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Categorie: Agronomia Urbana | Biodiversità e Paesaggio | Co/ulture | SDAF02 - AGRONOMIA, ARBORICOLTURA GENERALE, COLTIVAZIONI ARBOREE ED ERBACEE |

Il florovivaismo ai tempi del Covid-19

All’improvviso è arrivata la pandemia da Covid-19. Il mercato si è fermato e si può, purtroppo, pensare che oltre il 70% del mercato primaverile è andato perso.

di Renato Ferretti, Coordinatore del Dipartimento Paesaggio, pianificazione e progettazione territoriale e del verde

Veniamo da un lungo periodo di crisi della domanda di piante e fiori ed il 2019 e il primo scorcio del 2020 aveva fatto intravedere una possibile crescita stabile del settore con domanda crescente sia del mercato privato che del pubblico.
Le prospettive erano buone anche grazie alle misure contenute nel decreto clima che prevede finanziamenti per 30 milioni di euro per la realizzazione di nuove aree verdi nelle città metropolitane e alla crescente attenzione in generale del sistema pubblico, che vede nell’investimento verde una misura utile a contrastare il cambiamento climatico.
Poi all’improvviso, come un uragano è arrivata la pandemia da Covid-19 e il conseguente lockdown generalizzato in quasi tutti i paesi dell’occidente. Conseguentemente il mercato si è fermato di colpo e ormai si può purtroppo pensare che oltre il 70% del mercato primaverile è andato perso mettendo in grande difficoltà sia finanziaria che logistica tutto il settore.

Dimezzato il fatturato
Abbiamo parlato con alcuni operatori che ci ha confermato, oltre alle difficoltà di consegnare anche le piante già ordinate, quelle connesse alla riscossione di quelle già consegnate per la crisi generalizzata di liquidità. La situazione è sostanzialmente analoga in molti paesi Europei e addirittura in Spagna ci sono previsioni di riduzioni di fatturato su base annua fra il 50% e il 100%.
Il florovivaismo quindi, come altri settori, sta vivendo una crisi senza precedenti. Per i prodotti stagionali la perdita è ormai totale per gli altri si parla di riduzioni che in prospettiva annuale possono arrivare anche oltre il 50%.
È quindi necessario creare le condizioni per una ripresa del settore sia sul piano produttivo ma soprattutto dei consumi ed è per questo che in molti hanno salutato positivamente le novità introdotte dal nuovo DPCM del 26 aprile 2020 che include le nuove misure per il contenimento dell’emergenza Covid-19 nella cosiddetta “fase due”.

Cosa dice il Decreto
Informazioni di particolare rilevanza per il settore florovivaistico sono contenute proprio negli allegati 1 e 3 del DPCM che confermano e migliorano le possibilità di lavoro di tutta la filiera.
Vediamo infatti confermata e ben indicata la possibilità di esercitare vendita al dettaglio di fiori, piante, semi e fertilizzanti su tutto il territorio nazionale (allegato 1).
Inoltre, dalla lettura dell’allegato 3 emerge nuovamente l’inclusione del codice ATECO 81.3 “Cura e manutenzione del paesaggio (inclusi parchi, giardini e aiuole)” privo del precedente riferimento che escludeva le nuove realizzazioni.
Altro punto sicuramente fondamentale per le aziende del settore è la pubblicazione del nuovo protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro (allegato 6) che contribuirà a guidare le imprese per garantire ambienti di lavoro sicuri. Su questo tema i Dottori Agronomi ed i Dottori Forestali stanno già mettendo in campo tutte le loro competenze professionali per supportare le imprese in questa straordinaria, ma necessaria, attività.
Certamente c’è ancora molto da fare sul piano della ristorazione del danno economico, per il quale non può essere sufficiente una maggiore apertura di credito a breve ma occorre come minimo un orizzonte temporale ventennale e, meglio ancora, una quota parte di contributo a fondo perduto come accadeva in precedenza per le calamità naturali.
Inoltre, il sistema pubblico deve attrezzarsi per poter garantire che le tecniche di prevenzione e controllo siano state tutte attuate, di poterlo certificare e di poter affermare con cognizione di causa e quindi con documentazione che le piante vendute sono state prodotte con tecniche certe e in luoghi ben individuati. Tracciabilità e garanzia di qualità totale del prodotto divengono ormai la discriminante per conservare e acquisire mercati.

Un futuro diverso da passato
Su questi temi occorre avviare un dibattito affinché i fondi Europei della prossima programmazione siano destinati al miglioramento strutturale della produzione, della logistica e dell’insieme della filiera. La situazione è sicuramente molto complessa, ma non esistono altre strade se non quelle della programmazione degli investimenti ora più che mai sostenuti dalle risorse pubbliche.

Di Renato Ferretti – Dottore Agronomo Dipartimento Paesaggio, Pianificazione e Progettazione Territoriale e del Verde

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