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È cominciato un nuovo quinquennio per l’Ordine, con il Consiglio Nazionale rinnovato in gran parte, seppure nella continuità con il mandato precedente.
Un passaggio di consegne iniziato con il fare il punto della situazione, col valutare le esperienze fatte così da conservare e approfondire quelle positive e darsi nuovi obiettivi di medio e lungo termine.
Un rinnovato senso identitario
La domanda all’origine del lavoro di questo Consiglio è tanto semplice quanto impegnativa: dove vogliamo condurre la nostra categoria professionale da qui a un lustro? Quali obiettivi vogliamo raggiungere nei prossimi cinque anni?
Noi siamo consapevoli di quanto la nostra professione sia appassionante, multiforme e gratificante, e soprattutto moderna e fondamentale per la nostra società. Un giudizio che però non pare condiviso da alcuni colleghi, i quali vedono l’appartenenza all’ordine come un mero obbligo normativo. E purtroppo la bellezza della nostra professione non viene trasmessa a molti giovani che, avendo svolto il percorso accademico necessario, non confluiscono, come sarebbe naturale, nel nostro ordine: negli ultimi anni si è registrato un trend delle iscrizioni all’Albo in calo.
Ciò che vogliamo fare – anzi dobbiamo fare – a partire dal Consiglio Nazionale fino ad arrivare all’agire del singolo iscritto è invertire questo orientamento. Nei numeri, ma soprattutto creando un rinnovato senso identitario e di appartenenza, che consenta a tutti di sentirsi con orgoglio dottore agronomo e dottore forestale.
È questa l’ambizione ultima del lavoro impostato per questo quinquennio, un obiettivo di ampio respiro che orienterà le singole decisioni del nostro impegno.
Alcuni punti cardine
La prima azione sarà rafforzare la nostra figura professionale tra i colleghi, in modo da essere più incisivi all’esterno.
Stiamo operando per sottolineare le potenzialità che la nostra professione offre, ridefinendo il perimetro delle attività che siamo in grado di svolgere, spesso sconosciute ai nostri stessi iscritti.
E, naturalmente, trasferire queste informazioni anche al “mondo esterno”, in quanto ancora oggi, dopo 90 anni dal R.D. 2248/1929 “Regolamento per l’esercizio professionale dei dottori in scienze agrarie”, riscontriamo difficoltà ad essere individuati professionisti di riferimento per le competenze riconosciuteci per legge.
Uno dei segnali in questa direzione è la scelta del nuovo Consiglio Nazionale di riorganizzarsi e innalzare a livello di Dipartimento due àmbiti dalle grandi prospettive professionali: quello dei Lavori pubblici e quello della Protezione civile.
Si tratta di due settori in cui la nostra professione può contribuire molto alla rinascita del nostro Paese negli interventi post-emergenziali, ma anche e soprattutto in quelli legati alla fase di pianificazione in cui siamo in grado di esprimerci al massimo immaginando uno sviluppo che sia sostenibile e consapevole degli effetti di lungo periodo.
Lavorando sulla crescita dell’ordine, sia nei numeri che nelle capacità professionali, non si può trascurare il rapporto con il mondo universitario. È un’attività di lungo periodo che punta a mantenere alta la qualità professionale, grazie all’offerta formativa, e contemporaneamente ci consente di entrare in contatto con i nostri futuri colleghi: è importante infatti costruire un percorso che formi i dottori agronomi e forestali del futuro, senza perdere la nostra identità professionale.
Tutto questo non potrà essere realizzato se non utilizziamo anche un rinnovato stile comunicativo con cui valorizzare ciò che siamo e ciò che stiamo facendo.
Una comunicazione più moderna ci consentirà di acquisire maggiore visibilità e trovare un contatto più diretto e semplice con gli iscritti. Non solo, elemento forse più importante, per comunicare il nostro senso identitario sarà mettere in discussione il modo di presentarci all’esterno, chiedendoci un necessario sforzo di ammodernamento.
Come era facile prevedere, il lavoro da fare è molto e gli obiettivi sono ambiziosi. La volontà di raggiungerli è forte e naturalmente sarà decisivo il contributo di ognuno: chi ricopre ruoli istituzionali e chi è un semplice iscritto potrà essere portatore di benefici alla causa comune.