paesaggio – Coltiv@ la Professione //www.agronomoforestale.eu agronomi e forestali Tue, 21 Mar 2023 15:18:24 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 Conservazione dinamica del paesaggio alpino //www.agronomoforestale.eu/index.php/conservazione-dinamica-del-paesaggio-alpino/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=conservazione-dinamica-del-paesaggio-alpino //www.agronomoforestale.eu/index.php/conservazione-dinamica-del-paesaggio-alpino/#respond Fri, 17 Feb 2023 11:16:08 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=68283 Come si attua la salvaguardia, la gestione e la valorizzazione del paesaggio nell’area alpina? Un esempio, anzi diversi esempi si possono trovare tra i premi e le menzioni del Premio triennale Giulio Andreolli Fare paesaggio.

Cos’è il premio
Il premio nasce per celebrare le opere, progetti e iniziative realizzati nel territorio alpino e indirizzati alla salvaguardia, alla gestione e alla valorizzazione del paesaggio nell’area alpina.
La Giuria, presieduta dal paesaggista Andreas Kipar e composta da esperti di livello internazionale, ha valutato gli interventi e le iniziative con specifici riferimenti all’innovazione e alla sostenibilità, alla partecipazione e alla sensibilizzazione.

Il dinamismo del paesaggio

Sabrina Diamanti, presidente CONAF

D: Presidente Diamanti, come mai l’ordine degli agronomi e forestali è coinvolto in questo premio dedicato al paesaggio?
Sabrina Diamanti, Presidente CONAF
: Nulla di strano, anzi. Il premio esibisce i valori scritti nella Carta europeo dal paesaggio e nell’articolo 9 della Costituzione, che è incardinato nel nostro codice deontologico. Da sempre agronomi e forestali si occupano di cultura del paesaggio, della sua valorizzazione, della sua gestione

 

D: Siamo giunti alla terza edizione. Cosa ha trovato di nuovo?
R:
Negli anni, il premio ha saputo evolvere, comprendendo che il paesaggio cambia e lo dobbiamo interpretare come un’entità dinamica che va curata, valorizzata e gestita, in particolare per le componenti più naturali.
Un’evoluzione insita nel nome stesso del premio: “Fare paesaggio”. È un concetto che racchiude in sé il fatto che il bene paesaggistico è la risultanza di una costruzione e di un’interazione con l’uomo attraverso i secoli.
Un intervento dinamico, ma che ha saputo coniugare le esigenze di vita con la capacità di conservare i beni, applicando i principi di sostenibilità anche prima che questi venissero esplicitati.

 

D: Cosa significa curare il paesaggio nel XXI secolo?
R:
In questi e nei prossimi anni, i cambiamenti climatici ci obbligheranno a fare i conti con una repentina evoluzione degli scenari, sia per quanto riguarda la messa in sicurezza degli edifici e dei manufatti che per le modifiche alle nicchie ecologiche.
Per questo ho molto apprezzato che il filo conduttore di questo premio sia stato la multidisciplinarietà dei gruppi di progettazione. Si tratta di un approccio moderno, in cui le diverse specializzazioni concorrono verso l’obiettivo comune della sostenibilità e della valorizzazione del paesaggio alpino.”

 

D: Tra cui anche quelle dei dottori agronomi e dottori forestali
R:
Non mi stupisce vedere la presenza di tanti colleghi nei team dei progetti premiati e in quelli partecipanti, inseriti armonicamente tra architetti e paesaggisti per contribuire con le nostre competenze alla salvaguardia di quell’immenso bene che sono le Alpi.
Per fare ottimi progetti servono specializzazioni e competenze sempre aggiornate, ma nel contempo è necessario coniugare i diversi punti di vista per essere capaci di gestire la complessità.
I progetti candidati in questo premio ne sono la dimostrazione, perché funzionano quando hanno saputo mettere a fattor comune le esigenze umane con quelle della natura, mantenendo l’armonia in uno sguardo di insieme.

 

Agronomi e forestali premiati
Il primo posto nella sezione “cultura, educazione e partecipazione” è stato assegnato al progetto “Il Castello di Pergine bene di comunità”, il cui presidente della Fondazione CastelPergine Onlus è il collega Carmelo Anderle, dottore forestale.

 

Progetto “Il Castello di Pergine bene di comunità”

IL PROGETTO
La Fondazione di partecipazione CastelPergine Onlus ha acquisito a fine 2018 il Castello di Pergine in Trentino (I) tramite un’iniziativa comunitaria di attivazione e coinvolgimento di istituzioni, istituti di credito, enti privati, associazioni e alla raccolta di sottoscrizioni (ad oggi 885).
Si tratta di una proprietà che comprende anche le sue pertinenze, due ristoranti e uno storico albergo dislocato in tre torri e nella cosiddetta Ala clesiana: circa 3.800 mq coperti e 17 ettari di proprietà boschive e prative. Un bene dalla presenza fortemente iconica nel paesaggio, di grande rilevanza storico-artistica, centro d’arte e cultura, turismo sostenibile, occupazione, bandiera verde di Legambiente 2022.
La vita che si è dipanata a Castello dopo l’acquisizione – tra lavoro, mostre d’arte, incontri, spettacoli, occasioni di studio e conoscenza – ha motivato aggregazione, costruito nuove relazioni, consolidato e generato collaborazioni. Numerosi sono i personaggi di spicco del panorama nazionale e internazionale che hanno fatto visita e sosta a castello e tanti i visitatori coinvolti nel contesto di diverse iniziative già avviate a partire dal 2019. L’acquisizione partecipata del Castello nel 2018 ha rappresentato un elemento dirompente nella gestione del patrimonio storico-artistico, a partire dalla sua salvaguardia e conservazione. Questo progetto sta contaminando altre realtà a livello nazionale e la Fondazione condivide in modo innovativo il know-how e il progetto di valorizzazione in una logica di rete di esperienze. A partire dalla data di acquisizione del bene, oltre alle numerose iniziative di carattere culturale sono stati realizzati e programmati numerosi interventi di restauro dei beni architettonici e storico artistici che qualificano il complesso monumentale.

 

Menzioni speciale allo studio Amp Architecture & Landscape, in cui lavora il dottore forestale Claudio Maurina, per il progetto di riqualificazione ambientale “Parco del lago Fontana

 

progetto di riqualificazione ambientale “Parco del lago Fontana”

IL PROGETTO
Valorizzazione paesaggistica e qualificazione ecologica di un laghetto alla base delle pendici boscate che delimitano la valle di Non in Trentino (I).
L’intervento intende migliorare la fruibilità del lago Fontana e agisce sull’assetto morfologico e idraulico del bacino, sul quadro naturalistico e sugli elementi destinati alla fruizione del sito. Lo spostamento dell’emissario e l’inserimento di varie specie vegetali migliorano la dinamica lacustre, il percorso panoramico attorno al lago si adatta alla topografia delle sponde, riducendo l’impatto ambientale, mentre i sentieri sensoriali collegano radialmente il lago al bosco. Gli elementi identificativi del luogo (emissari, dossi, punti panoramici etc.) sono messi a sistema attraverso due tipologie di percorso: il percorso panoramico e i sentieri sensoriali. Ciò integra il sito con le comunità che già lo frequentano, grazie alla sua vocazione di crocevia e luogo di incontro tra percorsi di natura e cultura. Il fondale del laghetto è stato riportato ad una profondità adeguata ed è stato spostato l’emissario nel versante sud-est e sistemate le sezioni di bacino al fine di creare una appropriata fascia ecotonale. Sono state messe a dimora specie lacustri e vegetali che stabilizzano l’ecosistema del lago e bilanciano la presenza di specie già presenti. Il percorso offre pendenze quasi sempre costanti e mai superiori all’8% per garantire la fruibilità a diversi tipi di utenza. Incontri e momenti di condivisione con i diversi stakeholders del territorio hanno caratterizzato la genesi e lo sviluppo dell’iter progettuale, scanditi da numerosi incontri con la municipalità nelle sue componenti tecniche, sociali e culturali.

 

Menzioni di qualità assegnata al progetto “Dopo Vaia, la rinascita di un parco” (SOVA-Parco di Levico), il cui curatore è il dottore forestale Maurizio Mezzanotte, dirigente del servizio SOVA.

progetto “Dopo Vaia, la rinascita di un parco” (SOVA-Parco di Levico),

IL PROGETTO
Creato agli inizi del ‘900, il Parco delle Terme di Levico in Trentino (I) è il più importante parco storico della provincia. Nel 2018 il parco è stato colpito pesantemente dalla tempesta Vaia che ha abbattuto più di 200 alberi monumentali. Per riqualificare il parco è stato avviato un percorso di restauro accompagnato da iniziative culturali finalizzate a coinvolgere la collettività nel lungo processo di rinascita. La popolazione ha risposto massicciamente, contribuendo con donazioni e offerte provenienti da tutta Italia e dall’estero che hanno permesso il reimpianto degli alberi seguendo uno specifico progetto paesaggistico. In tale contesto di iniziative è stato bandito un concorso rivolto a progettisti e artisti per raccogliere idee e ipotesi progettuali sul tema “resilienza”. L’invito è stato raccolto da 35 candidati provenienti da tutta Italia e il progetto vincitore è stato realizzato. L’attività di rinascita del parco è proseguita attuando un intenso programma di iniziative che rappresentano una realtà ormai consolidata nel panorama culturale trentino.

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Bosco e paesaggio sotto la lente del legislatore: prime linee guida //www.agronomoforestale.eu/index.php/bosco-e-paesaggio-sotto-la-lente-del-legislatore-prime-linee-guida/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=bosco-e-paesaggio-sotto-la-lente-del-legislatore-prime-linee-guida //www.agronomoforestale.eu/index.php/bosco-e-paesaggio-sotto-la-lente-del-legislatore-prime-linee-guida/#respond Wed, 03 Mar 2021 13:46:33 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=68046 di Prof. Avv. Nicoletta Ferrucci, Ordinario di Diritto Forestale e dell’ambiente Dipartimento DAGRI – Università degli Studi di Firenze

La pineta di Cecina. Foto di Chris Barbalis

Il lavoro prospetta un rapido tratteggio del perimetro giuridico all’interno del quale si snoda il rapporto tra bosco e paesaggio, che ha segnato i binari lungo i quali si è obbligatoriamente e correttamente mosso il Consiglio di Stato nel parere n. 1233 del 30 giugno 2020, reso nell’ambito di un ricorso straordinario al Capo dello Stato presentato da alcune Associazioni ambientaliste avverso il Piano specifico di prevenzione anti incendio boschivo per il comprensorio territoriale delle pinete litoranee di Grosseto e di Castiglione della Pescaia (pineta del Tombolo), area di grande pregio naturalistico e paesaggistico, presidiata da numerosi vincoli paesaggistici di natura provvedimentale. In quel parere il Consiglio di Stato ha argomentato nel senso che il combinato disposto delle lett. b) e c) dell’art. 149 del Codice dimostra con tutta evidenza che per i boschi vincolati con apposito provvedimento amministrativo l’esclusione della necessaria autorizzazione paesaggistica preventiva prevista dalla lett. b) dell’art. 149 per gli interventi inerenti l’esercizio dell’attività agro-silvo-pastorale vale solo per gli interventi minori che non si traducano nel taglio colturale, nella forestazione, nella riforestazione, nelle opere antincendio e di conservazione, i quali sono sottratti all’obbligo della previa autorizzazione paesaggistica solo ed esclusivamente quando siano da eseguirsi nei boschi e nelle foreste vincolate ex lege in forza dell’art. 142, purché previsti ed autorizzati in base alla normativa in materia. Tale assunto ha indotto il Consiglio a ritenere che queste tipologie di interventi tra le quali rientrava la maggior parte di quelli di cui il piano contestato prevedeva la realizzazione senza preventiva autorizzazione, riguardando un bosco vincolato con apposito provvedimento amministrativo ai sensi dell’art. 136, quale la pineta del Tombolo, non possono in alcun modo considerarsi senz’altro e a priori sottratti all’obbligo della autorizzazione paesaggistica preventiva prevista dall’art. 146. A sostegno della sua interpretazione, il Consiglio ha addotto la considerazione che sia il taglio colturale sia quello antincendio, nelle modalità previste dal piano contestato, se può presumersi compatibile con la nozione generica di territorio coperto da foreste e boschi, considerata in astratto come categoria generale, senza alcuno specifico accertamento tecnico discrezionale in loco, non può logicamente ammettersi senza un previo controllo puntuale di compatibilità esercitato in concreto dagli organi a ciò proposti nel caso di boschi e foreste dichiarati di notevole interesse pubblico e paesaggistico con apposito provvedimento motivato, nel qual caso è coessenziale al vincolo il controllo preventivo tecnico discrezionale di compatibilità dei tagli proposti rispetto alla consistenza e alla fisionomia paesaggisticamente percepibile del bene protetto come accertata e dichiarata nel provvedimento di vincolo.
Due sono i referenti normativi, ai quali dobbiamo qui fare riferimento per ricostruire la normativa che disegna la disciplina paesaggistica del bosco: il Codice dei Beni culturali e del paesaggio e il Testo Unico in materia di foreste e filiere forestali. Sugli stessi si innestano poi le indicazioni prescrittive contenute nei piani paesaggistici.
Le due fonti normative riconoscono espressamente la funzione paesaggistica del bosco che si affianca a quella economica e a quella ambientale, delineandone, in sinergia con quest’ultima, i tratti di bene ad uso controllato. Tale operazione è condotta sotto l’egida della attuale nozione giuridica di paesaggio, plasmata dalla Convenzione Europea del Paesaggio, e accolta dal Codice, che ne esalta il carattere complesso, composito, risultato di una sinergia tra la natura e l’opera
dell’uomo e lo colloca all’interno della categoria dei beni culturali, evidenziando in una logica bottom up il ruolo strategico giocato dalla percezione delle popolazioni che in quei paesaggi vivono nella individuazione degli elementi identitari degli stessi e la necessità che le stesse siano coinvolte nella formulazione delle politiche pubbliche mirate a salvaguardare, gestire e pianificare quei paesaggi.
Il Codice dei beni culturali e del paesaggio inserisce il bosco nella categoria dei beni paesaggistici, qualificati come beni culturali, soggetti in quanto tali al regime autorizzatorio e sanzionatorio prescritto dallo stesso provvedimento, e dai successivi interventi di ortopedia giuridica che ne hanno modificato o integrato il dettato originario. Il Codice identifica due diverse modalità attraverso le quali il bosco viene assoggettato a vincolo paesaggistico, e in funzione delle stesse detta due regimi giuridici differenziati sotto il profilo della individuazione degli interventi in bosco esenti dalla preventiva autorizzazione paesaggistica o soggetti ad autorizzazione paesaggistica semplificata: vengono infatti distinti i boschi sui quali il vincolo paesaggistico è stato imposto da un provvedimento amministrativo, antecedente, ed è il caso della pineta del Tombolo, o successivo all’entrata in vigore dello stesso Codice, in quanto complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico o tradizionale, dotati dei caratteri di bellezza naturale, e preciso, a tale proposito, che il bosco può essere soggetto a questa tipologia di vincolo anche nel caso in cui sia inserito all’interno di un’area più ampia, vincolata da provvedimento amministrativo; e i territori coperti da foreste e boschi, individuati sulla base dei parametri dimensionali vincolanti dettati dal Testo Unico, che sono automaticamente assoggettati a vincolo ex lege. Il regime giuridico autorizzatorio dettato per i boschi vincolati in via provvedimentale è decisamente più restrittivo, nel senso della inapplicabilità delle esenzioni dalla preventiva autorizzazione paesaggistica previste dall’art. 149, 1° comma, lett.c), delle quali possono invece beneficiare gli interventi che hanno ad oggetto i boschi vincolati ex lege.
Il Testo Unico in materia di foreste e filiere forestali solca l’onda del Codice, riproponendo la distinzione tra le due diverse tipologie di boschi vincolati relativamente alla liberalizzazione degli interventi di gestione del bosco: e tale distinzione risulta accentuata in funzione della estensione della gamma di interventi di gestione forestale che possono essere eseguiti sui boschi vincolati ex lege, senza la preventiva autorizzazione paesaggistica; laddove in relazione ai boschi vincolati in via provvedimentale il TUFF affida ai piani paesaggistici regionali, ovvero a specifici accordi di collaborazione stipulati tra le regioni e i competenti organi territoriali del MIBACT l’individuazione degli interventi previsti e autorizzati dalla normativa in materia riguardanti le pratiche selvicolturali, la forestazione, la riforestazione, le opere di bonifica, antincendio e di conservazione da eseguirsi nei boschi vincolati da provvedimento amministrativo, e ritenuti paesaggisticamente compatibili con i valori espressi dal vincolo. Con la precisazione che tali interventi saranno definiti nel rispetto delle linee guida nazionali di individuazione e di gestione forestale delle aree ritenute meritevoli di tutela, da adottarsi con decreto del Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dei Beni e delle attività culturali, il Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano.
Alla luce di questo breve tratteggio, la posizione assunta dal Consiglio di Stato appare dunque in linea con l’attuale assetto normativo della tutela paesaggistica del bosco, che evidenzia la scelta operata dal legislatore di riservare un trattamento giuridico differenziato agli interventi sui boschi vincolati in via provvedimentale e a quelli vincolati ex lege.

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Cherry cottage: un intervento paesaggistico alle pendici dell’Etna //www.agronomoforestale.eu/index.php/cherry-cottage-un-intervento-paesaggistico-alle-pendici-delletna/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=cherry-cottage-un-intervento-paesaggistico-alle-pendici-delletna //www.agronomoforestale.eu/index.php/cherry-cottage-un-intervento-paesaggistico-alle-pendici-delletna/#respond Sun, 29 Jul 2018 20:31:18 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=66961 Il profilo dell’Etna si confonde con quello del monte Fuji guardando i ciliegi in fiore, quelli coltivati per produrre e quelli ornamentali che abbelliscono le due ville recentemente ristrutturate. In quest’intervento si parlerà di sistemazione del verde, di progettazione illuminotecnica, di bioarchitettura e di sistemazione del suolo da un punto di vista idraulico-agrario.

UN CASO ESEMPLARE: Un’azienda alle pendici dell’Etna che dalla coltivazione dei ciliegi ha tratto l’elemento peculiare del progetto di recupero.

IL VANTAGGIO DI ESSERE AGRONOMO: ha una visione di contesto, seppur mantiene uno sguardo tecnico. Che integra con una sensibilità umanistica, rispetto ad altre professionalità tecniche.

 

Approfondisci leggendo la presentazione (100 Mb)

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Convegno nazionale SIEP-IALE //www.agronomoforestale.eu/index.php/event/tavola-rotonda-nature-based-solutions-per-i-paesaggi-dellantropocene-il-ruolo-della-foresta-urbana/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=tavola-rotonda-nature-based-solutions-per-i-paesaggi-dellantropocene-il-ruolo-della-foresta-urbana //www.agronomoforestale.eu/index.php/event/tavola-rotonda-nature-based-solutions-per-i-paesaggi-dellantropocene-il-ruolo-della-foresta-urbana/#respond Mon, 17 Sep 2018 06:00:00 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?post_type=tribe_events&p=66939 Il convegno è strutturato in due giornate e si pone come un evento in previsione del World Congress IALE che si svolgerà a Milano dal 1 al 5 luglio 2019, dal titolo “Nature and Society facing the Anthropocene – Challenges and perspectives for Landscape Ecology”.

Le due giornate hanno lo scopo di presentare al mondo dei Maestri del Paesaggio la Landscape Ecology, le sue potenzialità nei confronti della progettazione e della governance del Paesaggio e di discutere intorno all’ Antropocene, alle sfide e alle possibili azioni.

SIEP-IALE, AIAPP e CONAF, convinti che le migliori novità che la società riuscirà a proporre nell’Antropocene, scaturiranno dall’interazione tra soggetti e tematiche fortemente diverse, piuttosto che dagli specialismi chiusi, intendono affrontare i temi delle Green Infrastructures, e delle Nature Based Solutions, tra cui la Forestazione Urbana, in modo multidisciplinare attraverso confronti tra attori diversi.
Studiosi, progettisti e pianificatori, amministratori, operatori provenienti da settori diversi, ma coinvolti nei temi della progettazione e della governance alle diverse scale, dibatteranno, stimolati dalla provocazione dei moderatori, con l’obiettivo di integrare conoscenze, problematiche e proposte.

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Giardini e paesaggi. La scuola di Marco Pozzoli //www.agronomoforestale.eu/index.php/event/giardini-e-paesaggi-la-scuola-di-marco-pozzoli/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=giardini-e-paesaggi-la-scuola-di-marco-pozzoli //www.agronomoforestale.eu/index.php/event/giardini-e-paesaggi-la-scuola-di-marco-pozzoli/#respond Tue, 26 Jun 2018 07:00:00 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?post_type=tribe_events&p=66562 La Toscana è dai tempi più remoti meta di viaggiatori assetati di conoscenza e di bellezza, affascinati dalle ville e dai giardini, dal paesaggio che li circondava e di cui facevano parte integrante, in un rapporto di grande equilibrio.

A partire dalla metà del XX secolo questa reciproca corrispondenza è andata sempre più affievolendosi, rendendo necessario individuare nuove forme di comunione e comunicazione tra paesaggio e giardino.

Nel seminario si affronta il tema del giardino e il paesaggio, l’identità e il rapporto nelle opere di Marco Pozzoli, agronomo e architetto paesaggista fiorentino. L’intento è di analizzare gli elementi che si compongono nella ideazione e costruzione paesaggistica, in un susseguirsi di progetti realizzati dal 1970 in Italia ed Europa tendenti ad un’immagine complessiva nella ricerca di un paesaggio ideale. Pozzoli è stato allievo di Pietro Porcinai, il primo, e forse unico, “paesaggista” che nella metà del secolo scorso ha tentato l’opera di rinnovamento, inaugurando un nuovo modo di progettare giardini, in comunione con il paesaggio, le piante ed i materiali caratteristici della Toscana.

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