Professioni – Coltiv@ la Professione //www.agronomoforestale.eu agronomi e forestali Mon, 14 Sep 2020 16:00:30 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 I dottori agronomi e i dottori forestali per il rilancio qualitativo dell’Italia //www.agronomoforestale.eu/index.php/i-dottori-agronomi-e-i-dottori-forestali-per-il-rilancio-qualitativo-dellitalia/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=i-dottori-agronomi-e-i-dottori-forestali-per-il-rilancio-qualitativo-dellitalia //www.agronomoforestale.eu/index.php/i-dottori-agronomi-e-i-dottori-forestali-per-il-rilancio-qualitativo-dellitalia/#respond Wed, 01 Jul 2020 14:27:06 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=67835 di Renato Ferretti, direttore AF Online

La ripresa economica successiva all’emergenza sanitaria necessita di incisivi interventi di semplificazione normativa e procedurale in tutti i comparti.
È indispensabile, innanzi tutto, una semplificazione del quadro giuridico nel quale operano imprese e cittadini. Fare impresa e lavorare in Italia è troppo complicato: l’oscurità, la frammentazione e la mobilità di regole che cambiano troppo spesso nel tempo e nello spazio sono uno dei principali ostacoli allo sviluppo del Paese, perché impediscono agli operatori, a tutti i livelli, di assumere e pianificare scelte consapevoli per sé e per le organizzazioni di cui fanno parte.

Le professioni, e per le nostre competenze i dottori agronomi e i dottori forestali, debbono diventare l’interlocutore imprescindibile del Governo, delle Regioni e del sistema degli Enti Locali. Dobbiamo essere la controparte con cui parlare per la semplificazione delle norme e delle regole che gravano sui cittadini, sul mondo del lavoro e delle imprese.
In tal senso, i professionisti devono essere intesi come il naturale anello di congiunzione tra l’individuo e la collettività, tra l’impresa e lo Stato: è il professionista che accompagna l’imprenditore, il commerciante, l’artigiano, il lavoratore autonomo, e, in genere, ogni privato cittadino nei momenti più significativi della propria attività economica e sociale.

Nell’attuale situazione di emergenza, proprio i professionisti potrebbero assumere un nuovo ruolo di intervento in quei settori dove il loro sapere può essere un vantaggio reale sia per i cittadini sia per le istituzioni. In particolare, nel delineare un ‘codice della pandemia’, sarebbe opportuno dedicare un’apposita riflessione all’individuazione di funzioni che la pubblica amministrazione potrebbe utilmente delegare ai professionisti, in attuazione del principio di sussidiarietà a favore dei privati cittadini e dello Stato.
Grazie alla conoscenza dei rispettivi contesti operativi, e grazie alle competenze accumulate con la formazione e l’esperienza del “saper fare”, oltre che del “sapere”, i professionisti sono già oggi portatori di serie proposte che possono significativamente accompagnare la auspicata Rinascita del Paese. Sussidiarietà e competenza possono essere le chiavi di volta di un disegno riformatore volto alla semplificazione, e sostenuto dalle professioni su molteplici versanti.

Per quanto riguarda i territori, occorre finalmente investire sui paesaggi identitari, sul patrimonio agroalimentare-zootecnico e selvicolturale, oltre che sul capitale naturale e culturale. Ciò rappresenta un’opportunità per aprire spazi occupazionali e di innovazione, conservando sempre un’ottica di sostenibilità e tutela delle risorse disponibili.
Su queste funzioni i dottori agronomi e i dottori forestali sono da sempre portatori di competenze, conoscenze e innovazione Tutto questo può essere attuato attraverso l’ammodernamento delle leggi sui parchi (legge quadro sui parchi nazionali n. 394/91) e sulla montagna (legge n. 97/1994) e accelerando sul decreto legislativo sui servizi ecosistemici (Delega al Governo per l’introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ecosistemici e ambientali).
Inoltre, gli obiettivi di incremento della qualità degli spazi pubblici (attraverso azioni di rigenerazione urbana), delle prestazioni energetiche (attraverso la promozione di protocolli prestazionali), della sicurezza sismica e di quella idrogeologica (con una attenta conoscenza del territorio, per la quale non si può prescindere dalle specifiche competenze dei dottori agronomi e i dottori forestali) devono entrare nell’azione ordinaria e costante degli enti territoriali e dello Stato.
Si tratta di un ambito di straordinarie opportunità, con costi che vengono annullati dai risparmi conseguenti e con effetti rilevanti in termini di riduzione dell’inquinamento, di miglioramento della qualità della vita, di una maggiore sicurezza, di rivalutazione del patrimonio territoriale complessivo. Va promossa l’idea del consumo di suolo a “saldo zero” come motore per la rigenerazione urbana. In tale ambito, occorre valorizzare i territori agricolo-forestali, riconoscendo nella produzione agricola non un’attività antitetica alla città, ma un aspetto integrato e funzionale alla vita delle città stesse.

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Le professioni ordinistiche nell’Università //www.agronomoforestale.eu/index.php/le-professioni-ordinistiche-nelluniversita/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=le-professioni-ordinistiche-nelluniversita //www.agronomoforestale.eu/index.php/le-professioni-ordinistiche-nelluniversita/#respond Wed, 13 Jun 2018 09:14:32 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=66539

Fino ad oggi, ANVUR ha affrontato con successo la valutazione della ricerca attraverso le VQR e, con AVA, quella della didattica, che con l’accreditamento e la prossima valutazione dei dottorati ha toccato anche la sfera più direttamente legata alla ricerca. Abbiamo lavorato e stiamo lavorando per arrivare a definire anche un modello di valutazione della Terza missione, che riesca a riconfigurarla come impatto economico, sociale e culturale che una Università dovrebbe avere sul territorio.

L’Università e le libere professioni

Abbiamo portato avanti questa attività sia analizzando la nostra esperienza e quella internazionale che ascoltando le Università, gli Enti di ricerca e le comunità scientifiche, oltre che seguendo gli obiettivi definiti a livello politico e istituzionale. Ma l’Università si caratterizza anche per una forte e specifica presenza di corsi strettamente legati a professioni che preparano i liberi professionisti di domani. Non è un caso che alcune delle nostre tradizionali e più importanti facoltà, come quelle di legge, nel mondo anglosassone sono chiamate Professional Schools. Ma ci sono molti altri corsi strettamente legati a professioni – spesso costituite in Ordini o Collegi – dai quali giungono richieste di implementare, sia nei corsi che nelle scuole di specializzazione, gli aspetti professionalizzanti veri e propri. È quindi chiaro l’interesse di ciascuna università, e del sistema universitario nel suo complesso, ad assicurarsi i migliori esponenti del mondo delle professioni liberali e a garantire il miglior livello d’insegnamento possibile.

Integrare la formazione accademica con l’esperienza professionale

Lo scorso anno ANVUR ha condotto uno studio finalizzato ad analizzare e studiare proprio il rapporto tra Università e mondo delle professioni, ma anche a capire se fosse possibile impostare questo rapporto su basi nuove e virtuose.

Alla base di questo lavoro, la volontà di comprendere se per valorizzare il contenuto professionale di vaste aree dell’Università basti la valutazione della ricerca e della didattica, o non sarebbe invece opportuno affiancargli anche una specifica valutazione della presenza e della qualità delle professioni nell’Università, prendendo in considerazione non solo la capacità e il livello professionale di docenti e ricercatori, così come la formazione ricevuta dagli studenti, ma anche, per esempio, l’esperienza dei tirocini professionalizzanti.

Dallo studio è emerso come circa il 70% degli studenti che ogni anno si laureano nei corsi di laurea magistrale e a ciclo unico sia in possesso del titolo di studio richiesto come requisito per l’accesso all’esame di abilitazione necessario per poter esercitare la libera professione.

In quasi tutti i settori indagati, forse in parte con l’eccezione dei corsi di medicina, è però emersa la necessità di sostenere e integrare la formazione accademica con un’esperienza professionale, sperimentando nuove modalità di integrazione tra didattica universitaria e sperimentazione professionale, agendo sull’offerta formativa, sulle modalità di collaborazione professionale e sulle modalità di tirocinio.

Gli spunti emersi

Quello realizzato da ANVUR è un lavoro che rappresenta il primo studio sistematico sulla presenza delle libere professioni ordinistiche nell’università, e ci fornisce due spunti di riflessione importanti: il primo, di stretta competenza dell’Agenzia, riguarda la possibilità e l’opportunità di pensare a una valutazione della presenza delle professioni e del loro insegnamento nell’Università, allargando lo sguardo a una componente fondamentale della vita universitaria, finora in parte trascurata. Il secondo, di interesse generale, in merito a come si possa migliorare la preparazione degli studenti all’esercizio delle professioni ordinistiche. Anche se non tutti i laureati intraprenderanno la libera professione, è evidente l’interesse del sistema universitario ad assicurarsi i migliori professionisti e a garantire il miglior insegnamento professionale. E, preso atto dell’importanza di questa presenza negli Atenei, dobbiamo ora lavorare per migliorare concretamente questa presenza, che per gli atenei rimane di vitale importanza.

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