università – Coltiv@ la Professione //www.agronomoforestale.eu agronomi e forestali Mon, 15 Mar 2021 14:45:02 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 Professionisti sostenibili 4.0 //www.agronomoforestale.eu/index.php/professionisti-sostenibili-4-0/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=professionisti-sostenibili-4-0 //www.agronomoforestale.eu/index.php/professionisti-sostenibili-4-0/#comments Wed, 17 Feb 2021 16:15:07 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=68020 di Valentina Marconi, Dipartimento Università e politiche di ingresso alla professione

Il piano nazionale di ripresa e resilienza, che attualmente è in fase di discussione nelle commissioni parlamentari, affronta in maniera marginale la formazione e l’ingresso nel mondo del lavoro dei professionisti.
Eppure un piano di rilancio e resilienza con i fondi appositamente pensati per la “next generation EU” dovrebbe determinare le condizioni perché i giovani abbiano lo stimolo ad investire sulle proprie capacità e puntino all’autoimprenditorialità.

Con oltre 30.000 posti «andati in fumo», in Italia, nei primi sei mesi del 2020, le professioni italiane rischiano il collasso a causa della «mancanza di un ricambio generazionale» (fonte Italia Oggi da uno studio di Confprofessioni 27 gennaio 2021)

Non esula da questo triste scenario la professione di dottore agronomo e dottore forestale, agronomo e forestale junior e biotecnologo: i dati sulla popolazione ordinistica mostrano una tendenza all’invecchiamento con l’incremento dei professionisti in fascia di età 51/64 e over 64 e con la diminuzione quella dai 31 a 40 anni

agronomi forestali
Evoluzione dell’età anagrafica degli iscritti all’ordine degli agronomi e forestali

L’agronomo centro di Agenda 2030
Questa tendenza all’invecchiamento sta avvenendo in un momento cruciale per la nostra professione, infatti nel contesto attuale definito dai principi delineati dall’Agenda 2030 dell’ONU, dal Green New Deal, dalla Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, il dottore agronomo è il cardine del processo di implementazione, valorizzazione e gestione del patrimonio agricolo ambientale e paesaggistico, che è una vera risorsa per la crescita del Paese, in un processo di potenziamento della multifunzionalità.

Un fondo per il primo insediamento
Per agevolare l’ingresso di giovani (ma non solo) nel mondo professionale abbiamo proposto “Professionisti sostenibili 4.0”, un fondo di incentivazione per il primo insediamento alla professione.
Si tratta di una voce che vorremmo fosse inserita nel Piano di Ripresa e Resilienza, analogamente a quanto fatto per le piccole e medie imprese del settore industriale e agricolo negli ultimi anni.

Il fondo finanzierebbe gli investimenti in innovazione, strutturali e digitali, a vantaggio delle attività professionali, incentiverebbe l’aggregazione e la creazione di società tra professionisti e reti tra professionisti, favorirebbe la multidisciplinarietà necessaria per gestire progettazioni di sistemi complessi e affrontare problemi complessi.
Si tratta, quindi, di una proposta che punta a rafforzare la professione verso le sfide della modernità, là dove pare ancora poco preparata, infatti, ad esempio, nella nostra categoria c’è una scarsa presenza di società tra professionisti iscritte all’albo dei dottori agronomi e dottori forestali (36 STP iscritte), il che dimostra una scarsa aggregazione e insufficiente organizzazione in studi articolati, il fondo di finanziamento permetterà ai professionisti di adeguarsi sia dal punto di vista strutturale e strumentale che dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro multidisciplinare.

La nuova generazione di agronomi europei
Con la presenza del fondo e con la presenza di società tra professionisti sempre più numerosa e strutturata, le nuove leve possono con serenità ed entusiasmo investire su se stesse, indirizzate verso percorsi di formazione chiari e con sbocchi definiti, anche attraverso le lauree abilitanti.
Possono avviare una attività professionale, scommettendo sulle proprie capacità e identificandosi in una professione universale e resiliente che prenderà in carico la progettazione innovativa e sostenibile del Paese secondo i nuovi parametri degli obiettivi di agenda 2030.

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Le professioni ordinistiche nell’Università //www.agronomoforestale.eu/index.php/le-professioni-ordinistiche-nelluniversita/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=le-professioni-ordinistiche-nelluniversita //www.agronomoforestale.eu/index.php/le-professioni-ordinistiche-nelluniversita/#respond Wed, 13 Jun 2018 09:14:32 +0000 //www.agronomoforestale.eu/?p=66539

Fino ad oggi, ANVUR ha affrontato con successo la valutazione della ricerca attraverso le VQR e, con AVA, quella della didattica, che con l’accreditamento e la prossima valutazione dei dottorati ha toccato anche la sfera più direttamente legata alla ricerca. Abbiamo lavorato e stiamo lavorando per arrivare a definire anche un modello di valutazione della Terza missione, che riesca a riconfigurarla come impatto economico, sociale e culturale che una Università dovrebbe avere sul territorio.

L’Università e le libere professioni

Abbiamo portato avanti questa attività sia analizzando la nostra esperienza e quella internazionale che ascoltando le Università, gli Enti di ricerca e le comunità scientifiche, oltre che seguendo gli obiettivi definiti a livello politico e istituzionale. Ma l’Università si caratterizza anche per una forte e specifica presenza di corsi strettamente legati a professioni che preparano i liberi professionisti di domani. Non è un caso che alcune delle nostre tradizionali e più importanti facoltà, come quelle di legge, nel mondo anglosassone sono chiamate Professional Schools. Ma ci sono molti altri corsi strettamente legati a professioni – spesso costituite in Ordini o Collegi – dai quali giungono richieste di implementare, sia nei corsi che nelle scuole di specializzazione, gli aspetti professionalizzanti veri e propri. È quindi chiaro l’interesse di ciascuna università, e del sistema universitario nel suo complesso, ad assicurarsi i migliori esponenti del mondo delle professioni liberali e a garantire il miglior livello d’insegnamento possibile.

Integrare la formazione accademica con l’esperienza professionale

Lo scorso anno ANVUR ha condotto uno studio finalizzato ad analizzare e studiare proprio il rapporto tra Università e mondo delle professioni, ma anche a capire se fosse possibile impostare questo rapporto su basi nuove e virtuose.

Alla base di questo lavoro, la volontà di comprendere se per valorizzare il contenuto professionale di vaste aree dell’Università basti la valutazione della ricerca e della didattica, o non sarebbe invece opportuno affiancargli anche una specifica valutazione della presenza e della qualità delle professioni nell’Università, prendendo in considerazione non solo la capacità e il livello professionale di docenti e ricercatori, così come la formazione ricevuta dagli studenti, ma anche, per esempio, l’esperienza dei tirocini professionalizzanti.

Dallo studio è emerso come circa il 70% degli studenti che ogni anno si laureano nei corsi di laurea magistrale e a ciclo unico sia in possesso del titolo di studio richiesto come requisito per l’accesso all’esame di abilitazione necessario per poter esercitare la libera professione.

In quasi tutti i settori indagati, forse in parte con l’eccezione dei corsi di medicina, è però emersa la necessità di sostenere e integrare la formazione accademica con un’esperienza professionale, sperimentando nuove modalità di integrazione tra didattica universitaria e sperimentazione professionale, agendo sull’offerta formativa, sulle modalità di collaborazione professionale e sulle modalità di tirocinio.

Gli spunti emersi

Quello realizzato da ANVUR è un lavoro che rappresenta il primo studio sistematico sulla presenza delle libere professioni ordinistiche nell’università, e ci fornisce due spunti di riflessione importanti: il primo, di stretta competenza dell’Agenzia, riguarda la possibilità e l’opportunità di pensare a una valutazione della presenza delle professioni e del loro insegnamento nell’Università, allargando lo sguardo a una componente fondamentale della vita universitaria, finora in parte trascurata. Il secondo, di interesse generale, in merito a come si possa migliorare la preparazione degli studenti all’esercizio delle professioni ordinistiche. Anche se non tutti i laureati intraprenderanno la libera professione, è evidente l’interesse del sistema universitario ad assicurarsi i migliori professionisti e a garantire il miglior insegnamento professionale. E, preso atto dell’importanza di questa presenza negli Atenei, dobbiamo ora lavorare per migliorare concretamente questa presenza, che per gli atenei rimane di vitale importanza.

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