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Fino ad oggi, ANVUR ha affrontato con successo la valutazione della ricerca attraverso le VQR e, con AVA
Fino ad oggi, ANVUR ha affrontato con successo la valutazione della ricerca attraverso le VQR e, con AVA, quella della didattica, che con l’accreditamento e la prossima valutazione dei dottorati ha toccato anche la sfera più direttamente legata alla ricerca. Abbiamo lavorato e stiamo lavorando per arrivare a definire anche un modello di valutazione della Terza missione, che riesca a riconfigurarla come impatto economico, sociale e culturale che una Università dovrebbe avere sul territorio.
L’Università e le libere professioni
Abbiamo portato avanti questa attività sia analizzando la nostra esperienza e quella internazionale che ascoltando le Università, gli Enti di ricerca e le comunità scientifiche, oltre che seguendo gli obiettivi definiti a livello politico e istituzionale. Ma l’Università si caratterizza anche per una forte e specifica presenza di corsi strettamente legati a professioni che preparano i liberi professionisti di domani. Non è un caso che alcune delle nostre tradizionali e più importanti facoltà, come quelle di legge, nel mondo anglosassone sono chiamate Professional Schools. Ma ci sono molti altri corsi strettamente legati a professioni – spesso costituite in Ordini o Collegi – dai quali giungono richieste di implementare, sia nei corsi che nelle scuole di specializzazione, gli aspetti professionalizzanti veri e propri. È quindi chiaro l’interesse di ciascuna università, e del sistema universitario nel suo complesso, ad assicurarsi i migliori esponenti del mondo delle professioni liberali e a garantire il miglior livello d’insegnamento possibile.
Integrare la formazione accademica con l’esperienza professionale
Lo scorso anno ANVUR ha condotto uno studio finalizzato ad analizzare e studiare proprio il rapporto tra Università e mondo delle professioni, ma anche a capire se fosse possibile impostare questo rapporto su basi nuove e virtuose.
Alla base di questo lavoro, la volontà di comprendere se per valorizzare il contenuto professionale di vaste aree dell’Università basti la valutazione della ricerca e della didattica, o non sarebbe invece opportuno affiancargli anche una specifica valutazione della presenza e della qualità delle professioni nell’Università, prendendo in considerazione non solo la capacità e il livello professionale di docenti e ricercatori, così come la formazione ricevuta dagli studenti, ma anche, per esempio, l’esperienza dei tirocini professionalizzanti.
Dallo studio è emerso come circa il 70% degli studenti che ogni anno si laureano nei corsi di laurea magistrale e a ciclo unico sia in possesso del titolo di studio richiesto come requisito per l’accesso all’esame di abilitazione necessario per poter esercitare la libera professione.
In quasi tutti i settori indagati, forse in parte con l’eccezione dei corsi di medicina, è però emersa la necessità di sostenere e integrare la formazione accademica con un’esperienza professionale, sperimentando nuove modalità di integrazione tra didattica universitaria e sperimentazione professionale, agendo sull’offerta formativa, sulle modalità di collaborazione professionale e sulle modalità di tirocinio.
Gli spunti emersi
Quello realizzato da ANVUR è un lavoro che rappresenta il primo studio sistematico sulla presenza delle libere professioni ordinistiche nell’università, e ci fornisce due spunti di riflessione importanti: il primo, di stretta competenza dell’Agenzia, riguarda la possibilità e l’opportunità di pensare a una valutazione della presenza delle professioni e del loro insegnamento nell’Università, allargando lo sguardo a una componente fondamentale della vita universitaria, finora in parte trascurata. Il secondo, di interesse generale, in merito a come si possa migliorare la preparazione degli studenti all’esercizio delle professioni ordinistiche. Anche se non tutti i laureati intraprenderanno la libera professione, è evidente l’interesse del sistema universitario ad assicurarsi i migliori professionisti e a garantire il miglior insegnamento professionale. E, preso atto dell’importanza di questa presenza negli Atenei, dobbiamo ora lavorare per migliorare concretamente questa presenza, che per gli atenei rimane di vitale importanza.