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In Italia era necessaria una normativa che ponesse rimedio a ciò che non era più adeguato a garantire il rispetto degli impegni internazionali che l’Italia ha assunto.
Il “Testo Unico in materia di Foreste e Filiere forestali” nasce in un momento in cui la tematica della gestione forestale attiva e sostenibile è sui principali tavoli decisionali: la Comunità Europea evidenzia come essa rappresenti “uno degli strumenti fondamentali per l’effettiva tutela e valorizzazione delle foreste, nell’interesse dell’individuo e della collettività”.
Una norma necessaria
In Italia era necessaria una normativa che mettesse in evidenza tutto ciò, in quanto il vigente D.Lgs. 227/2001 non era più adeguato a garantire il rispetto degli impegni che l’Italia ha assunto a livello internazionale.
In particolare, è un fattore migliorativo il ruolo strategico che viene riconosciuto alla selvicoltura, promossa ed auspicata per poter garantire una gestione forestale attiva e sostenibile.
Va da sé che, affinché ciò accada, è necessario che ogni intervento sia eseguito da professionisti adeguatamente formati, oltre che programmato e pianificato, come previsto dalla nuova Legge. Sia nella progettazione degli interventi silvi-colturali, ma soprattutto nelle fasi di programmazione e pianificazione, è quindi necessario che operino tecnici competenti, professionisti abilitati ai sensi della normativa vigente e funzionari professionalmente adeguati.
Una visione di concerto
Il punto di debolezza di questo Decreto è in realtà anche un suo punto di forza: la natura interministeriale della norma e dei futuri decreti attuativi.
Il coinvolgimento di diversi Ministeri, che sotto vari aspetti si trovano a gestire il tema foreste, fa sì che i decreti attuativi previsti dal Testo Unico debbano prevedere un’ampia concertazione. Ciò è elemento positivo, ma potrebbe allungare molto i tempi di attuazione del decreto.
D’altro canto, è auspicabile che anche nella definizione dei decreti avvenga il processo di concertazione che ha portato alla nascita della legge, affinché aspetti tecnici fondamentali per la definizione dei criteri minimi vengano concepiti senza eccedere in aspetti vincolistici, burocratici e formali, tutelando l’ambiente ma al tempo stesso consentendo la gestione.
Punti di debolezza, punti di forza
Mancano le tempistiche per la definizione e l’approvazione dei decreti attuativi e mancano le risorse finanziarie per attivare le azioni previste dal decreto, cosa a cui in parte si potrebbe ovviare se le Regioni e le P.A. attivassero le Misure forestali del PSR.
Dovranno essere individuate fonti di finanziamento per investimenti anche in settori diversi dalla pianificazione e dalla gestione forestale, ma sempre connessi ad essi, come ad esempio quello del materiale forestale di propagazione, che è difficilmente reperibile in molte realtà italiane.
Infine, sarebbe auspicabile che possa essere potenziato il coordinamento nazionale nelle attività di monitoraggio e statistica, in modo da poter partire da dati certi ed uniformi nel delineare le strategie di politica forestale nazionale.
In fondo queste perplessità non sono che un augurio al fatto che si abbia l’ambizione di far crescere il settore forestale italiano, anche rispetto ai ciò che accade in altri Paesi d’Europa.