politiche comunitarie – Coltiv@ la Professione //www.agronomoforestale.eu agronomi e forestali Wed, 08 May 2019 09:39:42 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 Consulenza in agricoltura: stato dell’arte e prospettive future //www.agronomoforestale.eu/index.php/consulenza-in-agricoltura-stato-dellarte-e-prospettive-future/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=consulenza-in-agricoltura-stato-dellarte-e-prospettive-future //www.agronomoforestale.eu/index.php/consulenza-in-agricoltura-stato-dellarte-e-prospettive-future/#respond Fri, 15 Feb 2019 09:12:16 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=67206

Foto di Maria Teresa Mazzarosa

La proposta di riforma della Commissione Europea pone i servizi di consulenza al centro del “Nuovo modello di attuazione” della PAC post 2020.
Per ottenere una politica agricola maggiormente orientata ai risultati e capace di utilizzare in maniera efficiente i soldi pubblici, i futuri “piani strategici nazionali sulla PAC” dovranno includere, infatti, un sistema per fornire servizi di consulenza per gli agricoltori e gli altri beneficiari del sostegno della PAC.
Tali piani saranno pertanto verosimilmente incentrati sulla figura del consulente aziendale specializzato in grado tradurre le regole stabilite a Bruxelles e a Roma e spiegarle agli imprenditori agricoli e rurali.
Occorre tuttavia precisare che i servizi di consulenza non rappresentano una novità assoluta all’interno della PAC, quanto piuttosto una riproposizione – questa volta in chiave strategica – di una figura-cardine per una corretta attuazione ed esecuzione delle misure di politica agraria, funzionale a una piena realizzazione degli obiettivi di policy.

La definizione di consulente in agricoltura
Attualmente, infatti, i servizi di consulenza aziendale (Farm advisory systems) vengono definiti a livello europeo dall’articolo 12 del Reg.(UE) 1306/2013 (cosiddetto Regolamento orizzontale sulla PAC) e vengono anche incentivati da una specifica misura prevista dal Reg.1305/2013 (Regolamento sullo sviluppo rurale).
Tralasciando il ruolo finora svolto dai PSR regionali – del tutto marginale, tra l’altro, a causa di diversi dubbi interpretativi, solo di recente chiariti dal Regolamento Omnibus – bisogna comunque tener presente che una definizione ufficiale di consulente agricolo già esiste nel nostro paese.
Più in dettaglio, il sistema di consulenza aziendale in agricoltura è stato istituito in Italia, a recepimento della normativa comunitaria, dall’art. 1-ter del decreto-legge 24 giugno 2014 n. 91 convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014 n.116. Un successivo atto normativo, il Decreto del 3 febbraio 2016 n. 12593, ha poi stabilito le necessarie disposizioni attuative.

Tale decreto stabilisce che i consulenti operano per mezzo di organismi di consulenza, ovverosia organismi pubblici o privati che prestano servizi di consulenza, che devono rispettare alcuni requisiti specifici:

  • avere, tra le proprie finalità, le attività di consulenza nel settore agricolo, zootecnico o forestale;
  • disporre di uno o più consulenti in almeno uno degli ambiti di consulenza individuati dall’allegato 1 del decreto, che non siano in posizioni di incompatibilità;
  • nel caso di organismi privati di consulenza aziendale, essere costituiti anche in forma societaria, con atto pubblico, in una forma associativa consentita per l’esercizio dell’attività professionale.

La verifica di tali requisiti e il riconoscimento degli organismi di consulenza spetta alle Regioni e alle Province nel caso di organismi privati, mentre per gli organismi pubblici la possibilità di effettuare il riconoscimento è estesa anche al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e al Ministero della Salute.

Il Decreto del 3 febbraio 2016 provvede, inoltre, a inquadrare la figura di consulente agricolo. Egli è definito come “la persona fisica, in possesso di qualifiche adeguate e regolarmente formata, che presta la propria opera per la fornitura di servizi di consulenza e i destinatari del servizio di consulenza sono gli agricoltori, i giovani agricoltori, gli allevatori, i silvicoltori, i gestori del territorio e le PMI insediate in zone rurali”.
Nel dettaglio, il possesso di adeguate qualifiche è ritenuto soddisfatto per gli iscritti agli ordini e ai collegi professionali per i rispettivi ambiti di consulenza, mentre per gli ambiti di consulenza non di competenza esclusiva degli iscritti a un albo occorre dimostrare il possesso del titolo di studio e una documentata esperienza lavorativa di almeno tre anni oppure attestato di frequenza a corsi di formazione specifici.
Infine, il requisito di regolare formazione risulta rispettato per gli iscritti agli ordini e ai collegi professionali in regola con gli obblighi di formazione continua obbligatoria.

Possibili evoluzioni
In materia di consulenza, dunque, la proposta di riforma della Commissione agisce in un certo senso in continuità con l’attuale normativa comunitaria, assegnando però un ruolo strategico ai servizi di consulenza nell’ambito del processo di attuazione della futura PAC basato sul “Nuovo modello di attuazione”.
Tuttavia, al momento la proposta non consente di delineare con certezza possibili novità o modifiche che potrebbero riguardare la definizione del consulente agricolo, né tantomeno di prevedere le modalità e criteri secondo i quali tali consulenti potranno operare all’interno; tutti aspetti, questi ultimi, che ciascuno stato membro dovrà specificare nel Piano strategico nazionale sulla PAC.

Una corsa contro il tempo
D’altronde l’iter legislativo, che coinvolge Parlamento europeo, Commissione e Consiglio dei ministri agricoli nell’approvazione della futura riforma della PAC si preannuncia lungo e irto d’ostacoli. Il primo avversario è il tempo. Ad oggi, appare infatti molto difficile (se non praticamente impossibile) che la PAC possa essere approvata prima delle elezioni del Parlamento europeo della primavera 2019; in tempo utile cioè per un’eventuale entrata in vigore dei regolamenti già dal primo gennaio 2021 (vedi box).
Senza dimenticare un dettaglio tutt’altro che trascurabile, ovverosia la necessità di un lasso di tempo congruo affinché gli Stati Membri possano licenziare i loro Piani strategici nazionali.
In un quadro dominato dall’incertezza, tuttavia, il ruolo-chiave affidato ai servizi di consulenza in agricoltura per il post 2020 appare come un dato di fatto, quasi incontrovertibile sul quale fare affidamento per guardare con fiducia alla PAC del futuro.

Scenario delle tempistiche necessarie alla riforma della PAC

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La prossima PAC per gli iscritti all’Ordine //www.agronomoforestale.eu/index.php/la-prossima-pac-per-gli-iscritti-allordine/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=la-prossima-pac-per-gli-iscritti-allordine //www.agronomoforestale.eu/index.php/la-prossima-pac-per-gli-iscritti-allordine/#respond Fri, 15 Feb 2019 09:12:00 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=67189

Gianluca Carraro, Consigliere CONAF coordinatore del Dipartimento Politiche comunitarie ed internazionalizzazione

Copre il 48% del territorio UE, occupa 44 milioni di posti di lavoro, garantisce sicurezza alimentare per 500 milioni di consumatori e produce esportazioni di prodotti agroalimentari per circa 138 mld€. É l’agricoltura dell’Unione Europea.
Con questi numeri è scontato che il relativo strumento di programmazione e governo, la Politica Agricola Comunitaria (PAC), rivesta un ruolo chiave non solo nelle politiche comunitarie ma negli stessi complessi equilibri fra Stati Membri (SM).
Si tratta infatti di decidere come spendere il 28,5% del bilancio comunitario che, in valore assoluto, vale circa 52 miliardi di euro all’anno.


Un quadro articolato

In questi mesi che si sta discutendo la struttura della “nuova” PAC che andrà a caratterizzare il comparto agricolo dal 2021 al 2027.
La tornata elettorale europea e la BREXIT, non ancora definita, complicano un quadro già di per sé estremamente articolato:

  • il reddito degli agricoltori (senza il sostegno PAC) è mediamente inferiore del 50% al reddito medio (stipendi e retribuzioni lordi medi del totale dell’economia-prezzi correnti-Italia),
  • la variabilità del reddito agricolo è notevole e almeno il 20% degli agricoltori, ogni anno, subisce una perdita di reddito (già magro) di oltre il 30% della media dei tre anni precedenti,
  • gli eventi catastrofici nel mondo, per cause meteo o idrologiche o climatiche, sono in evidente crescita (erano circa 200 nel 1980, se ne sono contati 700 nel 2016),
  • gli impatti sulle componenti ambientali, specie in alcune regioni non possono essere sottovalutati (es.: eccedenza di azoto in pianura padana),
  • manca un effettivo ricambio generazionale,
  • questioni come la sicurezza alimentare non possono essere trascurate.


Verso la nuova PAC

Lo sforzo è quello di passare dalla PAC degli ultimi anni (l’attuale quadro normativo risale al 2015) essenzialmente basata sulla conformità alle regole comunitarie (talvolta complicate dagli stessi Stati Membri), con controlli rigidi e richieste di regole più precise da parte della Commissione europea, a una PAC con sostegni mirati e incentrata sui risultati.

Ogni SM dovrà redigere un suo Piano Strategico (PS) che dovrà essere caratterizzato da maggiori ambizioni su clima, ambiente, alimentazione (alimenti sani, nutrienti, sostenibili riducendo gli sprechi alimentari), salute e benessere animale.
Gli SM saranno incoraggiati ad usare “big data” per il controllo e il monitoraggio, non solo del territorio ma anche per la precompilazione delle domande, e sarà incoraggiata la digitalizzazione della stessa vita rurale (dall’agricoltura di precisione alla banda larga) e la consulenza aziendale.
Un ruolo fondamentale l’avranno i servizi di consulenza per azioni ambientali e legate al clima, per la ricerca e sviluppo, per la promozione del consumo, sino ad azioni più di dettaglio: a titolo di esempio si riporta la possibilità di classificare nuove specie di Vitis e varietà di uve da vino aggiuntive (resistenti alle più comuni malattie e quindi a minore input di agrofarmaci).
Con approcci di tipo AKIS (dall’inglese Agricultural Knowledge and Innovation System) si rafforzerà l’interazione tra consulenti, ricercatori, reti rurali in materia di condizionalità, biodiversità, acqua, aria e uso pesticidi, resistenza antimicrobica, gestione del rischio sostegno all’innovazione.

Per questo motivo diventa interessante conoscere bene il riferimento normativo sulla consulenza, che si trova all’art. 13 della proposta di REG. CE Bruxelles, 1.6.2018 COM (2018) 392 final 2018/0216 (COD) (pagina 49).


2 pilastri per il nuovo ruolo di agronomi e forestali

In questo contesto evolutivo l’architettura della PAC, a giudizio dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali, dovrebbe essere articolata su due pilastri:

1. un primo pilastro con due elementi di premio, uno per la condizionalità ambientale e alimentare ed uno per la protezione del rischio reddito;
2. un secondo pilastro basato sulle nuove tecnologie (dell’infrastruttura e di una piattaforma digitale), sulla conoscenza e il trasferimento dell’innovazione e sullo sviluppo delle identità paesaggistiche dei territori dove si pratica una agricoltura di cura e custodia del territorio.

In questo rinnovata architettura giuridica, l’introduzione della figura dell’imprenditore rurale rappresenta un elemento essenziale per consentire l’attuazione del secondo pilastro.


4 aree di intervento

In concreto sono state individuate quattro macro-aree (MA) nelle quali apportare miglioramenti per migliorare l’efficacia e l’efficienza della PAC.
Esse riguardano rispettivamente:

1) Gli obiettivi di policy

  • una PAC moderna deve contribuire a mantenere livelli di occupazione tali da evitare lo spopolamento delle aree rurali; si rende pertanto necessario trovare meccanismi di calcolo che premino le imprese che garantiscono livelli di occupazione più alti, intendendo tra gli “occupati” non solo i dipendenti a tempo indeterminato, ma anche gli avventizi, i componenti familiari, i consulenti esterni dell’azienda e comunque tutte le unità coinvolte nel lavoro a qualunque titolo;
  • occorre perseguire gli obiettivi di valorizzazione delle produzioni di qualità e della salubrità degli alimenti mediante la definizione di target specifici e apposite forme di incentivazione; bisogna valorizzare la trasparenza nella produzione del cibo (i tecnici devono dare risposte chiare e precise a chi usa il cibo e il territorio ai fini agricoli), la rintracciabilità (servono dati accurati sulla provenienza e la trasformazione) e gli effetti benefici sul consumatore;
  • si rende necessaria e obbligatoria per tutti (al pari della RC auto) l’assicurazione delle produzioni agricole al fine di garantire almeno la costanza di redditi in agricoltura.


2) La semplificazione amministrativa e burocratica

  • è urgente e necessario ridurre i gravami amministrativi che creano ritardi nell’applicazione delle politiche agricole a livello nazionale e regionale, semplificando i meccanismi per l’accesso ai pagamenti e ricercando nuovi strumenti che consentano di assegnarli tenendo conto della dinamicità aziendale (intesa come variazione delle superficie condotte nel tempo);
  • il premio per ettaro, pur essendo ancora oggi la base di riferimento (facilmente misurabile) dell’erogazione dei premi, è auspicabile che venga ponderato con altri parametri che tengano conto per esempio della qualità e salubrità degli alimenti, dell’ubicazione aziendale in aree marginali con possibilità da parte dell’agricoltore di scegliere la misura da valorizzare nel suo contesto aziendale: è l’agricoltore che decide quali obiettivi di policy perseguire.


3) I servizi e le attività di innovazione

  • la creazione e lo sviluppo di servizi ICT in aree rurali (compreso il potenziamento della banda larga) consentirà ai consulenti il migliore trasferimento delle conoscenze;
  • l’adozione e lo sviluppo di innovazioni nel settore primario favorirà la cooperazione fra partner privati, consulenti e istituti di ricerca, e costituirà il volano dello sviluppo;
  • gli investimenti strutturali (per esempio la laminazione in agricoltura per rispondere alle precipitazioni straordinarie, le minime lavorazioni per contenere l’erosione, gli inerbimenti e i drenaggi per ridurre la lisciviazione dell’azoto) assumeranno un ruolo prioritario per fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici e ridurre l’impatto ambientale;
  • la raccolta dei dati metereologici aziendali e dell’andamento delle popolazioni di microorganismi ed entomofauna e la loro messa in rete consentiranno di predisporre piani d’azione efficaci per la lotta a “nuovi” insetti (cimice asiatica-frutta, punteruolo rosso-palma), a “nuovi” batteri (xylella-olivo; colpo di fuoco batterico erwinia amylovora-pomacee), a “nuovi” virus (sharka-drupacee plum pox virus;).


4) La consulenza aziendale

  • dovranno essere istituite reti di sistemi di consulenza specialistica indipendenti (per ciascuno Stato Membro) al servizio delle aziende agricole, finalizzati per esempio a favorire una vera produzione integrata, la promozione delle migliori pratiche agronomiche e lo scambio di conoscenze fra regioni e SM;
  • altrettanto importante sarà la promozione della formazione continua degli agricoltori e dei consulenti con azioni mirate all’internazionalizzazione (viaggi di studio in Paesi UE ed extra UE, programmi Erasmus “agricoli” per giovani agricoltori e consulenti, ecc.);
  • la delega ai consulenti quali i Dottori Agronomi e Forestali risulterà fondamentale anche per semplificare la gestione burocratica: sotto la propria responsabilità saranno i professionisti a gestire i fascicoli delle domande (PAC e PSR) in sostituzione o affiancamento alla pubblica amministrazione, e loro provvederanno (in una logica di separazione delle competenze e responsabilità) ad attestare/certificare situazioni di fatto, investimenti, collaudi, ecc.;
  • la redazione di bilanci CO2 e di eco-scheme, l’utilizzo di programmi LIFE, la realizzazione di investimenti eco-friendly, la promozione della rotazione colturale invece della diversificazione colturale, la migliore gestione dei nutrienti con riguardo alla qualità acqua, la riduzione dell’erosione (idrica-eolica), la copertura del suolo nei periodi più sensibili, l’utilizzo di legumi da foraggio per ridurre le emissioni GHG (positive esperienze spagnole), la progettazioni di siepi e boschetti (a carattere permanente e non rimossi alla bisogna), saranno solo alcune delle azioni che la consulenza dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali porrà in essere per migliore l’impronta ecologica e l’efficienza aziendale contribuendo a creare valore aggiunto comunitario.

In un contesto in cui la Commissione ribadisce che la futura programmazione vedrà una semplificazione rispetto all’attuale periodo, stabilendo meno regole a livello dell’Unione europea e fornendo maggiore sussidiarietà e responsabilità agli Stati Membri, il ruolo dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali è quanto mai irrinunciabile.

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