professione – Coltiv@ la Professione //www.agronomoforestale.eu agronomi e forestali Thu, 08 Aug 2024 13:29:46 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 Ordine garante per la collettività //www.agronomoforestale.eu/index.php/ordine-garante-per-la-collettivita/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=ordine-garante-per-la-collettivita //www.agronomoforestale.eu/index.php/ordine-garante-per-la-collettivita/#respond Mon, 08 Apr 2024 06:16:12 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=68509 Perché un dirigente pubblico, che non ha mai svolto la professione, dovrebbe mantenere l’iscrizione all’ordine degli agronomi e forestali? Solo recentemente sono stato in grado di formulare una risposta compiuta e razionale a questa domanda.

Paolo Baccolo, consigliere CONAF

 

La ragione “istituzionale” della presenza degli Ordini professionali, creati attraverso specifiche leggi istitutive, è fondata sul fatto che l’obbligatoria iscrizione a un albo professionale garantisce la professionalità dell’iscritto attraverso l’esame di Stato, prima, e l’obbligo di formazione continua, poi. A questo aspetto si somma l’impegno personale alla correttezza professionale, espletato attraverso l’obbligo del rispetto del codice deontologico.

Un’unione di due “garanzie” che diventano rassicurazione per la collettività.

 

Le funzioni disciplinari

La funzione di garante per la collettività svolta dagli ordini diventa il fondamento che dà valore alle funzioni disciplinari, sviluppate sia a livello territoriale che a livello nazionale.

Ai Consigli di Disciplina spetta, infatti, il compito di verificare le possibili irregolarità compiute dagli iscritti: la non ottemperanza all’obbligo formativo, comportamenti non coerenti con il codice deontologico, comportamenti considerati lesivi della onorabilità della categoria professionale o del sistema ordinistico.

L’autonomia dei Consigli di Disciplina

Un aspetto non secondario sta nel fatto che i Consigli di Disciplina territoriali sono organi autonomi rispetto al Consiglio dell’Ordine territoriale. Essi nominati direttamente dal Tribunale a garanzia della propria indipendenza e autonomia di giudizio.

Questo particolare non ha solo una rilevanza formale, ma è sostanziale in quanto impone procedure caratterizzate da autonomia di giudizio, assoluta trasparenza delle decisioni, salvaguardia dei diritti sia della “difesa” (dell’iscritto) che della “accusa” (l’eventuale ricorrente o lo stesso sistema ordinistico), la necessità di garantire la totale assenza di cause di incompatibilità o di conflitto di interesse, il rispetto della riservatezza, ecc.

Si comprende bene come le procedure disciplinari, sia a livello territoriale che a livello nazionale, per essere giuridicamente ineccepibili (a prova di ricorso), devono inquadrarsi in uno schema regolamentare il più possibile preciso, che garantisca contemporaneamente sia l’iscritto coinvolto in un procedimento disciplinare che lo svolgimento dei compiti da parte del Consiglio di Disciplina.

Inutile sottolineare, infatti, come l’autonomia operativa e decisionale dei Consigli di Disciplina non possa assolutamente essere confusa con l’arbitrio, seppure in buona fede, e che la valenza delle decisioni che possono essere prese dai Consigli di Disciplina impegna evidentemente anche le responsabilità personali dirette dei rispettivi componenti.

 

Inquadramento legislativo organico

Ciò premesso, le funzioni disciplinari di primo e secondo grado possono contare, a loro supporto, di un inquadramento legislativo che si è sviluppato e sovrapposto negli anni, integrandosi nei contenuti di alcune circolari dell’Ordine Nazionale, tra le quali la circolare nr. 42/2018 “Compendio della professione di dottore agronomo e dottore forestale”, che contiene un’ampia sezione dedicata appunto alle questioni disciplinari.

 

Vista la delicatezza delle decisioni e la complessità della materia, è di grande supporto poter avere regolamenti organici, aggiornati, precisi, completi, coordinati, che possano fungere da effettivo “vademecum”. Un compendio organico, infatti, consente di evitare imprecisioni formali o sostanziali tali da comportare l’annullamento degli atti, delle decisioni e delle procedure, sia da parte dei ricorrenti che da parte degli stessi Consigli di Disciplina.

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Un rinnovato senso identitario //www.agronomoforestale.eu/index.php/un-rinnovato-senso-identitario/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=un-rinnovato-senso-identitario //www.agronomoforestale.eu/index.php/un-rinnovato-senso-identitario/#respond Fri, 01 Feb 2019 06:41:10 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=67176 È cominciato un nuovo quinquennio per l’Ordine, con il Consiglio Nazionale rinnovato in gran parte, seppure nella continuità con il mandato precedente.
Un passaggio di consegne iniziato con il fare il punto della situazione, col valutare le esperienze fatte così da conservare e approfondire quelle positive e darsi nuovi obiettivi di medio e lungo termine.

Un rinnovato senso identitario
La domanda all’origine del lavoro di questo Consiglio è tanto semplice quanto impegnativa: dove vogliamo condurre la nostra categoria professionale da qui a un lustro? Quali obiettivi vogliamo raggiungere nei prossimi cinque anni?
Noi siamo consapevoli di quanto la nostra professione sia appassionante, multiforme e gratificante, e soprattutto moderna e fondamentale per la nostra società. Un giudizio che però non pare condiviso da alcuni colleghi, i quali vedono l’appartenenza all’ordine come un mero obbligo normativo. E purtroppo la bellezza della nostra professione non viene trasmessa a molti giovani che, avendo svolto il percorso accademico necessario, non confluiscono, come sarebbe naturale, nel nostro ordine: negli ultimi anni si è registrato un trend delle iscrizioni all’Albo in calo.
Ciò che vogliamo fare – anzi dobbiamo fare – a partire dal Consiglio Nazionale fino ad arrivare all’agire del singolo iscritto è invertire questo orientamento. Nei numeri, ma soprattutto creando un rinnovato senso identitario e di appartenenza, che consenta a tutti di sentirsi con orgoglio dottore agronomo e dottore forestale.
È questa l’ambizione ultima del lavoro impostato per questo quinquennio, un obiettivo di ampio respiro che orienterà le singole decisioni del nostro impegno.

Alcuni punti cardine
La prima azione sarà rafforzare la nostra figura professionale tra i colleghi, in modo da essere più incisivi all’esterno.
Stiamo operando per sottolineare le potenzialità che la nostra professione offre, ridefinendo il perimetro delle attività che siamo in grado di svolgere, spesso sconosciute ai nostri stessi iscritti.
E, naturalmente, trasferire queste informazioni anche al “mondo esterno”, in quanto ancora oggi, dopo 90 anni dal R.D. 2248/1929 “Regolamento per l’esercizio professionale dei dottori in scienze agrarie”, riscontriamo difficoltà ad essere individuati professionisti di riferimento per le competenze riconosciuteci per legge.

Uno dei segnali in questa direzione è la scelta del nuovo Consiglio Nazionale di riorganizzarsi e innalzare a livello di Dipartimento due àmbiti dalle grandi prospettive professionali: quello dei Lavori pubblici e quello della Protezione civile.
Si tratta di due settori in cui la nostra professione può contribuire molto alla rinascita del nostro Paese negli interventi post-emergenziali, ma anche e soprattutto in quelli legati alla fase di pianificazione in cui siamo in grado di esprimerci al massimo immaginando uno sviluppo che sia sostenibile e consapevole degli effetti di lungo periodo.

Lavorando sulla crescita dell’ordine, sia nei numeri che nelle capacità professionali, non si può trascurare il rapporto con il mondo universitario. È un’attività di lungo periodo che punta a mantenere alta la qualità professionale, grazie all’offerta formativa, e contemporaneamente ci consente di entrare in contatto con i nostri futuri colleghi: è importante infatti costruire un percorso che formi i dottori agronomi e forestali del futuro, senza perdere la nostra identità professionale.

Tutto questo non potrà essere realizzato se non utilizziamo anche un rinnovato stile comunicativo con cui valorizzare ciò che siamo e ciò che stiamo facendo.
Una comunicazione più moderna ci consentirà di acquisire maggiore visibilità e trovare un contatto più diretto e semplice con gli iscritti. Non solo, elemento forse più importante, per comunicare il nostro senso identitario sarà mettere in discussione il modo di presentarci all’esterno, chiedendoci un necessario sforzo di ammodernamento.

Come era facile prevedere, il lavoro da fare è molto e gli obiettivi sono ambiziosi. La volontà di raggiungerli è forte e naturalmente sarà decisivo il contributo di ognuno: chi ricopre ruoli istituzionali e chi è un semplice iscritto potrà essere portatore di benefici alla causa comune.

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