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Categorie: Fitoiatria | Legno e Foreste | Progressi |

Allarme nummularia: faggete appenniniche a rischio

Sono state segnalate anche sull’Appennino modenese situazioni diffuse di deperimento del faggio ascrivibili al patogeno Biscogniauxia nummularia

Premessa
A partire dalla primavera 2015 sono state segnalate anche sull’Appennino modenese situazioni diffuse di deperimento del faggio (Fagus sylvatica), caratterizzate dal fenomeno del disseccamento di esemplari, sia isolati che all’interno di boschi cedui o cedui invecchiati.
Rispetto ai consueti disseccamenti, riscontrabili frequentemente anche in passato, nell’ambito delle suddette formazioni boschive, governante più o meno regolarmente, le manifestazioni evidenziate si discostavano significativamente per la frequenza e la sintomatologia del quadro fitopatologico.
Tali osservazioni sono state trasmesse tempestivamente agli Organi preposti alla verifica e monitoraggio di tali fenomeni, senza peraltro riscontrare in generale grande interesse.
Il Servizio Fitosanitario della Regione Emilia Romagna è poi intervenuto mediante la visita-sopralluogo di un proprio funzionario tecnico (Dottore Agronomo Nicoletta Vai).

A seguito di campionamenti e successiva analisi di laboratorio si è potuta riscontrare la presenza, nel materiale prelevato, di corpi fruttiferi ascrivibili al patogeno Biscogniauxia nummularia; tale accertamento ha peraltro confermato un’ipotesi diagnostica già formulata sulla base del quadro sintomatologico, confrontato con descrizioni consultate in bibliografia e autorevoli pareri ricevuti da studiosi della materia e ricercatori.
Si è poi provveduto a tenere monitorato lo sviluppo e la diffusione del fenomeno nell’ambito dell’areale, mediante sopralluoghi cadenzati nel tempo, circoscritti a determinati siti ed esemplari appositamente individuati.
Le osservazioni ed i dati raccolti dal 2015 al 2018 risultano piuttosto allarmanti, infatti l’aumento esponenziale di individui infetti, è decisamente preoccupante. Si ha motivo di ritenere che in talune realtà, corrispondenti ai siti più a rischio, la situazione possa evolversi negativamente verso un degrado generalizzato di determinate superfici boschive e anche la compromissione di esemplari isolati di pregio.
La presente nota intende mettere in ulteriore risalto tale problematica che appare un rischio concreto per i boschi appenninici, con ripercussioni negative per l’intero territorio.

Descrizione del fungo
Biscogniauxia nummularia è un fungo endofita appartenente alla classe degli ascomiceti e all’ordine Sphaeriales. Come qualsiasi organismo appartenente a tale gruppo si riproduce mediante spore, le quali sono prodotte all’interno di particolari sporangi detti aschi: strutture a forma di clava deputate appunto alla produzione e al rilascio di esse. Questo fungo è frequentemente presente nei fusti di alcune specie arboree come Fagus sylvatica e generalmente non veniva considerato un patogeno primario. Negli ultimi anni tuttavia questo microrganismo ha iniziato a manifestare una patogenicità piuttosto aggressiva, causando cancri alle piante che lo ospitano. I sintomi riscontrabili direttamente su esemplari di Fagus Sylvatica sono abbastanza evidenti ed è possibile una loro descrizione a fini divulgativi. La caratteristica che differenzia l’ordine Sphaeriales dagli altri ordini di Ascomiceti è la formazione del corpo fruttifero che avviene anteriormente alle attrezzature sessuali predisponendo delle cavità dove gli aschi formano una specie di palizzata alla base della medesima. Ciò che caratterizza la famiglia delle Xylariaceae è la presenza di Sferiali a stroma molto consistente, arido e di color scuro fino a carbonaceo. Gli stromi sono extramatricali e possono raggiungere dimensioni notevoli.

Sintomatologia

Le macchie nere di forma rotondeggiante che corrispondono ai corpi fruttiferi del microorganismo

Il nome Nummularia deriva dal latino “nummus” ossia moneta; tale appellativo è stato attribuito al fungo in quanto l’esito dell’attacco sul fusto risulta di grande evidenza ed immediatezza causando delle escoriazioni nere, rotonde a forma di moneta che corrispondono ai rotondeggianti corpi fruttiferi del fungo. L’altro sintomo concretamente riscontrabile durante lo sviluppo del cancro fungino sono delle lunghe venature nere che si propagano lungo l’intero fusto dette anche “strip cankers”, le quali sono le effettive responsabili dei vari disseccamenti.
Infatti, questo microorganismo arriva a formare delle vere e proprie gallerie all’interno del fusto condizionando in tal modo la circolazione delle sostanze nutritive che consentono al vegetale di svolgere le funzioni fisiologiche. I cancri a volte sono mascherati dal tessuto suberificato della corteccia dell’albero che, con i suoi meccanismi di difesa, tenta di contenere i danni. Se si asporta la parte superficiale o callo si può vedere la situazione reale e critica dello stato vegetativo della pianta; ciò si può riscontrare dalla documentazione fotografica di seguito esposta e realizzata in occasione di vari sopralluoghi effettuati recentemente sull’Appennino modenese.

La pianta cerca di arginare il danno: la necrosi dei tessuti interni, con formazione di vere e proprie gallerie che si sviluppano lungo l’intero fusto.

Patogenicità
Questo microrganismo è dapprima presente sul tessuto suberificato dei faggi senza causare danni alla pianta. Nel momento in cui la pianta incomincia ad andare in stress, in particolare quello idrico, il fungo inizia a moltiplicarsi esponenzialmente causando i danni descritti in precedenza ed evidenziati dai sintomi illustrati. Occorre precisare che allo stesso genere Biscogniauxia appartengono altre specie che vivono ed esprimono la loro patogenicità su altre essenze arboree appartenente all’ordine delle Fagales (es. Quercus spp.). Nel caso in esame, dopo accurati sopralluoghi e ricerche, è stato verificato che la malattia interessa sia singoli esemplari che gruppi di piante vicine o anche polloni dei cedui e cedui invecchiati.

Monitoraggio
Questa malattia è stata rilevata in Italia per la prima volta nelle grandi faggete Sicule e Calabresi, da dove poi si è diffusa fino ad arrivare all’appennino tosco-emiliano. In Europa questo patogeno era già presente sia in Russia che in Germania.
Dati raccolti sul Monte Soro (1800m s.l.m) e a Cutò (1600m s.l.m) dal Dipartimento Regionale Azienda Regionale Foreste Demaniali della Sicilia dimostrano che la percentuale maggiore di incidenza si riscontra alle quote altitudinali inferiori, quindi nelle faggete marginali. Sul Monte Soro si è riscontrata un’incidenza della malattia sul 27,2% dei polloni esaminati (452), mentre a Cutò si è rilevato il 42,4% di polloni infetti sui (258) presi in esame.

Esito finale del disseccamento

In data 30/04/2015 è stato effettuato dal sottoscritto un primo sopralluogo sull’Appennino modenese in particolare nell’area di Frassinoro. La situazione è risultata critica, la quantità di alberi ammalati era consistente, anche se presente in particolar modo nei punti in cui le piante erano sottoposte a stress maggiori come a bordo strada o nei punti con abbondante presenza di scheletro nel suolo.

Vari sopralluoghi si sono succeduti nel tempo. Uno dei più recenti è quello effettuato il 23/04/2018; la situazione appare chiara e notevolmente peggiorata. La quantità di alberi ammalati è cresciuta esponenzialmente rispetto all’aprile del 2016 (una delle date dei monitoraggi precedenti). Un altro segnale significativo è rappresentato dalla circostanza che l’altitudine dove sono state riscontrate piante colpite si è innalzata. Si può pertanto ipotizzare che il microrganismo si stia adattando a situazioni diversificate ed appare quasi inevitabile associare la crescita dell’incidenza alle criticità meteorologiche dell’estate 2017.

La pianta è disseccata, il fusto presenta chiaramente i corpi fruttiferi del fungo descritto i quali ricoprono quasi totalmente la parete suberificata (corteccia)

Diversi osservatori ritengono che l’espansione di questa malattia possa essere direttamente correlata al greenhouse effect (effetto serra). Tale fenomeno sembra destinato ad aumentare salvo rivoluzioni drastiche ambientali, per cui appare probabile aspettarsi un peggioramento della situazione.

Diversi autori affermano che in genere le aree più colpite sono quelle sui versanti esposti a sud, sud-est o comunque dove l’insolazione annua è maggiore, vicino alle strade e ai margini della faggeta e dove il suolo è particolarmente roccioso perché l’acqua viene drenata più velocemente e il terreno non riesce a trattenerla. Tale circostanza trova riscontro nelle osservazioni dirette effettuate.

Danni economici e paesaggistici
Da quanto sommariamente esposto scaturisce la considerazione che, qualora tale manifestazione dovesse continuare a diffondersi ai ritmi riscontrati nella zona oggetto di studio, ci si troverebbe di fronte ad una vera e propria calamità naturale con gravi ripercussioni anche sulla filiera locale dell’utilizzazione del bosco. Dal punto di vista ambientale e paesaggistico la situazione potrebbe evolversi verso un degrado generalizzato. Le faggete di questa zona, note per la loro integrità ed il loro vigore, potrebbero venire seriamente compromesse.

Possibili interventi di contenimento
Contro questa avversità che sta colpendo le faggete è possibile, al momento, adottare solo alcuni accorgimenti tecnici. In particolare, si fa riferimento a talune pratiche di gestione del bosco soprattutto al fine di evitare, per quanto possibile la formazione e l’espansione delle cosiddette “chiarie” ovvero le zone scoperte a seguito di tagli non corretti o disseccamenti. Infatti, le chiarie portano: una maggiore insolazione durante il giorno, una diminuzione dell’umidità relativa sottostante al manto fogliare, una minore disponibilità di acqua per le piante ed infine l’acclimatamento del patogeno. Un’altra pratica forestale ai fini di un possibile controllo è l’abbattimento degli esemplari sintomatici in modo da contenere la formazione e diffusione delle spore e quindi la loro moltiplicazione su altri esemplari.

Conclusioni
E’ stato ipotizzato da più parti che Biscogniauxia nummularia possa essere utilizzata come bioindicatore dello stato di salute della faggeta, in riferimento alle condizioni pedoclimatiche dei siti. Tale possibilità può consentire una valutazione speditiva circa le criticità di ampie zone.
Occorre aggiungere che Biscogniauxia nummularia è un microrganismo che si è dimostrato in grado di adattarsi velocemente a vari climi ed habitat. Appare pertanto necessario stimolare interesse ed attenzione istituzionale attorno ad un fenomeno che non è assolutamente da sottovalutare date le caratteristiche descritte.

Bibliografia essenziale
G. MAZZA, N. LUCHI, P. CAPRETTI, Disseccamenti del faggio da Biscogniauxia nummularia nell’Appennino tosco-emiliano.
M. FEDUCCI, G. MAZZA, P. CAPRETTI, Impianti di conifere e latifoglie nuovamente a rischio temperature estive e della siccità.
A. SIDOTI, S. GIGLIONE, Monitoraggio fitosanitario in boschi della Sicilia 2007-2008.
C. URBINATI, G. IORIO, M. ALLEGREZZA, P. D’OTTAVIO, Forestpas 2000.
G. GOIDÀNICH, Manuale di patologia vegetale.

Frassinoro (MO), 07/06/2018

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