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A maggio 2018 la delegazione Conaf ha compiuto un viaggio in Israele per cogliere le difficoltà e le posssibili soluzioni dell'agricoltura in zone aride.
A maggio 2018 la delegazione Conaf ha compiuto un viaggio in Israele, missione che aveva come scopi, fra gli altri, quello di cogliere le difficoltà dell’agricoltura in zone aride, cercare l’ottimizzazione dell’impiego delle risorse ai fini produttivi e quello di uno sguardo ai possibili scenari futuri per l’agricoltura mondiale.
Tutto in un Paese bellissimo e contraddittorio, da sempre all’avanguardia nella ricerca genetica e nello sviluppo tecnologico in generale, per il trattamento e l’uso della risorsa idrica in particolare.
Agritech World, le novità per ‘agricoltura di precisione
L’inizio di questa “missione esplorativa” comincia in Agritech World, la fiera di settore che si tiene ogni 3 anni.
L’impatto è stato leggermente al di sotto delle aspettative, anche si sono potute comunque apprezzare alcune novità riguardanti l’agricoltura di precisione.
Diverse le soluzioni presentate dalle aziende presenti, soprattutto nello Start Up Pavillon, che affrontano questa sfida utilizzando sensori più o meno complessi e costosi abbinati a innovativi software DSS. Il risultato è comunque quello di una restituzione dettagliata del territorio in base alle caratteristiche chimico-fisiche del terreno, alla disponibilità idrica e alle previsioni meteo. I dati sono poi elaborati tramite Arduino o altre macchine open source, soluzione che rende stimolante e continuamente aggiornabile i sistemi di controllo e gestione che attingono oltre che dai sensori, anche dai big data disponibili in rete.
Kibbutz Ketura e Arava Institute: agricoltura in ambiente ostile
La missione è proseguita nel kibbutz Ketura nel deserto del Negev, a sud del Mar Morto, presso l’Arava Institute nel Centro per l’Agricoltura Sostenibile.
Nell’incontro con la Dott.ssa Hanna Kadish si è parlato del kibbutz, del suo funzionamento, della mission dell’Istituto e della visione “olistica” dell’agricoltura.
L’impostazione di un insediamento agricolo in un ambiente così ostile non può, d’altra parte, che essere così: un terreno così destrutturato, con una percentuale di sostanza organica prossima allo 0, con una piovosità fra i 150 e i 200 mm/anno, non può che essere coltivato con una logica di lunghissimo periodo, durante il quale le coltivazioni arboree a bassissime esigenze idriche possano andare ad arricchire il terreno che tenderà comunque, per natura e per condizioni pedoclimatiche a mineralizzare la sostanza organica molto velocemente.
Visitando le coltivazioni ci si rende conto da vicino delle condizioni estreme in cui si coltiva in questo kibbutz e diverse piante hanno attratto la nostra attenzione: dall’Albero di Neem al Jojoba.
Per finire poi c’è stata l’occasione di vedere il bellissimo impianto per la produzione di Haematococcus pluvialis, microalga dedicata alla produzione di super food e di un particolare pigmento rosso. Un impianto che è uno dei maggiori a livello mondiale per estensione e qualità del prodotto.
Quando le piante sono sottoposte a stress climatico
Il Gilat Center for Arid and Semi-arid Agricultural Research è stata la tappa
sucessiva di questo viaggio alla scoperta delle novità agricole, in particolare per le condizioni di aridità.
Particolarmente interessanti sono gli studi riguardanti le risposte produttive delle piante poste in condizioni di stress climatico (riprodotto artificialmente in celle climatiche), mentre in generale, in questo centro si studiano le risposte delle piante a condizioni di stress a-biotico.
I macchinari innovativi per la difesa fitosanitaria
La visita al Volcani Center, presso il Ministero dell’Agricoltura, ha concluso la visita in Israele.
In questo Centro di ricerca si fa ricerca varietale per le resistenze, o meglio le tolleranze, alle virosi, ma anche uno studio volto all’ottenimento di un aglio riproducibile da seme, che aprirà la ricerca varietale finora praticamente inesistente su questa specie vegetale.
La visita al Volcani Center si è poi completata con la mostra sui macchinari innovativi per la difesa fitosanitaria sostenibile, fatta essenzialmente con trappole per il monitoraggio, ma anche per la cattura massale di tipo attract and kill.
Ed è stato presentato anche il prototipo di un kit di trasformazione di un trattorino normale, che lo rende un mezzo agricolo a guida autonoma.
Alcune riflessioni al rientro
Di ritorno dall’esperienza al Kibbutz Ketura e dal centro Arava, particolarmente incisiva è stata la capacità di far coesistere due visioni diametralmente opposte dell’agricoltura: da una parte quella della dott.ssa Hanna Kadish con il suo approccio olistico in perfetto stile Vandana Shiva, dall’altro quello assolutamente pragmatico e scientifico del dott. Hagai Yasur, impegnato nel cercare di capire come le piante di interesse agrario rispondono agli stress abiotici, soprattutto alte temperature e alla mancanza di acqua.
Due approcci che possono davvero coesistere senza nessuna caccia alle streghe, senza alcun rifiuto demagogico dell’una o dell’altra visione.
Un ulteriore elemento di curiosità, questa volta all’interno Gilat Center, è stata l’estrema semplicità delle strutture all’interno delle quali vengono riprodotte le condizioni climatiche che si vogliono riprodurre. Le ricerche sono svolte in piccole celle climatiche (circa 20 mq) che consentono un numero di repliche statisticamente rilevante e che restituiscono quindi dati attendibili.
Al di là della peculiarità della celle, però le ricerche hanno l’ambizione di essere rivoluzionarie: da queste prove sperimentali i ricercatori indagano nuove indicazioni varietali di resistenza/tolleranza e nuovi approcci agronomici a una fisiologia vegetale che stravolgano ciò che era ritenuto più corretto finora dal punto di vista idrico e nutrizionale. Infatti, essenzialmente la ricerca portata avanti in questo centro mira a rispondere alle criticità attuali e di breve/medio periodo quali:
1) innalzamento delle temperature medie
2) innalzamento della CO2
3) diminuzione della superficie fertile coltivabile
4) diminuzione della risorsa idrica sia in termini quantitativi che qualitativi
Criticità che, poiché l’ambiente in cui crescono è destinato a modificarsi in maniera inesorabile, si presenteranno con certezza e in quel caso le piante dovranno essere trattate in maniera molto diversa rispetto agli standard che ritroviamo in letteratura.