scenario – Coltiv@ la Professione //www.agronomoforestale.eu agronomi e forestali Tue, 21 Feb 2023 16:38:37 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 Il grano e la guerra //www.agronomoforestale.eu/index.php/il-grano-e-la-guerra/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=il-grano-e-la-guerra //www.agronomoforestale.eu/index.php/il-grano-e-la-guerra/#respond Tue, 06 Dec 2022 14:22:09 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=68257 Di Aldo Sisto, dottore agronomo

La guerra in Ucraina ci ripropone in toni molto preoccupanti il tema della sicurezza alimentare nel mondo.
Nel 2021 il numero delle persone che hanno sofferto la fame è salito ad oltre 828 milioni, circa 46 milioni in più rispetto al 2020. La pandemia ha poi contribuito ad esasperare ulteriormente il problema . Da quanto emerge da un rapporto delle Nazioni Unite il mondo si sta allontanando dall’obbiettivo di sconfiggere la fame e la malnutrizione entro il 2030. Questa guerra ha messo in evidenza che determinati problemi di approvvigionamento, sia energetico che alimentare, vanno visti sempre nell’ottica di una concreta condivisione delle difficoltà che possono nascere e coinvolgere tutti gli Stati della comunità internazionale. L’obbiettivo dovrebbe dunque essere quello di evitare che le crisi si abbattano drammaticamente sulle popolazioni economicamente più fragili e soprattutto frustrate anche dai mutamenti climatici. Ieri, ancora una volta, Papa Francesco è intervenuto per evidenziare che dietro a questa III° guerra mondiale ci sono gli “ interessi dei commercianti d’armi e degli imperi deboli che cercano i conflitti per sentirsi forti”. Purtroppo Putin sta seguendo ancora questa logica perversa. Facendosi forte sul suo attuale primato sulle risorse energetiche e cerealicole, ha cercato di conquistare le fertili terre Ucraine per consolidare questo primato. Oggi la Russia è attualmente il primo esportatore mondiale di grano, e Russia ed Ucraina sono i maggiori esportatori di mais e frumento nel continente Africano e nei Paesi più poveri del mondo.

Dipendenza dalle importazioni di grano, importatori netti 2021%

Questi problemi vanno dunque affrontati sul piano internazionale,abbandonando politiche di tipo autarchico e favorendo quelle di condivisione . In quest’ottica di cooperazione bisogna dunque ridare all’agricoltura ed ai trattati commerciali di pertinenza , a mio modesto giudizio, il ruolo centrale che le compete , poiché questo settore ha di fatto in mano la sicurezza alimentare .
Bisogna prendere atto che la mancanza di sicurezza alimentare, non disgiunta dalla sicurezza sugli approvvigionamenti idrici e la sicurezza sanitaria, sono oggi la causa di tensioni sociali, guerre e di conseguenza di migrazioni.

Russia ed Ucraina giocano un ruolo importantissimo a livello mondiale

(tab1- fonte dati USDA)

Nella tabella 1 leggiamo un breve riassunto delle dimensioni in termini di ettari, produzioni e resa delle due agricolture, russa ed ucraina, messe a confronto considerando le più importanti colture.
Risulta subito evidente l’importanza delle colture cerealicole per entrambi le nazioni. In Russia le colture cerealicole compongono il 72% dei seminativi , in particolare il frumento occupa il 52% di queste superfici; in Ucraina i cereali occupano il 62% dei seminativi, in particolare il mais il 38%. Non dimentichiamo poi le oleaginose che occupano in Russia ed Ucraina rispettivamente il 22% ed il 49% delle superfici oggetto d’indagine

Nella tabella 2 rileviamo l’importanza delle esportazioni di cereali per entrambi gli Stati. La Russia esporterà nella campagna 2022-2023, il 46% delle sue produzioni di frumento e l’ Ucraina il 49 % delle sue produzioni di mais. Nell’anno precedente alla guerra ( 2021/2022) l’ Ucraina aveva esportato il 64% delle sue produzioni di mais

Quest’anno la Russia a seguito di un ottimo raccolto di frumento ( 91 milioni di tonnellate) esporterà circa 42 milioni di tonnellate. Un vero record storico che pongono la Russia al 1° posto nel mondo come Paese esportatore di frumento. (tab 2- tab 3) . L’ Ucraina risulta invece al 4° posto come Paese esportatore di mais ed al 5° posto per il frumento.

(tab3 fonte dati USDA)

 

Nell’ipotesi che la Russia fosse riuscita ad impadronirsi delle fertili terre ucraine, l’incidenza percentuale delle sue produzioni di frumento sarebbero passate a livello mondiale dal 12% al 14% e quelle del mais dal 1% al 4% (tab4)

(tab4 fonte dati USDA)

Inoltre la Russia con l’acquisizione dell’ Ucraina avrebbe visto aumentare il peso delle sue esportazioni a livello mondiale di frumento dal 20% al 25% e le esportazioni di mais dal 2% al 11% .

In questo contesto ricordo che l’ Unione Europea detiene il 17% delle esportazioni mondiali di frumento e l’ 1 % delle esportazioni di mais. Mentre gli Stati Uniti, detengono con il 30% il primato delle esportazioni di mais e il 10% delle esportazioni di frumento (Tab 4)
Nella tab 6 leggiamo le produzioni di frumento e mais di alcune nazioni . La Cina risulta essere il maggior produttore di frumento del mondo e gli Stati Uniti il maggior produttore di mais nonché il 1°esportatore con 54,6 milioni di tonnellate.

(tab6 fonte dati USDA)

Oggi la Russia, a seguito di importanti riforme agrarie iniziate nel 2000, si presenta sullo scenario internazionale come una grande realtà agricola, soprattutto nel comparto dei cereali. Da Paese importatore di cereali negli anni ’90, oggi è divenuto il 1° Paese esportatore di frumento nel mondo. Questa riforma agraria ha consentito alla Federazione Russa di passare da 3 ° esportatore mondiale di cereali con 17,4 milioni di tonnellate nel 2009 , dopo Canada (19,3 milioni di tonn.) e Stati Uniti (21,9 milioni di ton), agli attuali 42 milioni di tonnellate. La forza dell’ agricoltura Russa si sta giocando rimettendo a coltura milioni di ettari ( si ipotizza più di 40 milioni) e le tecniche di coltivazione dedicate principalmente alla coltivazione di frumento. Neanche i cambiamenti climatici sembrano impensierire Putin, infatti una sua dichiarazione dice: “Un aumento di due o tre gradi non sarebbe così male per un Paese del nord come la Russia. Potremmo spendere meno per le pellicce e il raccolto di grano aumenterebbe”.
La produzione di grano e cereali in Russia è dominata dalle grandi imprese agricole , che sono i successori dei precedenti kolkhozy e sovkhozy, e attualmente si sono fuse in enormi “megafarms” , conglomerati aziendali o “agroholding”. E’ proprio attraverso queste grandi imprese agricole che è stato possibile mettere a coltura migliaia di ettari che erano prima incolti o mal coltivati.
Oggi 56 grandi compagnie dominano l’agricoltura russa, con 5 società che controllano il 27% delle terre coltivabili. Una tendenza che, nel complesso, ha prodotto un esito positivo.
L’arrivo delle grandi compagnie ha permesso una modernizzazione delle tecniche colturali e delle strutture di raccolta e commercializzazione
In Russia troviamo aziende come Miratog con 1,047 milioni di ettari, Prodimex e Agrokultura con 865 mila ettari, Agrocomplesso con 660 mila ettari, Rusagro con 637 mila ettari ed altre 10 aziende agricole che nel loro complesso coprono 6 milioni di ettari. Una recente indagine dell’ agenzia di consulenza russa BFEL rivela che nel 2021 66 grandi aziende agricole hanno gestito 15,4 milioni di ettari.
Lo stesso troviamo in Ucraina dove vi sono importanti realtà agricole come Agroprosperis con 430 mila ettari, Astarta 250 mila ettari, UrkLandAgricoltura con 570 mila ettari, MHP con 370 mila ettari, Chicco 550 mila ettari, e molte altre.
Queste aziende oltre alla coltivazione di mais , frumento, soia , girasole e semi oleosi in genere, si occupano anche di allevamenti zootecnici ( bovini,suini,avicoli), stoccaggio e commercializzazione di cereali, trasformazione e vendita di prodotti alimentari.
Dalle dimensioni e dall’ ottima organizzazione aziendale di queste realtà agricole si capisce molto bene l’interesse della Russia ad ampliare il controllo in aree limitrofe, tenendo presente anche il fatto che la Russia non ha mai considerato l’ Ucraina uno Stato sovrano.
Putin ha detto, tra le altre cose, che l’Ucraina «non ha mai avuto una tradizione stabile come nazione a sé stante» e che è stata sostanzialmente inventata dal Partito Comunista dell’Unione Sovietica all’inizio del Novecento: «L’Ucraina moderna è stata interamente e completamente creata dalla Russia”. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov è arrivato a dire che l’Ucraina «non ha il diritto di essere una nazione sovrana».
Al di là delle ragioni ideologiche che fanno da corollario a questa guerra, risultano evidenti le ragioni economiche che sono alla base della tentata conquista russa dei territori ucraini. Dipendenza energetica e dipendenze alimentari sono due temi che tutta la comunità internazionale ha il dovere di riesaminare. Quando poi chi governa ha il pieno controllo delle risorse energetiche ed alimentari di quel paese , la comunità internazionale può essere sottoposta a continui ricatti, come appunto sta succedendo oggi attraverso il metano e i cereali.
L’ Italia ha attualmente scarsissime risorse energetiche mentre d’altra parte ha un ottima agricoltura. L’unico ostacolo sono la limitazione della nostra “risorsa terreno” , per cui è necessario mantenere sempre alto il livello delle nostre produzioni soprattutto nel settore cerealicolo. Questo è possibile attraverso la limitazione del consumo di suolo e dando la possibilità agli agricoltori di accedere ad innovazioni scientifiche che possono incrementare le rese in modo sostenibile. Pensiamo solo alle nostre produzioni medie di mais che grazie al miglioramento genetico sono passate dai 2-3 t/ha degli anni ’50 agli attuali 11-12 t/ha. Lo stesso vale per il frumento che oggi attraverso nuove varietà ed il buon controllo agronomico della coltura supera tranquillamente i 90 ql/ha. Teniamo sempre presente che gli agricoltori assieme agli agronomi sono da sempre le sentinelle delle nostre risorse alimentari e dell’ambiente.

 

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L’andamento del vivaismo ornamentale nel 2018 //www.agronomoforestale.eu/index.php/landamento-del-vivaismo-ornamentale-nel-2018/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=landamento-del-vivaismo-ornamentale-nel-2018 //www.agronomoforestale.eu/index.php/landamento-del-vivaismo-ornamentale-nel-2018/#respond Mon, 25 Mar 2019 06:00:05 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=67215

Foto di Francesca Marinangeli

Articolo tratto dal numero di gennaio/febbraio 2019 di Linea Verde Magazine

I dati sull’andamento della produzione agroalimentare rilevati nei primi sei mesi dell’anno dal’Ismea danno conto di una buona performance dei nostri prodotti sui mercati esteri. Nel primo semestre le esportazioni nazionali hanno infatti superato la soglia dei 20 miliardi di euro, in aumento del 3,1% rispetto al primo semestre 2017.

L’agroalimentare all’estero
Nel primo semestre 2018 è rimasto all’interno dell’UE il 66% del valore complessivo dei prodotti agroalimentari esportati dall’Italia, raggiungendo 13,4 miliardi di euro (+4,2% su base tendenziale) nei primi sei mesi dell’anno.
La performance positiva si riscontra per tutte le principali destinazioni, a eccezione di Austria (-3,1%) e Spagna (-0,6%). Con riferimento ai principali paesi, la Germania ha aumentato le importazioni di prodotti agroalimentari italiani del 5,3% per un valore di 3,5 miliardi di euro, la Francia del 6,2% arrivando a quasi 2 miliardi di euro e il Regno Unito dell’1,1% a 1,6 miliardi di euro.
Più contenuta è la crescita tendenziale complessiva delle esportazioni verso i paesi extra UE (+1,0%), con un valore pari a circa 7 miliardi di euro. Gli incrementi sono risultati più consistenti per Canada, (+6,9% per un valore pari a 383 milioni di euro), Russia (+4,6% per 248 milioni di euro) e Svizzera (+3,6% per 783 milioni di euro).

Focus sul florovivaismo
Dal punto di vista dei consumi si è registrato anche nel 2018 un consolidamento della ripresa progressiva in un quadro macroeconomico caratterizzato dall’ aumento del reddito disponibile, da un lieve incremento della propensione al risparmio e dalla crescita del PIL.
Per quanto riguarda il florovivaismo l’export è stato di 599 milioni di euro di euro rispetto ai 570 milioni del 2017, con un incremento di circa il 5% e un saldo commerciale di 333 milioni di euro nel primo semestre 2018.
Il comparto del florovivaismo, che in Italia per oltre due terzi della produzione in valore è composto dalle piante in vaso e dal vivaismo (alberi e arbusti) – il resto è costituito da fiori e fronde freschi recisi – solo nel biennio 2016/2017 aveva mostrato lievissimi recuperi dal lato dei consumi (ma non della produzione) e più sostanziali segnali dalla domanda proveniente dai mercati esteri. Il 2018, invece ha segnato un evidente crescita positiva soprattutto nel terzo trimestre.

Chi tira, chi rallenta
Ottime performance registrate dal gruppo alberi e arbusti da esterno (+15,6%), seguito dalle piante da interno (+9,3%). Meno positivo il trend delle piante in vaso (-2,6%) che per tanti anni ha trainato l’economia del comparto.
Vi è da dire che il nuovo codice doganale, entrato in vigore nel 2016, può aver spostato parte di questa categoria in quella di alberi e arbusti. Molto positiva l’evoluzione sui mercati esteri delle fronde (+16,6%) che tornano a essere un buon prodotto nel paniere degli esportatori italiani, per questi articoli l’aumento della qualità della produzione italiana e la scelta da parte dei produttori nazionali di specie e varietà meno convenienti nei paesi terzi ha consentito di recuperare quote di mercato andate perdute nella prima decade degli anni 2000.
Per quanto riguarda le piante ornamentali, a inizio anno è stato registrato un trend positivo, sia in termini di fatturato (in media +15% rispetto allo stesso periodo del 2017) che in termini di richieste per la primavera.

Primavera climaticamente difficile
Nel mese di marzo si è attenuata la ripresa del mercato a causa del clima sfavorevole (piogge e gelo) che ha portato a ritardi nella vendita finale al dettaglio e a giacenze prolungate delle piante nei magazzini dei garden center.
A inizio primavera si sono osservati fatturati in generale crescita rispetto al 2017 nell’ordine del 5-10 % anche se, alcune aziende non hanno riscontrato sensibili variazioni per effetto delle problematiche riscontrate a marzo. Maggio e giugno positivi in termini di fatturato con incrementi medi del 10 % rispetto allo stesso periodo del 2017.
Nel secondo semestre in generale l’offerta si è concentrata sulle specie da siepe insieme ad arbusti ornamentali, piante a forma e rampicanti. Queste seguite da rose, conifere, alberature a foglia caduca e grandi alberature. Tali piante sono quelle tipicamente prodotte all’interno del distretto florovivaistico pistoiese, mentre una più bassa offerta si riscontra, per esempio, per i fiori recisi.
Rispetto allo stesso periodo del 2017 si conferma la contrazione della richiesta di alberature medio-grandi (vasi > 30-35) e un leggero aumento della richiesta di piante in vaso di piccole e medie dimensioni.

Si riduce la domanda da Russia e Medio Oriente
Per quanto concerne il mercato estero, il trend è stato in generale positivo. Per tutta la primavera si sono registrati fatturati maggiori (nell’ordine del 5-10 %) rispetto alla primavera 2017, nonostante il clima avverso tra marzo e aprile non abbia facilitato le esportazioni.
In estate le elevate temperature registrate nel Nord Europa hanno influito negativamente sulle spedizioni portando a posticiparne alcune nel mese di settembre. Durante tutto l’autunno il clima secco ha influito negativamente sulle operazioni colturali (semine e trapianti) e sulla vendita. Inoltre, l’andamento climatico anomalo che ha riguardato anche il Nord Europa ha prodotto una lieve contrazione negli ordini provenienti da questi Paesi. La domanda proveniente dai paesi europei è stabile e soddisfacente, mentre è in calo quella proveniente da Russia e Medio Oriente.

Nel mondo vivaistico è opinione comune che occorrerà dare ancora maggiore impulso al mercato interno sia attraverso la piena attuazione delle agevolazioni previste dal bonus fiscale che dalla ripresa degli investimenti pubblici nel settore del verde.

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