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Categorie: Buone Pratiche | SDAF02 - AGRONOMIA, ARBORICOLTURA GENERALE, COLTIVAZIONI ARBOREE ED ERBACEE | SDAF07 - FITOIATRIA URBANA, RURALE E FORESTALE |

Usare meno pesticidi chimici

La Commissione europea pubblica una banca dati di buone pratiche

L’uso consapevole e, per quanto possibile minimale, dei fitofarmaci e dei pesticidi per il controllo degli attacchi parassitari e delle malerbe è un obiettivo ogni giorno più comune e condiviso. Da anni, questo obiettivo è entrato nell’azione dell’ordine dei dottori agronomi e forestali, oltre che nelle direttive e nelle strategie europee.

Va aggiunto, però, che la tensione verso la maggiore sostenibilità ambientale delle pratiche agricole deve considerare anche che è necessario salvaguardare la sicurezza alimentare e garantire un reddito sostenibile agli agricoltori.

La piramide per gli interventi di lotta integrata ai parassiti e alle malerbe

Gli 8 principi

La strada maestra in questo settore è un insieme di soluzioni complementari, che prevede l’utilizzo di metodi naturali, innovazioni tecniche, progettazione agronomica qualificata e l’impiego di pesticidi chimici come ultima risorsa. Sapendo che questo mix dovrà essere adattato alle condizioni agricole e agro-climatiche locali/regionali.

La gestione integrata dei parassiti si fonda su 8 principi stabiliti a livello europeo e internazionale.

  1. L’applicazione di tecniche di prevenzione e monitoraggio degli attacchi parassitari e delle malerbe;
  2. L’utilizzo dei mezzi biologici di controllo dei parassiti;
  3. Il ricorso a pratiche di coltivazione appropriate;
  4. La lotta agli insetti dannosi tramite la confusione sessuale (uso di diffusori di feromoni);
  5. La previsione del verificarsi delle condizioni utili allo sviluppo dei parassiti, in modo da irrorare con fitofarmaci specifici solo in caso di effettivo pericolo di infezione e non ad intervalli fissi a scopo preventivo;
  6. L’uso di varietà colturali maggiormente resistenti;
  7. L’uso della rotazione colturale;
  8. L’uso di prodotti fitosanitari che presentino il minor rischio per la salute umana e l’ambiente tra quelli disponibili per lo stesso scopo, ottimizzandone la distribuzione, riducendo, quindi, la quantità di prodotto fitosanitario utilizzato.

Oltre a questi principi, che fanno da linea guida, bisogna aggiungere che la riduzione dell’uso dei pesticidi funziona meglio se combinata con altre buone pratiche: la conservazione del suolo, la riduzione dell’uso di fertilizzanti e la fornitura di servizi ecosistemici, come la conservazione degli impollinatori o il ripristino degli habitat naturali (ad esempio le siepi).

 

1300 buone pratiche

Recentemente la Commissione UE ha pubblicato una banca dati con circa 1.300 esempi di pratiche, tecniche e tecnologie e metodi disponibili per la gestione integrata dei parassiti, accompagnata da uno studio che ne valuta l’efficacia e le prospettive di diffusione.

Il database comprende anche 273 “linee guida specifiche per le colture” sviluppate dalle autorità nazionali e dagli enti pubblici degli Stati membri per implementare i requisiti di gestione integrata dei parassiti previsti dalla direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi (SUD).
Parallelamente a questa panoramica di esempi, uno studio ne valuta il potenziale per ridurre la dipendenza dai pesticidi chimici, il costo di attuazione, l’ efficacia complessiva, le barriere all’adozione e i fattori trainanti (pressione della società civile, quadro normativo incentivante,  ambiente economico favorevole).

La lotta ai parassiti – foto di pexels-pixabay

Il caso italiano

In Italia, le aziende ortofrutticole sono oltre 300.000, un terzo di tutte le aziende agricole nazionali, e gestiscono quasi 1 milione di ettari: l’8% dell’intera Superficie Agricola Utilizzata (SAU) italiana.

La specializzazione che registra l’estensione più significativa è quella frutticola con 377.470 ettari (di cui il 43,4% ricade in Emilia Romagna, Campania e Sicilia), seguita dalle ortive in piena aria (che caratterizzano in particolare Puglia ed Emilia Romagna) e poi dalla produzione di legumi, agrumi e ortive protette che, in molti casi, presentano un’elevata concentrazione territoriale (si pensi al ruolo degli agrumi in Sicilia e Calabria).

Quello che più interessa in questa discussione è che le colture ortofrutticole sono quelle che maggiormente necessitano di essere difese con il ricorso a prodotti fitosanitari.

Risulta chiaro, quindi, perché il caso italiano analizzato riguarda proprio la coltura in frutteto, con un progetto che analizza l’impatto e i costi dell’uso di reti multifunzionali per il controllo di insetti particolarmente nocivi per i frutteti, come la tignola e la cimice asiatica.

 

La strategia europea

La strategia Farm to Fork stabilisce due obiettivi da raggiungere entro il 2030 in termini di riduzione dei pesticidi: una riduzione del 50% dell’uso e del rischio dei pesticidi chimici e altrettanto nell’uso di pesticidi più pericolosi.

Nel periodo 2003-2020, l’Italia ha ridotto del 35% l’uso dei prodotti fitosanitari, proprio grazie all’applicazione dei principi della difesa integrata che costituiscono la base della produzione integrata.

La Direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi (SUD) stabilisce le condizioni che le autorità nazionali devono stabilire per garantire l’uso sostenibile dei pesticidi da parte degli agricoltori e di altri utilizzatori professionali di pesticidi.

Sullo sfondo della strategia Farm to Fork e per rafforzare l’attuazione degli obiettivi della SUD, nel giugno 2022 la Commissione ha adottato una proposta di regolamento che sostituisca la SUD. La proposta fissa gli obiettivi dell’UE per la riduzione dei pesticidi e prevede obiettivi nazionali, nonché requisiti più specifici a livello di utilizzatori, anche per la difesa integrata sotto forma di “norme specifiche per le colture”.

 

La nuova PAC prevede diversi strumenti a disposizione degli agricoltori per ridurre l’uso dei pesticidi.

Gli eco-schemi del primo pilastro della PAC prevedono un budget minimo di 48,5 miliardi di euro per le pratiche ambientali e climatiche, compresa la riduzione dei pesticidi e l’agricoltura biologica.

Gli impegni di gestione nell’ambito del secondo pilastro della PAC (sviluppo rurale) prevedono un bilancio comunitario minimo di 21,14 miliardi di euro (integrato dal cofinanziamento nazionale). Il secondo pilastro della PAC può anche sostenere gli investimenti nell’agricoltura di precisione, che contribuiscono anche alla riduzione dei pesticidi. Le misure di mercato della PAC in settori come l’ortofrutta o il vino possono finanziare azioni collettive per la promozione di pratiche come la gestione integrata dei parassiti o la produzione integrata, nonché la produzione biologica.
Nell’ambito dei servizi di consulenza aziendale, gli Stati membri devono fornire consulenza agli agricoltori su una serie di questioni, tra cui l’uso sostenibile dei pesticidi. La creazione e l’utilizzo dei servizi di consulenza possono essere finanziati anche dal secondo pilastro della PAC, ad esempio attraverso il partenariato europeo per l’innovazione (EIP-AGRI).

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