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Le specie invasive alterano gli equilibri locali fino a provocare gravi impatti agli ecosistemi, alla salute umana o alle attività economiche. Un'app cerca di coinvolgere i cittadini in un progetto di citizen science
Le piante esotiche invasive sono specie che crescono in un luogo diverso dalla loro area di origine naturale, trasportate volontariamente o accidentalmente dall’uomo. Quando una specie esotica arriva in un nuovo territorio, nella maggior parte dei casi non trova le condizioni ambientali per crescere e daà origine a nuovi individui; talvolta riesce a sopravvivere e a moltiplicarsi nel nuovo ambiente, senza però crearvi alcun danno. Diventa invece una specie considerata “invasiva” quando s’insedia nel nuovo territorio, si diffonde velocemente e altera gli equilibri locali fino a provocare gravi impatti agli ecosistemi, alla salute umana o alle attività economiche.
Cosa si sta facendo
A livello europeo la problematica è conosciuta da tempo e si stima che, di circa 12.000 specie esotiche presenti – animali e vegetali – il 10-15% sia invasivo. Poiché le specie non conoscono frontiere, è stato necessario agire a livello unionale assicurando uniformità giuridica, coordinando gli interventi e spingendo gli Stati membri ad adottare misure tempestive a tutela delle aree ancora indenni. Per questo motivo, dal 1° gennaio 2015, nei paesi dell’Unione Europea, è in vigore il Regolamento 1143/2014 diretto a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive. Allegate al Regolamento sono state pubblicate tre liste di specie esotiche invasive di rilevanza unionale che, complessivamente, comprendono 66 specie, di cui circa la metà vegetali.
A livello nazionale, il Regolamento UE è stato recepito con il D. Lgs. n. 230/2017; in particolare l’art. 6 vieta l’introduzione deliberata o per negligenza nell’UE, la riproduzione, la coltivazione, il trasporto, l’acquisto, la vendita, l’uso, lo scambio, la detenzione e il rilascio di specie esotiche invasive di rilevanza unionale.
Queste specie possono causare danni all’attività agricola, alle strutture e alle infrastrutture, possono mettere a rischio la salute animale e umana e, diffondendosi aggressivamente in aree naturali, esercitano una forte concorrenza nei confronti della flora locale e riducono la biodiversità. La diffusione delle specie esotiche invasive è strettamente connessa alle attività antropiche ma, salvo rari casi, sia la responsabilità dei singoli sia i problemi causati da queste piante sono poco noti al grande pubblico.
AlienAlp: un’app per la segnalazione di piante esotiche invasive
Per ampliare la conoscenza e coinvolgere direttamente la popolazione nel controllo di queste specie, l’Institut Agricole Régional di Aosta ha ideato l’app AlienAlp, che è stata realizzata da IN.VA. S.p.A., nell’ambito del progetto RestHAlp, finanziato dal Programma europeo di cooperazione transfrontaliera Interreg ALCOTRA 2014-2020.
Si tratta di uno strumento di citizen science, in cui si chiede la collaborazione dei comuni cittadini nella raccolta di dati scientifici poiché il controllo della presenza delle specie esotiche invasive tramite censimenti è un’attività lunga, onerosa e che deve essere ripetuta nel tempo: l’app consente di aggiornare le banche dati sulle specie invasive, con un minimo costo e con continuità.
Le segnalazioni che pervengono tramite l’app sono molto utili per monitorare costantemente la presenza delle specie e per programmare, se necessario, interventi mirati di estirpazione o contenimento. Allo stesso tempo, AlienAlp è uno strumento alla portata di tutti che permette la sensibilizzazione e il coinvolgimento attivo della popolazione nella problematica della specie esotiche invasive.
Segnalare le specie esotiche con AlienAlp è molto semplice: dopo aver scaricato gratuitamente l’app da Google Play Store o da Apple App Store, è sufficiente registrarsi, selezionare la pianta da segnalare, scattarle una foto e inviare la segnalazione che, grazie al GPS dello smartphone, fornirà anche i dati di localizzazione della pianta. Per rendere l’app più accessibile, sono state inserite anche delle pagine per l’identificazione delle specie. Dopo la validazione da parte di esperti, le segnalazioni effettuate tramite AlienAlp, in funzione della loro provenienza, sono registrate nelle banche dati floristiche del Piemonte, della Valle d’Aosta o delle Alpi francesi (sedi degli Enti/Istituti/Centri di ricerca beneficiari dell’Interreg RestHAlp).
La lista delle specie monitorate è in fase di ampliamento; al momento comprende: Ailanto, Albero delle farfalle, Ambrosia con foglie di artemisia, Panace di Mantegazza, Poligono di Boemia e Senecio sudafricano.
Ailanto (Ailanthus altissima)
Pianta arborea originaria dell’Asia orientale, introdotta nel ‘700 nei giardini botanici dell’Italia settentrionale, si è poi rapidamente diffusa in tutta la penisola. È specie di rilevanza unionale. Il suo habitat d’elezione sono i margini di boschi di pianura e di collina, ma colonizza anche prati, incolti, pendii rocciosi, aree ruderali e antropizzate.
La diffusione dell’ailanto riduce la biodiversità a causa del forte ombreggiamento e del rilascio nel suolo di sostanze allelopatiche che inibiscono lo sviluppo di altre piante. La corteccia, le foglie e le radici, inoltre, possono provocare serie irritazioni cutanee, mentre l’apparato radicale può causare gravi danni alle infrastrutture.
Albero delle farfalle (Buddleja davidii)
Pianta originaria dell’Asia orientale, introdotta in Europa a scopo ornamentale alla fine del 1800, si è diffusa in natura a partire dagli inizi del XX secolo.
Spesso venduta come pianta decorativa e coltivata nei giardini, la Buddleja colonizza terreni nudi, muri a secco e ambienti ruderali. Ha accrescimento rapido, resiste all’inquinamento atmosferico e alle forti escursioni termiche. Formando densi popolamenti, soppianta la vegetazione autoctona e diminuisce la biodiversità mentre le radici, profonde ed estese, danneggiano marciapiedi, muri e aree archeologiche.
Ambrosia con foglie di artemisia (Ambrosia artemisiifolia)
Introdotta accidentalmente insieme a sementi e mangimi provenienti dall’America settentrionale, si è diffusa in tutta Italia e in molti Stati europei. Frequente in ambienti ruderali, colonizza anche le aree fluviali.
Questa specie può causare danni sia all’agricoltura, essendo un’infestante di colture primaverili-estive, sia alla salute umana, poiché il suo polline – che il vento trasporta anche a 40 km dalla pianta che l’ha prodotto – può provocare serie manifestazioni allergiche: riniti, congiuntiviti e asma.
Panace di Mantegazza (Heracleum mantegazzianum)
Il Panace di Mantegazza, specie di rilevanza unionale, è un’ombrellifera originaria del Caucaso, introdotta in Europa nel XIX secolo a scopo ornamentale, che si è diffusa progressivamente in ambienti disturbati e semi-naturali, quali incolti, scarpate stradali e sponde di torrenti.
La sua pericolosità è data dalla linfa, che contiene molecole fototossiche molto irritanti, in grado di provocare gravi lesioni cutanee, soprattutto dopo l’esposizione al sole.
Poligono di Boemia (Reynoutria bohemica)
Il Poligono di Boemia è una pianta erbacea originaria dell’Asia orientale, introdotta in Europa come pianta ornamentale nel XIX secolo e diffusasi molto rapidamente lungo corsi d’acqua, bordi di strade e di ferrovie. Si moltiplica attivamente per via vegetativa ed è capace di originare nuove piante anche da piccoli frammenti sia del fusto sia delle radici, riunite in una fitta rete sotterranea.
Il Poligono di Boemia costituisce una seria minaccia per l’ambiente, poiché forma popolamenti molto densi, che impediscono alla flora locale di svilupparsi: in autunno/inverno, alla morte delle parti aeree, lascia vaste zone di terreno nudo, predisponendolo a fenomeni erosivi anche di seria entità. Le radici, inoltre, sono in grado di provocare spaccature nelle pavimentazioni e nei muri, causando gravi danni alle infrastrutture. La pianta tende inoltre a invadere prati e pascoli, sottraendo spazio alle specie foraggere e riducendo la biodiversità.
Senecio sudafricano (Senecio inaequidens)
Pianta di origine sudafricana introdotta accidentalmente in Europa, si è rapidamente diffusa nel corso del XX secolo. Colonizza inizialmente incolti sassosi, greti e canali, muretti a secco, massicciate ferroviarie e scarpate stradali, da cui tende a invadere i prati e i pascoli.
I suoi tessuti possono contenere elevate concentrazioni di alcaloidi pirrolizidinici, tossine dannose per la salute dell’uomo e del bestiame. Anche se i bovini al pascolo scartano il senecio sudafricano, il fieno dei prati infestati è tossico e le tossine possono contaminare i prodotti animali, come il latte e la carne.
Per maggiori informazioni:
Unione Europea: https://ec.europa.eu/environment/nature/invasivealien/index_en.htm
Ministero dell’Ambiente: https://www.minambiente.it/pagina/specie-esotiche-invasive
ISPRA: https://www.specieinvasive.it/index.php/it/