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I boschi europei necessitano di una gestione forestale multifunzionale e sostenibile, basata su un nuovo sistema di finanziamento
Il cambiamento climatico in corso, rafforzato dalla pandemia mondiale di Covid-19, sta rendendo il mondo sempre più in disequilibrio.
Le foreste stanno morendo, gli ecosistemi forestali stanno cambiando, le specie invasive si stanno diffondendo e la base economica della gestione forestale sostenibile e la fornitura di servizi ecosistemici stanno cambiando in modo fondamentale.
Consapevoli di questi effetti, i forestali professionisti e i proprietari di foreste europei si dichiarano molto preoccupati per il futuro delle foreste europee.
Con il Green Deal, l’Europa ha deciso un pacchetto completo di misure per la società nel suo insieme con cui contrastare il cambiamento climatico e mostrare uno sviluppo lungimirante.
Diverse azioni chiave riguardano la salvaguardia degli ecosistemi forestali e la gestione forestale sostenibile sul 40% del paesaggio europeo: da un lato, la ristrutturazione ecologica dell’economia dovrebbe essere sostenuta basandosi sul legno quale materia prima sostenibile, dall’altro, dovrebbero essere garantiti biodiversità e servizi ecosistemici.
È necessaria una gestione forestale sostenibile GFS (SFM sustainable forest management)
La gestione forestale multifunzionale e sostenibile è lo strumento giusto per garantire queste azioni chiave in modo molto equilibrato nei vari ecosistemi forestali europei e dovrebbe essere la base di una nuova strategia forestale dell’UE.
Ciò include la lotta al cambiamento climatico come motivo principale della perdita di biodiversità e servizi ecosistemici a causa della produzione di legname. Ogni green economy ha bisogno della materia prima sostenibile legno.
Oltre alla partecipazione attiva della silvicoltura in un’economia verde, la GFS garantisce anche biodiversità e servizi ecosistemici grazie alla silvicoltura naturale e può sviluppare gli ecosistemi forestali in modo stabile dal punto di vista climatico, se il cambiamento climatico continuerà.
Biodiversità e servizi ecosistemici
Alcuni Regolamenti sono dettagliati, come la Strategia per la biodiversità, ma nel contempo sono sbilanciati, perché le foreste più protette sono controproducenti e non coerenti.
Infatti, più aree protette non sono lo strumento giusto per fermare i cambiamenti negli ecosistemi causati dai cambiamenti climatici e le specie invasive non possono essere fermate anche ipotizzando di proteggere aree sempre più vaste, tendendo all’infinito.
Il vecchio sistema degli ecosistemi conservati staticamente, ha dimostrato di non funzionare più, con il clima che sta cambiando, con temperature sempre più elevate, con mutevoli condizioni dell’acqua: questi fattori stanno danneggiando gli ecosistemi forestali. Se, ad esempio, le faggete si sviluppano climaticamente in foreste di querce e carpini, i regolamenti Natura 2000 non possono impedirlo. (Ma ci provano ancora.)
Per quanto riguarda la biodiversità e i servizi ecosistemici forestali è necessaria una concezione più dinamica anziché statica. La natura cambia ogni giorno ed è inutile cercare di mantenerla statica.
Finanziamento
In passato, le foreste erano gestite in modo sostenibile. La biodiversità nelle foreste, che ora deve essere mantenuta, era inclusa nel processo di gestione forestale e i servizi ecosistemici per la società erano offerti gratuitamente.
Tutti questi servizi forestali sono stati finanziati dalla produzione e vendita di legname.
Con il rapido ed estremo sviluppo del cambiamento climatico negli ultimi anni, la silvicoltura e il sistema di finanziamento ad essa connesso, non funzionerà più.
La perdita di stock nelle foreste a causa di scolitidi, della siccità, i disastri naturali dovuti ai cambiamenti climatici, il crollo dei prezzi del legname in tutta Europa e i costi aggiuntivi per le misure di sicurezza non sono stati compensati in modo adeguato dalla società, che è alla base dei danni causati dai cambiamenti climatici.
Prova ne è che la situazione economica di molte imprese forestali si sta deteriorando drasticamente.
Se i proprietari di foreste non sono più in grado di finanziare la gestione sostenibile delle foreste in futuro e la società desidera ricevere ancora (se non in misura maggiore) i servizi forestali inclusi nel Green Deal (produzione di legname, adattamento delle foreste ai cambiamenti climatici, stoccaggio del carbonio, biodiversità e servizi ecosistemici) sarà necessario sviluppare un nuovo sistema di finanziamento.
Con un ragionevole tasso di finanziamento annuo a ettaro si potrebbe offrire un’appropriata compensazione per i servizi resi alla società, non come sussidio, ma al fine di garantire i servizi forestali desiderati nel Green Deal per i tipi di proprietà forestali.
In relazione ai costi complessivi del Green Deal, dovrebbe essere possibile un rifinanziamento di tale compensazione e potrebbe essere rifinanziato dall’EU-ETS, ad esempio.
Sarebbe importante avere una soluzione a livello europeo senza una discussione distruttiva, se la Commissione europea o gli Stati membri sono responsabili devono pagare.
In ogni caso, ovviamente, dovrebbe essere garantito che tale compensazione sia pagata solo ai proprietari di foreste che le gestiscono in modo sostenibile, multifunzionale ed equilibrato e attraverso i quali vengono forniti biodiversità e servizi ecosistemici.
Al fine di evitare una maggiore burocrazia, i sistemi di certificazione stabiliti possono essere utilizzati come prerequisito per il pagamento di tale compensazione.
Conclusioni
I professionisti e esperti dottori forestali, che nella pratica lavorano tutto il giorno nelle foreste europee:
Angelo Pellicciotti
23 Settembre 2020 a 11:31
I crediti di carbonio potrebbero essere lo strumento vincente per sostenere i proprietari di boschi, assicurare una selvicoltura attiva e sostenibile, incentivando la gestione del patrimonio forestale nei numerosi contesti a macchiatico negativo. Le asseverazioni dei tecnici forestali unitamente ai sistemi di certificazione disponibili sarebbero utili strumenti di validazione, contabilizzazione e liquidazione dei crediti maturati dai serbatoi naturali di CO2. Dovremmo semplicemente trasferire il collaudato schema dei “Certificati bianchi” alle nostre foreste, attivando un “mercato” virtuoso per lo sviluppo delle aree interne e montane.