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Categorie: Co/ulture | Politiche Comunitarie | Prestazioni Professionali | SDAF11 - DIRITTO AGRARIO, AMMINISTRATIVO E DELL’UNIONE EUROPEA |

La prossima PAC per gli iscritti all’Ordine

In questi mesi che si sta discutendo la struttura della “nuova” PAC che andrà a caratterizzare il comparto agricolo dal 2021 al 2027.

Gianluca Carraro, Consigliere CONAF coordinatore del Dipartimento Politiche comunitarie ed internazionalizzazione

Copre il 48% del territorio UE, occupa 44 milioni di posti di lavoro, garantisce sicurezza alimentare per 500 milioni di consumatori e produce esportazioni di prodotti agroalimentari per circa 138 mld€. É l’agricoltura dell’Unione Europea.
Con questi numeri è scontato che il relativo strumento di programmazione e governo, la Politica Agricola Comunitaria (PAC), rivesta un ruolo chiave non solo nelle politiche comunitarie ma negli stessi complessi equilibri fra Stati Membri (SM).
Si tratta infatti di decidere come spendere il 28,5% del bilancio comunitario che, in valore assoluto, vale circa 52 miliardi di euro all’anno.


Un quadro articolato

In questi mesi che si sta discutendo la struttura della “nuova” PAC che andrà a caratterizzare il comparto agricolo dal 2021 al 2027.
La tornata elettorale europea e la BREXIT, non ancora definita, complicano un quadro già di per sé estremamente articolato:

  • il reddito degli agricoltori (senza il sostegno PAC) è mediamente inferiore del 50% al reddito medio (stipendi e retribuzioni lordi medi del totale dell’economia-prezzi correnti-Italia),
  • la variabilità del reddito agricolo è notevole e almeno il 20% degli agricoltori, ogni anno, subisce una perdita di reddito (già magro) di oltre il 30% della media dei tre anni precedenti,
  • gli eventi catastrofici nel mondo, per cause meteo o idrologiche o climatiche, sono in evidente crescita (erano circa 200 nel 1980, se ne sono contati 700 nel 2016),
  • gli impatti sulle componenti ambientali, specie in alcune regioni non possono essere sottovalutati (es.: eccedenza di azoto in pianura padana),
  • manca un effettivo ricambio generazionale,
  • questioni come la sicurezza alimentare non possono essere trascurate.


Verso la nuova PAC

Lo sforzo è quello di passare dalla PAC degli ultimi anni (l’attuale quadro normativo risale al 2015) essenzialmente basata sulla conformità alle regole comunitarie (talvolta complicate dagli stessi Stati Membri), con controlli rigidi e richieste di regole più precise da parte della Commissione europea, a una PAC con sostegni mirati e incentrata sui risultati.

Ogni SM dovrà redigere un suo Piano Strategico (PS) che dovrà essere caratterizzato da maggiori ambizioni su clima, ambiente, alimentazione (alimenti sani, nutrienti, sostenibili riducendo gli sprechi alimentari), salute e benessere animale.
Gli SM saranno incoraggiati ad usare “big data” per il controllo e il monitoraggio, non solo del territorio ma anche per la precompilazione delle domande, e sarà incoraggiata la digitalizzazione della stessa vita rurale (dall’agricoltura di precisione alla banda larga) e la consulenza aziendale.
Un ruolo fondamentale l’avranno i servizi di consulenza per azioni ambientali e legate al clima, per la ricerca e sviluppo, per la promozione del consumo, sino ad azioni più di dettaglio: a titolo di esempio si riporta la possibilità di classificare nuove specie di Vitis e varietà di uve da vino aggiuntive (resistenti alle più comuni malattie e quindi a minore input di agrofarmaci).
Con approcci di tipo AKIS (dall’inglese Agricultural Knowledge and Innovation System) si rafforzerà l’interazione tra consulenti, ricercatori, reti rurali in materia di condizionalità, biodiversità, acqua, aria e uso pesticidi, resistenza antimicrobica, gestione del rischio sostegno all’innovazione.

Per questo motivo diventa interessante conoscere bene il riferimento normativo sulla consulenza, che si trova all’art. 13 della proposta di REG. CE Bruxelles, 1.6.2018 COM (2018) 392 final 2018/0216 (COD) (pagina 49).


2 pilastri per il nuovo ruolo di agronomi e forestali

In questo contesto evolutivo l’architettura della PAC, a giudizio dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali, dovrebbe essere articolata su due pilastri:

1. un primo pilastro con due elementi di premio, uno per la condizionalità ambientale e alimentare ed uno per la protezione del rischio reddito;
2. un secondo pilastro basato sulle nuove tecnologie (dell’infrastruttura e di una piattaforma digitale), sulla conoscenza e il trasferimento dell’innovazione e sullo sviluppo delle identità paesaggistiche dei territori dove si pratica una agricoltura di cura e custodia del territorio.

In questo rinnovata architettura giuridica, l’introduzione della figura dell’imprenditore rurale rappresenta un elemento essenziale per consentire l’attuazione del secondo pilastro.


4 aree di intervento

In concreto sono state individuate quattro macro-aree (MA) nelle quali apportare miglioramenti per migliorare l’efficacia e l’efficienza della PAC.
Esse riguardano rispettivamente:

1) Gli obiettivi di policy

  • una PAC moderna deve contribuire a mantenere livelli di occupazione tali da evitare lo spopolamento delle aree rurali; si rende pertanto necessario trovare meccanismi di calcolo che premino le imprese che garantiscono livelli di occupazione più alti, intendendo tra gli “occupati” non solo i dipendenti a tempo indeterminato, ma anche gli avventizi, i componenti familiari, i consulenti esterni dell’azienda e comunque tutte le unità coinvolte nel lavoro a qualunque titolo;
  • occorre perseguire gli obiettivi di valorizzazione delle produzioni di qualità e della salubrità degli alimenti mediante la definizione di target specifici e apposite forme di incentivazione; bisogna valorizzare la trasparenza nella produzione del cibo (i tecnici devono dare risposte chiare e precise a chi usa il cibo e il territorio ai fini agricoli), la rintracciabilità (servono dati accurati sulla provenienza e la trasformazione) e gli effetti benefici sul consumatore;
  • si rende necessaria e obbligatoria per tutti (al pari della RC auto) l’assicurazione delle produzioni agricole al fine di garantire almeno la costanza di redditi in agricoltura.


2) La semplificazione amministrativa e burocratica

  • è urgente e necessario ridurre i gravami amministrativi che creano ritardi nell’applicazione delle politiche agricole a livello nazionale e regionale, semplificando i meccanismi per l’accesso ai pagamenti e ricercando nuovi strumenti che consentano di assegnarli tenendo conto della dinamicità aziendale (intesa come variazione delle superficie condotte nel tempo);
  • il premio per ettaro, pur essendo ancora oggi la base di riferimento (facilmente misurabile) dell’erogazione dei premi, è auspicabile che venga ponderato con altri parametri che tengano conto per esempio della qualità e salubrità degli alimenti, dell’ubicazione aziendale in aree marginali con possibilità da parte dell’agricoltore di scegliere la misura da valorizzare nel suo contesto aziendale: è l’agricoltore che decide quali obiettivi di policy perseguire.


3) I servizi e le attività di innovazione

  • la creazione e lo sviluppo di servizi ICT in aree rurali (compreso il potenziamento della banda larga) consentirà ai consulenti il migliore trasferimento delle conoscenze;
  • l’adozione e lo sviluppo di innovazioni nel settore primario favorirà la cooperazione fra partner privati, consulenti e istituti di ricerca, e costituirà il volano dello sviluppo;
  • gli investimenti strutturali (per esempio la laminazione in agricoltura per rispondere alle precipitazioni straordinarie, le minime lavorazioni per contenere l’erosione, gli inerbimenti e i drenaggi per ridurre la lisciviazione dell’azoto) assumeranno un ruolo prioritario per fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici e ridurre l’impatto ambientale;
  • la raccolta dei dati metereologici aziendali e dell’andamento delle popolazioni di microorganismi ed entomofauna e la loro messa in rete consentiranno di predisporre piani d’azione efficaci per la lotta a “nuovi” insetti (cimice asiatica-frutta, punteruolo rosso-palma), a “nuovi” batteri (xylella-olivo; colpo di fuoco batterico erwinia amylovora-pomacee), a “nuovi” virus (sharka-drupacee plum pox virus;).


4) La consulenza aziendale

  • dovranno essere istituite reti di sistemi di consulenza specialistica indipendenti (per ciascuno Stato Membro) al servizio delle aziende agricole, finalizzati per esempio a favorire una vera produzione integrata, la promozione delle migliori pratiche agronomiche e lo scambio di conoscenze fra regioni e SM;
  • altrettanto importante sarà la promozione della formazione continua degli agricoltori e dei consulenti con azioni mirate all’internazionalizzazione (viaggi di studio in Paesi UE ed extra UE, programmi Erasmus “agricoli” per giovani agricoltori e consulenti, ecc.);
  • la delega ai consulenti quali i Dottori Agronomi e Forestali risulterà fondamentale anche per semplificare la gestione burocratica: sotto la propria responsabilità saranno i professionisti a gestire i fascicoli delle domande (PAC e PSR) in sostituzione o affiancamento alla pubblica amministrazione, e loro provvederanno (in una logica di separazione delle competenze e responsabilità) ad attestare/certificare situazioni di fatto, investimenti, collaudi, ecc.;
  • la redazione di bilanci CO2 e di eco-scheme, l’utilizzo di programmi LIFE, la realizzazione di investimenti eco-friendly, la promozione della rotazione colturale invece della diversificazione colturale, la migliore gestione dei nutrienti con riguardo alla qualità acqua, la riduzione dell’erosione (idrica-eolica), la copertura del suolo nei periodi più sensibili, l’utilizzo di legumi da foraggio per ridurre le emissioni GHG (positive esperienze spagnole), la progettazioni di siepi e boschetti (a carattere permanente e non rimossi alla bisogna), saranno solo alcune delle azioni che la consulenza dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali porrà in essere per migliore l’impronta ecologica e l’efficienza aziendale contribuendo a creare valore aggiunto comunitario.

In un contesto in cui la Commissione ribadisce che la futura programmazione vedrà una semplificazione rispetto all’attuale periodo, stabilendo meno regole a livello dell’Unione europea e fornendo maggiore sussidiarietà e responsabilità agli Stati Membri, il ruolo dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali è quanto mai irrinunciabile.

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