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L’Italia ha un bisogno urgente di mettersi in sicurezza e la gestione forestale è la via maestra. Aver azzerato i fondi è un pessimo segnale
Di Marco Bonavia
Incomprensibile. In un paese in cui il dissesto idrogeologico interessa il 91% dei comuni italiani si è scelto di non investire in sicurezza azzerando la dotazione finanziaria di 1 miliardo di euro dal “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Next Generation EU” (PNRR) per ridurre il rischio idrogeologico delle aree forestali e delle aree soggette a rischio idraulico.
Una scelta incomprensibile, secondo l’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, perché questa scelta trasforma il PNRR in un piano che non guarda al futuro, perché non cura il territorio né i propri cittadini.
La fotografia del nostro Paese è questa: il 10,4% della popolazione italiana (e il 9% degli edifici) vive in aree a rischio di alluvione, il 2,2% della popolazione (e il 4% degli edifici) vive in zone a rischio di frane, il 16,6% della superfice italiana è mappata ad alto livello di pericolosità.
Lavorare sulla funzione protettiva e di prevenzione dei fenomeni di dissesto idrogeologico svolta dalle formazioni forestali, che è riconosciuta da decenni, è una priorità. Non possiamo rinunciare al contributo del bosco per la regimazione delle acque.
Gli interventi che erano stati proposti nel PNRR prevedevano un’azione unitaria su scala nazionale per contrastare le emergenze territoriali di dissesto idrogeologico e un’azione di prevenzione diffusa attraverso la gestione forestale sostenibile su superfici sottoposte a vincolo idrogeologico (81% della superficie forestale nazionale). Inoltre, erano previsti interventi di manutenzione e sistemazione straordinaria delle opere di idraulica forestale in aree montane e collinari ad alto rischio idrogeologico e di frana.
Ecco perché il ricorso ai fondi del PNRR, con le procedure semplificate di autorizzazione e di spesa e una progettazione unitaria costituisce un importante ed irripetibile opportunità mancata.
Ci sono fondi e fondi
Chi afferma che gli interventi saranno comunque finanziati con le risorse FEASR confonde gli aspetti.
I professionisti del settore sanno bene che è la selvicoltura a essere il principale obiettivo dei fondi FEASR, non la prevenzione dei dissesti attraverso opere di gestione forestale sostenibile e la manutenzione e gestione delle sistemazioni idrauliche forestali.
Infatti, nei fondi FEASR, per la cura del territorio rientrano solo gli interventi di contrasto agli incendi boschivi e di ricostituzione e restauro di aree forestali degradate. È cosa ben diversa, e per di più sono interventi realizzati dalle singole Regioni in modo disomogeneo e difforme sul territorio nazionale. Basta guardare ai dati e si può facilmente verificare: questi fondi sono stati spesi in gran parte per l’acquisto di materiali e mezzi di monitoraggio degli incendi, dunque per le operazioni di estinzione.
Per approfondire
National Recovery and Resilience Plan “Next Generation EU”: a wasted opportunity for Italian forests