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Categorie: Editoriale |

I dottori agronomi e i dottori forestali per il rilancio qualitativo dell’Italia

Sussidiarietà e competenza possono essere le chiavi di volta di un disegno riformatore volto alla semplificazione, e sostenuto dalle professioni su molteplici versanti.

di Renato Ferretti, direttore AF Online

La ripresa economica successiva all’emergenza sanitaria necessita di incisivi interventi di semplificazione normativa e procedurale in tutti i comparti.
È indispensabile, innanzi tutto, una semplificazione del quadro giuridico nel quale operano imprese e cittadini. Fare impresa e lavorare in Italia è troppo complicato: l’oscurità, la frammentazione e la mobilità di regole che cambiano troppo spesso nel tempo e nello spazio sono uno dei principali ostacoli allo sviluppo del Paese, perché impediscono agli operatori, a tutti i livelli, di assumere e pianificare scelte consapevoli per sé e per le organizzazioni di cui fanno parte.

Le professioni, e per le nostre competenze i dottori agronomi e i dottori forestali, debbono diventare l’interlocutore imprescindibile del Governo, delle Regioni e del sistema degli Enti Locali. Dobbiamo essere la controparte con cui parlare per la semplificazione delle norme e delle regole che gravano sui cittadini, sul mondo del lavoro e delle imprese.
In tal senso, i professionisti devono essere intesi come il naturale anello di congiunzione tra l’individuo e la collettività, tra l’impresa e lo Stato: è il professionista che accompagna l’imprenditore, il commerciante, l’artigiano, il lavoratore autonomo, e, in genere, ogni privato cittadino nei momenti più significativi della propria attività economica e sociale.

Nell’attuale situazione di emergenza, proprio i professionisti potrebbero assumere un nuovo ruolo di intervento in quei settori dove il loro sapere può essere un vantaggio reale sia per i cittadini sia per le istituzioni. In particolare, nel delineare un ‘codice della pandemia’, sarebbe opportuno dedicare un’apposita riflessione all’individuazione di funzioni che la pubblica amministrazione potrebbe utilmente delegare ai professionisti, in attuazione del principio di sussidiarietà a favore dei privati cittadini e dello Stato.
Grazie alla conoscenza dei rispettivi contesti operativi, e grazie alle competenze accumulate con la formazione e l’esperienza del “saper fare”, oltre che del “sapere”, i professionisti sono già oggi portatori di serie proposte che possono significativamente accompagnare la auspicata Rinascita del Paese. Sussidiarietà e competenza possono essere le chiavi di volta di un disegno riformatore volto alla semplificazione, e sostenuto dalle professioni su molteplici versanti.

Per quanto riguarda i territori, occorre finalmente investire sui paesaggi identitari, sul patrimonio agroalimentare-zootecnico e selvicolturale, oltre che sul capitale naturale e culturale. Ciò rappresenta un’opportunità per aprire spazi occupazionali e di innovazione, conservando sempre un’ottica di sostenibilità e tutela delle risorse disponibili.
Su queste funzioni i dottori agronomi e i dottori forestali sono da sempre portatori di competenze, conoscenze e innovazione Tutto questo può essere attuato attraverso l’ammodernamento delle leggi sui parchi (legge quadro sui parchi nazionali n. 394/91) e sulla montagna (legge n. 97/1994) e accelerando sul decreto legislativo sui servizi ecosistemici (Delega al Governo per l’introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ecosistemici e ambientali).
Inoltre, gli obiettivi di incremento della qualità degli spazi pubblici (attraverso azioni di rigenerazione urbana), delle prestazioni energetiche (attraverso la promozione di protocolli prestazionali), della sicurezza sismica e di quella idrogeologica (con una attenta conoscenza del territorio, per la quale non si può prescindere dalle specifiche competenze dei dottori agronomi e i dottori forestali) devono entrare nell’azione ordinaria e costante degli enti territoriali e dello Stato.
Si tratta di un ambito di straordinarie opportunità, con costi che vengono annullati dai risparmi conseguenti e con effetti rilevanti in termini di riduzione dell’inquinamento, di miglioramento della qualità della vita, di una maggiore sicurezza, di rivalutazione del patrimonio territoriale complessivo. Va promossa l’idea del consumo di suolo a “saldo zero” come motore per la rigenerazione urbana. In tale ambito, occorre valorizzare i territori agricolo-forestali, riconoscendo nella produzione agricola non un’attività antitetica alla città, ma un aspetto integrato e funzionale alla vita delle città stesse.

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