (piante ornamentali, rampicanti e grasse).

Per quanto riguarda i segmenti di mercato, quelli più promettenti sono legati alla “materia prima” e i suoi utilizzi: le piante e la progettazione e manutenzione del verde (visti stabili o in crescita per 9 operatori su 10). I settori che riguardano macchine e arredo ludico/sportivo sono invece viste in maggior affanno, sebbene l’outlook non sia negativo, ma per lo più stabile.

Il Green new deal che ispira la nuova fase della politica Europea è un’occasione decisiva per far sì che la nuova cultura del paesaggio nata dalla Convenzione Europea del Paesaggio trovi una piena applicazione.” – ha commentato Sabrina Diamanti, presidente CONAF – Questo nuovo corso apre un importante spazio per l’attività vivaistico-ornamentale che dovrà soddisfare una domanda diversificata, particolare, ma, soprattutto nuova: di prodotti ornamentali di semi e pronto effetto idonei per l’impiego nei diversi ambienti e per le diverse funzioni del verde urbano sia pubblico che privato, come del resto ha confermato anche la recente edizione di Flormart City Forum. Nel quale è stato evidenziato come ormai in tutti i campi della progettazione e della rigenerazione urbana il verde assume un rilievo centrale. In questo i Dottori Agronomi ed i Dottori Forestali sono i portatori delle competenze necessarie alla progettazione agronomica ed alle conseguenti cure colturali.

L’indagine, presentata a dicembre 2020, ha coinvolto 239 partecipanti fra gli addetti al settore: produttori, progettisti, agronomi, amministratori e accademici.

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Il CONAF e FlorMart Green City Report //www.agronomoforestale.eu/index.php/il-conaf-e-flormart-green-city-report/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=il-conaf-e-flormart-green-city-report //www.agronomoforestale.eu/index.php/il-conaf-e-flormart-green-city-report/#respond Tue, 01 Sep 2020 14:03:31 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=67868 Di Renato Ferretti

Il FlorMart Green City Report vuole offrire una visione sul verde urbano e sui suoi utilizzi raccogliendo il punto di vista degli addetti al settore: produttori, progettisti, agronomi, amministratori e accademici.
Alla rilevazione ha dato il proprio contributo anche il CONAF, per conoscere il settore e seguirne l’evoluzione e anche per definire giuste azioni politiche a supporto dell’intera filiera.

Foto di Random Sky

La prima rilevazione (giugno 2020), a cura di GRS Research & Strategy, ha visto la partecipazione di 157 rispondenti.
Fra le tendenze per il futuro del verde urbano si notano quella del verde estensivo, assieme a giardini e parchi ricreativi e orti e giardini comunitari.
In generale, la direzione che sembra emergere è quella verso un utilizzo sociale del verde, che tende a prevalere rispetto ad altri orientamenti con finalità artistiche o scientifiche, nonché la funzione ecologica nel combattere nelle aree urbane.

Le previsioni più rosee in termini di mercato sono quelle che riguardano la “materia prima” e i suoi utilizzi: le piante e la progettazione e manutenzione del verde.
I settori che riguardano macchine e arredo ludico/sportivo sono invece viste in maggior affanno, sebbene l’outlook non sia affatto negativo, ma per lo più stabile.
A fronte di un impatto della pandemia molto sentito dal settore, si registrano buone valutazioni in merito alla reazione del comparto.

Al di là della prevedibile richiesta di supporto da parte delle istituzioni, al settore serve innanzitutto maggior cooperazione fra le aziende: saper fare squadra e saper comunicare a un pubblico ancora scosso dall’epidemia sono – a detta dei rispondenti – i due temi chiave per la ripresa.
In questo quadro è evidente che i professionisti, e in particolare i dottori agronomi ed i dottori forestali, possono e devono esercitare un ruolo centrale nella consulenza e nella progettazione.

Prossimi appuntamenti
Una nuova occasione d’incontro sarà il 1° dicembre con il FlorMart City Forum quale tappa di avvicinamento al Flormart del settembre 2021

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Il florovivaismo ai tempi del Covid-19 //www.agronomoforestale.eu/index.php/il-florovivaismo-ai-tempi-del-covid-19/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=il-florovivaismo-ai-tempi-del-covid-19 //www.agronomoforestale.eu/index.php/il-florovivaismo-ai-tempi-del-covid-19/#respond Wed, 06 May 2020 05:59:45 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=67653 di Renato Ferretti, Coordinatore del Dipartimento Paesaggio, pianificazione e progettazione territoriale e del verde

Veniamo da un lungo periodo di crisi della domanda di piante e fiori ed il 2019 e il primo scorcio del 2020 aveva fatto intravedere una possibile crescita stabile del settore con domanda crescente sia del mercato privato che del pubblico.
Le prospettive erano buone anche grazie alle misure contenute nel decreto clima che prevede finanziamenti per 30 milioni di euro per la realizzazione di nuove aree verdi nelle città metropolitane e alla crescente attenzione in generale del sistema pubblico, che vede nell’investimento verde una misura utile a contrastare il cambiamento climatico.
Poi all’improvviso, come un uragano è arrivata la pandemia da Covid-19 e il conseguente lockdown generalizzato in quasi tutti i paesi dell’occidente. Conseguentemente il mercato si è fermato di colpo e ormai si può purtroppo pensare che oltre il 70% del mercato primaverile è andato perso mettendo in grande difficoltà sia finanziaria che logistica tutto il settore.

Dimezzato il fatturato
Abbiamo parlato con alcuni operatori che ci ha confermato, oltre alle difficoltà di consegnare anche le piante già ordinate, quelle connesse alla riscossione di quelle già consegnate per la crisi generalizzata di liquidità. La situazione è sostanzialmente analoga in molti paesi Europei e addirittura in Spagna ci sono previsioni di riduzioni di fatturato su base annua fra il 50% e il 100%.
Il florovivaismo quindi, come altri settori, sta vivendo una crisi senza precedenti. Per i prodotti stagionali la perdita è ormai totale per gli altri si parla di riduzioni che in prospettiva annuale possono arrivare anche oltre il 50%.
È quindi necessario creare le condizioni per una ripresa del settore sia sul piano produttivo ma soprattutto dei consumi ed è per questo che in molti hanno salutato positivamente le novità introdotte dal nuovo DPCM del 26 aprile 2020 che include le nuove misure per il contenimento dell’emergenza Covid-19 nella cosiddetta “fase due”.

Cosa dice il Decreto
Informazioni di particolare rilevanza per il settore florovivaistico sono contenute proprio negli allegati 1 e 3 del DPCM che confermano e migliorano le possibilità di lavoro di tutta la filiera.
Vediamo infatti confermata e ben indicata la possibilità di esercitare vendita al dettaglio di fiori, piante, semi e fertilizzanti su tutto il territorio nazionale (allegato 1).
Inoltre, dalla lettura dell’allegato 3 emerge nuovamente l’inclusione del codice ATECO 81.3 “Cura e manutenzione del paesaggio (inclusi parchi, giardini e aiuole)” privo del precedente riferimento che escludeva le nuove realizzazioni.
Altro punto sicuramente fondamentale per le aziende del settore è la pubblicazione del nuovo protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro (allegato 6) che contribuirà a guidare le imprese per garantire ambienti di lavoro sicuri. Su questo tema i Dottori Agronomi ed i Dottori Forestali stanno già mettendo in campo tutte le loro competenze professionali per supportare le imprese in questa straordinaria, ma necessaria, attività.
Certamente c’è ancora molto da fare sul piano della ristorazione del danno economico, per il quale non può essere sufficiente una maggiore apertura di credito a breve ma occorre come minimo un orizzonte temporale ventennale e, meglio ancora, una quota parte di contributo a fondo perduto come accadeva in precedenza per le calamità naturali.
Inoltre, il sistema pubblico deve attrezzarsi per poter garantire che le tecniche di prevenzione e controllo siano state tutte attuate, di poterlo certificare e di poter affermare con cognizione di causa e quindi con documentazione che le piante vendute sono state prodotte con tecniche certe e in luoghi ben individuati. Tracciabilità e garanzia di qualità totale del prodotto divengono ormai la discriminante per conservare e acquisire mercati.

Un futuro diverso da passato
Su questi temi occorre avviare un dibattito affinché i fondi Europei della prossima programmazione siano destinati al miglioramento strutturale della produzione, della logistica e dell’insieme della filiera. La situazione è sicuramente molto complessa, ma non esistono altre strade se non quelle della programmazione degli investimenti ora più che mai sostenuti dalle risorse pubbliche.

Di Renato Ferretti – Dottore Agronomo Dipartimento Paesaggio, Pianificazione e Progettazione Territoriale e del Verde

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L’andamento del vivaismo ornamentale nel 2018 //www.agronomoforestale.eu/index.php/landamento-del-vivaismo-ornamentale-nel-2018/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=landamento-del-vivaismo-ornamentale-nel-2018 //www.agronomoforestale.eu/index.php/landamento-del-vivaismo-ornamentale-nel-2018/#respond Mon, 25 Mar 2019 06:00:05 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=67215

Foto di Francesca Marinangeli

Articolo tratto dal numero di gennaio/febbraio 2019 di Linea Verde Magazine

I dati sull’andamento della produzione agroalimentare rilevati nei primi sei mesi dell’anno dal’Ismea danno conto di una buona performance dei nostri prodotti sui mercati esteri. Nel primo semestre le esportazioni nazionali hanno infatti superato la soglia dei 20 miliardi di euro, in aumento del 3,1% rispetto al primo semestre 2017.

L’agroalimentare all’estero
Nel primo semestre 2018 è rimasto all’interno dell’UE il 66% del valore complessivo dei prodotti agroalimentari esportati dall’Italia, raggiungendo 13,4 miliardi di euro (+4,2% su base tendenziale) nei primi sei mesi dell’anno.
La performance positiva si riscontra per tutte le principali destinazioni, a eccezione di Austria (-3,1%) e Spagna (-0,6%). Con riferimento ai principali paesi, la Germania ha aumentato le importazioni di prodotti agroalimentari italiani del 5,3% per un valore di 3,5 miliardi di euro, la Francia del 6,2% arrivando a quasi 2 miliardi di euro e il Regno Unito dell’1,1% a 1,6 miliardi di euro.
Più contenuta è la crescita tendenziale complessiva delle esportazioni verso i paesi extra UE (+1,0%), con un valore pari a circa 7 miliardi di euro. Gli incrementi sono risultati più consistenti per Canada, (+6,9% per un valore pari a 383 milioni di euro), Russia (+4,6% per 248 milioni di euro) e Svizzera (+3,6% per 783 milioni di euro).

Focus sul florovivaismo
Dal punto di vista dei consumi si è registrato anche nel 2018 un consolidamento della ripresa progressiva in un quadro macroeconomico caratterizzato dall’ aumento del reddito disponibile, da un lieve incremento della propensione al risparmio e dalla crescita del PIL.
Per quanto riguarda il florovivaismo l’export è stato di 599 milioni di euro di euro rispetto ai 570 milioni del 2017, con un incremento di circa il 5% e un saldo commerciale di 333 milioni di euro nel primo semestre 2018.
Il comparto del florovivaismo, che in Italia per oltre due terzi della produzione in valore è composto dalle piante in vaso e dal vivaismo (alberi e arbusti) – il resto è costituito da fiori e fronde freschi recisi – solo nel biennio 2016/2017 aveva mostrato lievissimi recuperi dal lato dei consumi (ma non della produzione) e più sostanziali segnali dalla domanda proveniente dai mercati esteri. Il 2018, invece ha segnato un evidente crescita positiva soprattutto nel terzo trimestre.

Chi tira, chi rallenta
Ottime performance registrate dal gruppo alberi e arbusti da esterno (+15,6%), seguito dalle piante da interno (+9,3%). Meno positivo il trend delle piante in vaso (-2,6%) che per tanti anni ha trainato l’economia del comparto.
Vi è da dire che il nuovo codice doganale, entrato in vigore nel 2016, può aver spostato parte di questa categoria in quella di alberi e arbusti. Molto positiva l’evoluzione sui mercati esteri delle fronde (+16,6%) che tornano a essere un buon prodotto nel paniere degli esportatori italiani, per questi articoli l’aumento della qualità della produzione italiana e la scelta da parte dei produttori nazionali di specie e varietà meno convenienti nei paesi terzi ha consentito di recuperare quote di mercato andate perdute nella prima decade degli anni 2000.
Per quanto riguarda le piante ornamentali, a inizio anno è stato registrato un trend positivo, sia in termini di fatturato (in media +15% rispetto allo stesso periodo del 2017) che in termini di richieste per la primavera.

Primavera climaticamente difficile
Nel mese di marzo si è attenuata la ripresa del mercato a causa del clima sfavorevole (piogge e gelo) che ha portato a ritardi nella vendita finale al dettaglio e a giacenze prolungate delle piante nei magazzini dei garden center.
A inizio primavera si sono osservati fatturati in generale crescita rispetto al 2017 nell’ordine del 5-10 % anche se, alcune aziende non hanno riscontrato sensibili variazioni per effetto delle problematiche riscontrate a marzo. Maggio e giugno positivi in termini di fatturato con incrementi medi del 10 % rispetto allo stesso periodo del 2017.
Nel secondo semestre in generale l’offerta si è concentrata sulle specie da siepe insieme ad arbusti ornamentali, piante a forma e rampicanti. Queste seguite da rose, conifere, alberature a foglia caduca e grandi alberature. Tali piante sono quelle tipicamente prodotte all’interno del distretto florovivaistico pistoiese, mentre una più bassa offerta si riscontra, per esempio, per i fiori recisi.
Rispetto allo stesso periodo del 2017 si conferma la contrazione della richiesta di alberature medio-grandi (vasi > 30-35) e un leggero aumento della richiesta di piante in vaso di piccole e medie dimensioni.

Si riduce la domanda da Russia e Medio Oriente
Per quanto concerne il mercato estero, il trend è stato in generale positivo. Per tutta la primavera si sono registrati fatturati maggiori (nell’ordine del 5-10 %) rispetto alla primavera 2017, nonostante il clima avverso tra marzo e aprile non abbia facilitato le esportazioni.
In estate le elevate temperature registrate nel Nord Europa hanno influito negativamente sulle spedizioni portando a posticiparne alcune nel mese di settembre. Durante tutto l’autunno il clima secco ha influito negativamente sulle operazioni colturali (semine e trapianti) e sulla vendita. Inoltre, l’andamento climatico anomalo che ha riguardato anche il Nord Europa ha prodotto una lieve contrazione negli ordini provenienti da questi Paesi. La domanda proveniente dai paesi europei è stabile e soddisfacente, mentre è in calo quella proveniente da Russia e Medio Oriente.

Nel mondo vivaistico è opinione comune che occorrerà dare ancora maggiore impulso al mercato interno sia attraverso la piena attuazione delle agevolazioni previste dal bonus fiscale che dalla ripresa degli investimenti pubblici nel settore del verde.

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FLORMART, Salone internazionale del florovivaismo //www.agronomoforestale.eu/index.php/event/flormart-salone-internazionale-del-florovivaismo/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=flormart-salone-internazionale-del-florovivaismo //www.agronomoforestale.eu/index.php/event/flormart-salone-internazionale-del-florovivaismo/#respond Wed, 19 Sep 2018 06:00:00 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?post_type=tribe_events&p=66942 Il CONAF sarà presente al FLORMART, Salone internazionale del florovivaismo, architettura del paesaggio e infrastrutture verdi, con uno stand nel Padiglione 15 “GreenInnovation Hub”.

In collaborazione con la Federazione Veneto saranno organizzati momenti di incontro nell’ARENA, durante i quali saranno presentate tecniche innovative per la progettazione e la gestione della vegetazione in ambito urbano.

Il programma della manifestazione.

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