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Categorie: Editoriale |

Pubblicato il nuovo rapporto dell’IPCC

Migliaia di scienziati di 195 Paesi firmano il nuovo rapporto che farà da guida ai governi

Nulla di nuovo, ma non per questo meno rilevante: occorre trasformare con urgenza i sistemi agroalimentari per adattarli al cambiamento climatico e ridurre le emissioni di gas serra.
Il “Sesto rapporto di valutazione” (Climate Change 2023: Synthesis Report AR6) dell’IPCC, conferma che le attività umane, principalmente attraverso le emissioni di gas serra, hanno inequivocabilmente causato il riscaldamento globale.

Il Rapporto dell’IPCC è sostanzialmente una conferma dei dati e delle conclusioni già note. Questo, però, deve essere un invito a proseguire sulla strada intrapresa, accelerando il passo.” – Sabrina Diamanti, Presidente CONAF – “Come ordine degli agronomi e dei forestali stiamo lavorando da diversi lustri in questa direzione, consapevoli del ruolo del settore primario che può contribuire alle politiche di riduzione delle emissioni e adottare strategie di adattamento. Anche nel recente Congresso nazionale di Firenze, questi temi sono stati al centro delle discussioni perché siamo consapevoli che, per fare della corretta gestione di acqua, suolo, foreste, biodiversità, serve un’agricoltura moderna, servono competenze aggiornate, occorre portare in campo innovazione tecnica e tecnologica e fare progettazione di sistemi sostenibili.”

Cammino a tappe forzate
Per mantenere il riscaldamento entro +1,5 gradi sono necessarie riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni di gas a effetto serra in tutti i settori.
E per farlo, gli scienziati indicano le tappe forzate: entro il 2030 ridurre le emissioni della metà, per arrivare allo zero nel 2050. Nello specifico, le emissioni di CO2 vanno tagliate mediamente rispetto ai livelli del 2019 del 48% nel 2030, del 65% nel 2035, dell’80% nel 2040 e del 99% nel 2050.
Con un allarmante monito: se il percorso attuale non verrà corretto, siamo sulla buona strada per registare un riscaldamento medio globale da +3,2 gradi al 2100.

Il ruolo dell’agricoltura
Il 22% delle emissioni globali di gas serra proviene da agricoltura, da silvicoltura e dall’uso del suolo.

L’agricoltura e la sicurezza alimentare sono già minacciate dal cambiamento climatico, in particolare nei piccoli stati insulari in via di sviluppo, nei Paesi meno sviluppati e nei Paesi privi di aree coltivabili, con ripercussioni sui mezzi di sussistenza dei piccoli agricoltori, dei pastori, delle popolazioni che dipendono dalle foreste, dei pescatori, delle popolazioni indigene e delle donne“, ha dichiarato il Direttore Generale Aggiunto della FAO Maria Helena Semedo. – “Il rapporto mostra come l’agricoltura possa essere centrale nell’azione per il clima. Essa è già impattata dal cambiamento climatico e il suo adattamento è urgente per garantire la sicurezza alimentare e la nutrizione senza lasciare indietro nessuno.

Che strada prendere
Esistono già diverse soluzioni in campo agricolo, silvicolturale e nell’utilizzo del suolo che offrono benefici di adattamento e mitigazione e, nel breve termine, potrebbero essere incrementati in vaste parti del Pianeta.
Gli scienziati dell’IPCC sottolineano, ad esempio, che la conservazione, il miglioramento della gestione e il ripristino delle foreste e di altri ecosistemi offrono la maggiore opportunità di contrastare i danni economici causati dai disastri legati al clima.
Oppure esistono esempi di adattamento efficaci. Nessuna novità, per chi è del settore, ma è bene ribadirlo: si può agire sul miglioramento delle colture, sull’irrigazione e lo stoccaggio dell’acqua, si deve preservare l’umidità del suolo, si deve aumentare l’agroforestazione, diversificare le colture a livello aziendale e curare il paesaggio agendo in modo sostenibile nel territorio.

Summary of the Working Group III contribution to the Intergovernmental Panel on Climate Change Sixth Assessment Report (AR6)

Climate change mitigation options in agrifood systems

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