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Come si è sviluppato l’evento calamitoso e quali danni ha creato?
La perturbazione ha interessato tutto il territorio provinciale sul quale in soli 3 giorni sono caduti in media 200 litri di pioggia per metro quadro (più di 2 volte la quantità mensile normalmente registrata) e la conseguenza sono stati eventi che non si verificavano da 50 o addirittura da 100 anni in alcune zone.
Le zone più colpite sono state quelle dei Bacini della Drava e del Rio Sesto e dei rii Gadera e Gardena dove sono caduti fino a 370 litri per metro quadro.
Unitamente alle forti e costanti piogge in diverse zone delle dolomiti si sono verificati venti fino a 130 km/h che hanno causato lo schianto di 1,2 milioni di metri cubi di legname (il doppio del taglio commerciale annuo).
In che maniera la gestione agroforestale del territorio ha contribuito ad aggravare o mitigare la situazione verificatasi?
In controtendenza con la situazione italiana, la Provincia attua da anni una politica a sostegno del territorio. Quest’approccio ha garantito la costante gestione agro-silvo-pastorale che ha dato benefici anche a livello idrogeologico e in molte località montane della provincia si è verificata un’espansione edilizia piuttosto che un abbandono del territorio.
Se da un lato sono aumentati gli elementi vulnerabili e l’esposizione al potenziale pericolo di strutture, infrastrutture e popolazione, parallelamente a quanto avvenuto nelle attigue regioni alpine, si è fortemente sviluppato il moderno concetto di gestione del rischio.
Sono state rispettate tutte le buone pratiche agricole e di manutenzione idraulica forestale per prevenire il dissesto idrogeologico?
Analogamente a quanto si fa in Provincia di Trento, anche la Provincia di Bolzano ha sposato da oltre un decennio il moderno paradigma della gestione del rischio idrogeologico.
A partire dalla corretta individuazione e simulazione degli scenari di evento, la pianificazione territoriale è gestita considerando il grado di pericolo e gli interventi preventivi sono stilati secondo priorità e disponibilità economiche. Approccio integrato da interventi di manutenzione e monitoraggio delle zone a rischio e lo sviluppo di un apparato di protezione civile estremamente efficiente.
Questo ha consentito di ridurre certamente il numero di vittime (in Badia unicamente un vigile del fuoco impegnato in intervento), primo obbiettivo di una politica di gestione del rischio. Coerente con la portata dell’evento numerosi sono invece i danni che si contano a infrastrutture ed edifici.
Quali indicazioni per il futuro?
La risposta del territorio in occasione dei recenti eventi e la previsione di un futuro incremento della frequenza degli stessi a seguito dei cambiamenti climatici, evidenziano la bontà della strada intrapresa.
L’approccio multidisciplinare alla prevenzione ed alla gestione del rischio idrogeologico oltre che alla corretta pianificazione territoriale (si costruisce dove si può e con i dovuti accorgimenti), con le figure professionali del dottore forestale e agronomo, del geologo e dell’ingegnere idraulico che cooperano in prima linea è fondamentale, così come sarà fondamentale concentrare le risorse disponibili secondo priorità ed efficacia di intervento piuttosto che eseguire interventi di difesa random come avvenuto in passato.