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Categorie: Editoriale | Estimo e Economia | SDAF09 - ESTIMO |

Ripensare il credito agrario per disegnare l’agricoltura del futuro

L’assenza di una gestione finanziaria strutturata ha spesso indotto il mondo agricolo a ricorrere a strumenti di credito indeguati a offrire il sostegno finanziario alle imprese agricole.

Di Gianluca Buemi – Coordinatore del Dipartimento di Economia ed Estimo CONAF

Ripensare il credito agrario per disegnare l’agricoltura del futuro

Le condizioni finanziarie di molte aziende agricole sono critiche e tale circostanza risale senza dubbio a periodi ampiamente antecedenti l’attuale emergenza sanitaria.
L’assenza di una gestione finanziaria strutturata ha troppo spesso indotto il mondo agricolo a ricorrere a strumenti di credito che non sono risultati adeguati al perseguimento degli obiettivi economici aziendali e come tali incapaci di offrire il supporto necessario per un concreto sostegno finanziario alle imprese agricole. Il più delle volte le operazioni creditizie attivate dagli imprenditori evolvono a circostanze di sofferenza, con tutto quanto ne consegue.

Un problema di linguaggi
Essenzialmente si possono ricondurre le motivazioni di questo quadro operativo all’eccessivo indebitamento dell’imprenditore con forme di finanziamento a breve e medio termine e alla scarsa conoscenza da parte del mondo bancario delle dinamiche di composizione del reddito delle imprese agricole.
Seppur negli ultimi anni alcuni istituti di credito stiano ripristinando strutture interne specializzate nel credito agrario, la despecializzazione a cui abbiamo assistito nel passato ha certo giocato un ruolo fondamentale nel delineare l’attuale scenario. Del resto, non è stato semplice per il mondo bancario far “girare” i propri applicativi quando il richiedente che si presentava allo sportello era un’impresa agricola.
Il motivo principale di tale disallineamento è stato di natura “linguistica”: nella maggior parte dei casi l’azienda agricola si presentava sotto forma di ditta individuale e quindi senza frnire alla banca i bilanci “civilistici” da leggere e confrontare con benchmark (modalità operativa tipica della banca per analizzare i dati e concedere o meno il credito).
L’assenza di condivisione di un univoco linguaggio operativo impresa/banca ha determinato l’incapacità per l’imprenditore di offrire informazioni e dati univocamente riconosciuti dalla banca (traducendo in breve: stato patrimoniale, costi di gestione, utili di esercizio, posizione finanziaria netta, ecc.).

Lo tsunami sul comparto agricolo
L’emergenza di questi mesi, pertanto, arriva come uno tsunami a impattare un mondo già finanziariamente fragile, nel quale si assiste a settori con perdite a doppia cifra (p.es. florovivaismo) e per i quali il ricorso al credito agrario risulta indispensabile per mettere in sicurezza le imprese.
In un simile momento di crisi economica, mai visto dal secondo dopoguerra, le criticità evidenziate possono divenire letali per le imprese agricole. Oggi, ancor più che nel recente passato, è necessario ridare al credito agrario l’importanza che in passato ha avuto per il sostegno e lo stimolo imprenditoriale del settore primario.
Seppure sia pienamente condivisa la necessità di garantire liquidità al settore (e laddove ancora presente, preservarne l’esistenza), non sembra che i provvedimenti governativi sin qui apparsi (cfr. DL Liquidità) possano essere realmente efficaci ed efficienti come tutti si attendono.
Abbiamo visto che si sta previlegiando molto la forma della garanzia da parte dello Stato e sicuramente le banche deliberano più facilmente di fronte a garanzie a prima richiesta, che possono essere escusse immediatamente in caso di insolvenza (tutelando al contempo il patrimonio dell’azienda e del titolare e/o della sua famiglia). Ma tale circostanza non fa venire meno i problemi predetti connessi alla conoscenza dell’azienda agricola e dei suoi dati economici. Circostanza questa ancora più acuita oggi in quanto, di norma, non interviene il Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese che opera attraverso Mediocredito centrale bensì Ismea, istituto specializzato nel settore, che negli ultimi giorni ha lanciato una serie di azioni “finanziarie” in favore delle imprese agricole.

Progettare il futuro
Se da un lato è condivisibile la necessità di mettere in sicurezza il sistema agricolo nell’immediato, dall’altro è necessario evitare di spostare di solo qualche mese/anno il fallimento delle imprese o, peggio, che si guardi più alla “tranquillità” delle banche piuttosto che a quella del mondo agricolo.
Del resto, la stessa Banca d’Italia ha evidenziato che “i debiti assistiti da garanzie pubbliche accesi per far fronte alla crisi da Covid-19 non saranno immediatamente ripagati al termine dell’emergenza sanitaria, aumentando quindi la leva finanziaria delle imprese e la loro vulnerabilità” .
Per tali motivi, il CONAF, su iniziativa del Dipartimento di Economia ed Estimo e del Tavolo di Estimo ha proposto alcuni emendamenti al Decreto-Legge 23/2020 c.d. “Liquidità” in corso di conversione.
Punto primo di tale riflessione è data dal fatto che le aziende devono poter usufruire della garanzia anche dopo la fase di preammortamento (si spera coincidente con il superamento della fase emergenziale) rinegoziando le operazioni; tale possibilità deve essere contemplata già ora (emendamento all’art. 13 – comma 1 lett. e).
Infatti, operazioni strutturate a 6 anni pongono in forte dubbio la loro sostenibilità nel tempo. Si pensi che un affidamento di 800.000 euro al tasso dello 0,50% porta ad una rata mensile, finito il preammortamento, di circa 13.500 euro pari ad 162.000 euro annuali: un’enormità per moltissime imprese se confrontata con l’attuale redditività della maggior parte delle attività agricole.
Risulta quindi assolutamente auspicabile allungare la durata delle operazioni (almeno 20 anni, oltre a 2 anni di preammortamento) perché queste risultino sostenibili rispetto ai risultati economici delle aziende agricole, peraltro già in forte affanno (emendamento all’art. 13 – comma 14).
Inoltre, per quanto riguarda la tempistica di evasione delle richieste di finanziamento e concessione delle garanzie, almeno per Ismea, i tempi di intervento si allungano di norma non per questioni legate all’attività di tale istituto ma per la farraginosità delle procedure interne delle banche, dovuta anche alla mancanza di esperti di credito agrario.
Sono infatti gli istituti di credito che tra contrattualistica e verifica delle compliance, necessitano di tempi “biblici” per applicare le nuove normative: queste tempistiche sono incompatibili con il dinamismo connesso all’imprenditoria attuale, ancor più in una fase emergenziale (emendamento all’art. 13 – comma 1 lett. m).
In questo contesto, come più volte è stato fatto rilevare anche in periodi non emergenziali, i dottori agronomi e dottori forestali possono assumere un ruolo decisivo per l’efficientamento del sistema. Questa figura professionalizzata e specialistica per il mondo agricolo ha le capacità per svolgere il ruolo di unica figura professionale capace di far dialogare “due mondi” (impresa agricola/banca) risultati profondamente distanti tra loro ed assumere il ruolo di “interprete” tra il linguaggio economico-finanziario bancario e quello tecnico/operativo delle imprese agricole.

Riformare il credito agrario
Su queste basi si può dare concretamente avvio ad una riforma strutturale del credito agrario e attivare un dialogo costruttivo e reciprocamente utile (win/win) tra mondo agricolo e mondo bancario.
La predisposizione di un bilancio universalmente valido (munito di un visto di conformità analogo a quello emesso dai dottori commercialisti) può essere effettuata da dottori agronomi e dottori forestali qualificati e specializzati nell’ambito operativo dell’economia agraria e questo può costituire una chiave di volta strutturale per l’accesso al credito bancario da parte delle imprese agricole oltre che un’occasione straordinaria per finalizzare gli investimenti di transizione delle aziende agricole verso modelli innovativi, sostenibili e digitali (emendamento all’art. 13 – inserito comma 15).
Senza volere scomodare la legge 152/1992 che attribuisce ai dottori agronomi e dottori forestali specifiche competenze in materia di contabilità di imprese agrarie, zootecniche e forestali e delle industrie per l’utilizzazione, la trasformazione e la commercializzazione dei relativi prodotti, possiamo senz’altro affermare che la nostra preparazione di base, la conoscenza tecnica ed economica delle aziende agricole, la familiarità con gli strumenti contabili e di analisi dei risultati economici delle imprese agricole, ci rendono una straordinaria opportunità per imprenditori e banche al fine di attivare e rendere efficiente ed efficace il credito, uno strumento fondamentale per la vita economica del settore e di tutto il Paese.

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