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Categorie: Co/ulture |

Le aree rurali invecchiano

Il trasferimento della popolazione dalle zone rurali a quelle intermedie è una tendenza comune in tutta Europa e che purtroppo non accenna a modificarsi.

Il 17 giugno 2020, la Commissione Europea ha pubblicato il Rapporto sull’impatto dei cambiamenti demografici nell’UE, in cui si delineano le principali sfide del cambiamento demografico e traccia una mappa delle evoluzioni future.
Si tratta di un aspetto che, oltre ai mutamenti sociali, impatta molto anche sul comparto primario sia nella vivibilità delle città, sempre più abitate e bisognose di verde ben progettato e ben gestito, sia nelle aree interne in cui l’agricoltura e la gestione forestale sono messe a rischio dallo spopolamento.

La popolazione rurale si sta riducendo
Una delle fotografie che questo Rapporto scatta riguarda il trasferimento della popolazione dalle zone rurali a quelle intermedie, una tendenza comune in tutta Europa e che purtroppo non accenna a modificarsi.
Nel 2015, il 28% della popolazione dell’UE viveva nelle zone rurali, percentuale che nel 2020 è scesa al 21%. In 5 anni, ben 7 punti percentuali di cittadini si sono riversati nelle zone intermedie, in crescita dal 32% nel 2015 al 39% nel 2020, mentre la popolazione delle aree urbane è rimasta invariata (40% della popolazione dell’UE).
Ecco che lo spopolamento rurale rappresenta, per la Commissione, una delle principali sfide per l’agricoltura, soprattutto se messa in relazione al rinnovamento generazionale. Infatti, la mancanza di attrattività delle aree rurali porta alla mancanza di giovani agricoltori, all’abbandono delle terre, all’aggravarsi dell’economia pastorale, all’aumento del rischio di incendi boschivi, fenomeno particolarmente pericoloso nelle zone di montagna.

L’Europa sta invecchiando
I principali fattori di cambiamento demografico in Europa sono legati all’invecchiamento della popolazione, frutto dell’allungamento della speranza di vita e della diminuzione del tasso di natalità. Non a caso, si stima che entro il 2070 il 30% delle persone in Europa avrà un’età pari o superiore a 65 anni, rispetto al 20% circa di oggi. L’età mediana dell’Europa a 27, nel 2001 era di 38,4 anni mentre nel 2018 è salita a 43,7. E in Italia il divario è ancora maggiore con la mediana ferma a 46,7 anni, ossia nove anni in più rispetto a Irlanda e Cipro che sono i Paesi con la mediana più giovane.
Si prefigura uno scenario davvero difficile, in cui lo spopolamento rurale combinato con l’invecchiamento della popolazione richiederà investimenti ambiziosi per attrarre i giovani, creare posti di lavoro e rendere vivaci le zone rurali, sviluppando al contempo beni e servizi adattati per le generazioni più anziane.
Se da un lato le aree rurali possono essere attrattive perché garantiscono un costo della vita più basso, una ridotta densità abitativa e un minore livello di inquinamento, dall’altro, volendo invertire il trend e attrarre le fasce giovanili della popolazione, gli investimenti non dovranno limitarsi solamente al comparto agricolo, ma si dovranno impegnare maggiori investimenti per la digitalizzazione, per colmare il divario infrastrutturale e di servizi, pubblici e privati con le aree urbane e per creare maggiori offerte di occupazione e di istruzione. Parallelamente non si dovranno trascurare le opportunità offerte dal contribuire ad aumentare la qualità della vita degli anziani, fornendo loro servizi innovativi1.



La sfida continua
Nei prossimi mesi la Commissione darà inizio a una consultazione pubblica per giungere alla definizione di un documento che indichi la “Visione a lungo termine per le aree rurali”.

Per approfondire
Contributo per la visione a lungo termine per le zone rurali
L’invecchiamento nelle zone di montagna – contributo per il Libro verde sull’invecchiamento
– Un’analisi più approfondita della contrazione rurale è stata effettuata dal progetto ESPON ESCAPE, che identifica le diverse ragioni dello spopolamento rurale nell’UE e analizza queste tendenze a livello locale.

Footnotes

  1. Il progetto Interreg Europe SILVER PMI sta esplorando le possibilità di attuare politiche regionali per sostenere meglio le PMI del settore Silver Economy nelle zone rurali e montane e presenta più di 50 buone pratiche nel suo database online

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